Il romanzo dell'estate: «Operazione Folichon» – Capitolo 8°

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Guido de Mozzi

«Operazione Folichon»

Primavera - Estate 2010

PERSONAGGI


Dott. Marco Barbini

Imprenditore italiano

On. Vittorio Giuliani

Senatore della Repubblica Italiana

Arch. Giovanni Massari

Imprenditore italo americano

Eva de Vaillancourt Massari

Moglie di Massari

Geneviève Feneuillette

Baby-sitter di casa Massari

Antonio Longoni
Cesare Agnolin
Giancarlo Negroni

Soci d'affari di Massari

Julienne (Giulia) Lalancette

Assistente di Massari

Rag. Luciano Pedrini (610)

Promotore finanziario di Massari

Giuseppe Kezich

Maestro di caccia

Amélie Varenne

Estetista di Eva Massari

Ing. Giorgio Scolari

Titolare del calzificio Technolycra Spa

Col. Antonio Marpe

Dirigente del Gico

Gen. Massimo Frizzi

Alto funzionario della DIA

Massimiliano Corradini

Finanziere sotto copertura del Sisde

Ammiraglio Nicola Marini

Direttore del Sismi


Nomi, fatti e personaggi di questo romanzo sono frutto della fantasia dell'autore.
Eventuali riferimenti alla realtà sono fatti solo per inquadrare il momento storico di riferimento.
Il locale «
Le Folichon» esiste, ma non è mai stato teatro di fatti come quello descritto nel presente romanzo.


Capitolo 8.



Quando io e Giulia uscimmo dall'improvvisata sala di posa con le nostre cose, ci dissero che aveva chiamato l'ufficio di Massari per informarmi che c'era un messaggio per me da Roma: avrei dovuto fare un paio di telefonate. Guardai i numeri che mi avevano comunicato; non li conoscevo, ma uno aveva il prefisso di Venezia e l'altro era della Toscana, quindi con ogni probabilità era di Massa Carrara. Informai Giulia che avrei dovuto cercare un telefono pubblico.
«Pubblico?» - Chiese con uno sguardo interrogativo.
«Sì. Prima, però, andiamo a portare le foto a sviluppare e stampare. Poi andiano a mangiare qualcosa. Telefonerò da lì.»
Mi portò in una drogheria che garantiva sviluppo e stampa in un'ora, poi ci fiondammo in una Steak-House. Le chiesi di ordinare anche per me quello che voleva.
«Un filetto?»
«Un filetto va beneì
«Naturale o al pepe?»
«Al pepe verde.»
«Grande o piccolo?»
«Medio.»
«Cotto o crudo?»
«Medio.»
«Patatine o anelli di cipolle fritte?»
«Cipolle. Fortuna che dovevi scegliere tu. Ah anche una birra alla spina, per favore. Canadese e con schiuma. Non gelata. Grande. Per il resto ordina quello che vuoi, abbi pazienza. Io vado a telefonare.»

Feci il numero che aveva il prefisso di Venezia.
«Pronto.»
«Sono il dott. Barbini. Mi ha dato il suo numero...»
«Lo so, dica.»
«Il Senatore di cui le ha parlato il comune amico, vorrebbe sapere se i cavatori di marmo di Verona e di porfido del Trentino sono considerati soggetti a rischio dal punto di vista fiscale.»
«Affermativo. Ma se vuole avere informazioni in proposito, mi spiace, ma non le posso dire assolutamente niente.»
Mi sentii un idiota.
«Ha perfettamente ragione.» - Gli risposi.
Ora non sapevo più che cosa chiedergli. Improvvisai una certa logica.
«Tuttavia, credo di aver bisogno di parlare con la persona giusta in merito a una presunta organizzazione finanziaria che collega l'America con i cavatori italiani.»
«Io sono la persona giusta, ma insisto ad affermare di non poterle dire niente.»
«Sono io a doverle dire qualcosa.»
«No! Stia zitto. Lei non deve dire niente per telefono. Quando torna in Italia?»
«Tra un paio di giorni.»
«Bene, ne parleremo allora. Nel frattempo, mi faccia un piacere. Cercate di portare il livello da RR a S. OK?»
«Mi consiglia di telefonare a Carrara o no, a questo punto?»«A Firenze, voleva dire. No. Siamo già in contatto noi. Da dove telefona?»
«Dal...»
«Non da dove, Cristo! Ma da quale telefono.»
«Da un telefono pubblico.»
«Meno male. Ci sentiamo nei prossimi giorni.»
Mi riconobbi esattamente per il dilettante che ero. Tornai a tavola, dove stavano portando i filetti.
«Brutte notizie?»
«Ho una faccia così brutta? - Sorrisi. - No. Ho solo fatto una figura di merda.»
«Nessuno è perfetto.»
«Io mi sento ben lontano anche dai livelli più bassi, in questo momento. Cambiamo discorso. Come ti è sembrato il lavoro?»
«Se posso dirti una cosa, - si guardò in torno come per assicurarsi di non essere sentita, - mi sono eccitata come... Come non so che cosa.»
«Ah, bene. E cosa ti ha eccitato di più?»
«Tu. Il fatto che tu ti stessi eccitando come... Come non so cosa.»
«Ma io non ero eccitato!» - Protestai.
«Non ti credo neanche, ma neanche... Ma se hai visto di tutto e il meglio di tutto!»
«Ma sì, più tardi probabilmente somatizzerò il sesso che ho vissuto e mi ecciterò come un ragazzino...»
«Come sarebbe, più tardi?»
«Non mi eccito mai sul lavoro. Dopo, semmai, a ricordare quello che ho fatto. Sono lieto invece che tu ti ecciti di me in queste circostanze. Sei una donna interessante. Se lo dovessimo fare a tre, tu vorresti che il terzo fosse una donna, vero?»
«Credo proprio di sì.»
«Allora a Québec ti troverai bene, perché se ho ben capito dovrai dividere...»
Sorrise alla battuta.
«Beh, comunque è ben meglio il tuo lavoro del nostro.»
«Più divertente, vorrai dire. Ma se si vuole guadagnare, direi che l'immobiliare è ben superiore di molti zeri...»
Mi venne un'idea.
«Ho conosciuto tre soci di Massari. Ricordo che si chiamano Antonio, Cesare e Giancarlo… Ma i cognomi… Ti ricordi ad esempio come fa di cognome Antonio?»
«Longoni. Antonio Longoni.»
«Longoni? Ha ha! Io lo chiamavo Sant'Antonio da Padova.»
«E' di Padova, infatti.»
«Ah! Bene, questo Longoni che ruolo svolge nel business di Massari?»
«E' una persona molto antipatica. Quando viene qui, ci tratta tutti come pezze da piedi. Tutto gli è dovuto. Pensa che dà ordini anche a Eva. Lei, naturalmente non lo caga, ma è tanto per rendere l'idea di che tipo sia.»
«Dà ordini anche a Massari?»
«Sai, ha il merito di portare il flusso principale alla nostra attività.»
Mi feci più attento, fingendomi però più attirato dagli anelli di cipolle fritte che da quello che mi diceva.
«Denaro sporco?»
Rise.
«Raccoglie il nero dei cavatori di marmo di Verona e li trasferisce in Québec. Noi li investiamo nell'immobiliare, gestiamo gli affitti e paghiamo le rendite.»
«Nero, hai detto?»
«Sì, come in tutto il mondo, è il settore primario dell'economia che evade di più le tasse. Agricoltura, estrattivo, allevamento...»
«E come fanno?»
«Un giorno Luciano mi ha detto che ogni settimana i marmisti di Verona vanno con tutta la famiglia in Austria, lì vicino a voi, a Innsbruck mi pare.»
«Con tutta la famiglia? Vanno in gita?»
«No… Ha ha. Ci vanno insieme perché ogni cittadino italiano può esportare, senza obbligo di dichiarazione all'Ufficio Italiano Cambi, non più di venti milioni di lire a testa. E allora escono in quattro o cinque familiari per portare in Austria legalmente un centinaio di milioni alla settimana.»
«Cacchio!»
«Li versano in alcune banche austriache dove abbiamo dei conti anche noi, poi il passaggio da conto a conto è un gioco da impiegato di banca.»
«E il Longoni, l'Antonio da Padova?»
«E' lui che ha ideato la Via del Marmo... Senza di lui i marmisti disperderebbero le loro disponibilità. In un modo o nell'altro deve essere riuscito a nutrire la loro fuducia...»
«Avrete un giro piuttosto voluminoso direi, così a spanne.»
«Ultimamente si è sviluppato molto. Saremo sui venti miliardi al mese.»
«Al mese! Ma che cazzo dici!»
«Anche di più.»
«Ma non ha senso che si riesca a prelevare qualcosa come duecentoquaranta miliardi all'anno senza sbalestrare l'economia Veronese e collocarli qui senza alterare il mercato immobiliare Canadese!»
«Si investe su tutta la costa atlantica, ricordalo.»
«Sì, ma si tratta di rendite da venti miliardi di lire all'anno! E' una cifra folle. E dove li trovare?»
«Bene. Intanto hai capito perché il Longoni, quando viene qua, fa il padrone di casa. Ma lo faresti anche tu, se tu dovessi fare la stessa cosa con i cavatori di porfido del Trentino...»
«Te lo ha detto Massari?»
«No. E' stata un'idea di Cesare Agnolin. Giancarlo Negroni invece ha già trovato il partner giusto che rastrellerà anche i fondi dei marmisti di Carrara..»
«Quindi, zitti zitti, io dovrei...»
«Non te l'hanno ancora detto? Allora fammi il favore di non dirgli nulla. Capirebbe che te l'ho detto io. Cosa dici, pensi di accettare?»
«Ma, Giulia, - dissi. - Non capisci che non è un lavoro pulito? Io non voglio lavorare fuori della legge. Qui non si tratta di scaricarsi più benzina di quella che consumi...»
«So che il lavoro sarebbe materialmente organizzato da un palazzinaro trentino. Hanno anche fatto il nome, mi pare che si chiami Diego... Diego Zorza. O qualcosa del genere.»
«No. E' immorale. Non fa parte della mia mentalità, è contro la mia educazione, la cultura di famiglia...»
«Per noi del Québec, invece, è una grande risorsa. Senza questi soldi molti concittadini sarebbero senza casa. Con la crisi di fine anni '80, le banche erano divenute proprietarie del 75% dei beni immobiliari del paese.»
«Si erano ipotecati tutto?»
«Quasi. Erano rimasti ricchi solo i ricchi, le antiche famiglie aristocratiche e i borghesi. Un giorno venne Massari e si presentò alle banche. In qualche modo, qualcuno doveva pur vendere gli immobili pignorati, altrimenti sarebbero fallite anche le banche.»
«Cristo, che catastrofe!»
«Beh, lui iniziò trattando i prezzi con le banche. Se gli immobili costavano la metà ma rendevano come prima, come puoi capire, si raddoppia la rendita…»
L'ascoltavo con vivo interesse.
«Con le nuove rendite in mano, provò a vendere le abitazioni a finanzieri italiani suoi conoscenti. Con rendite da immobile attorno al 10%, raccolse in breve tempo decine di miliardi. Fu odiato ed invidiato a morte dagli immobiliaristi canadesi, ma ben 150 banche lo considerarono l'eroe del momento e tutte gli affidarono i propri immobili da collocare sul mercato.»
«Cristo, certo non è venuto a fare quel che si dice l'emigrante…»
«Un giornale di Québec, Le Bontemps, aveva scritto addirittura che Massari era il nuovo Messia…»
«A che cifre è arrivato?»
«Ci saranno almeno diecimila appartamenti venduti a cittadini Italiani. Solo dalla gestione, ricava cinque miliardi all'anno che non deve dividere con nessuno. E' il nostro lavoro.»
Feci velocemente il calcolo.
«Un patrimonio di 500 miliardi di Lire.»
«Esatto, oltre ai mutui, naturalmente.»
«Cosa? Non dirmi che i mutui sono rimasti accesi?»
«Per forza. Altrimenti le banche non avrebbero accettato l'affare.»
«Di quanto sono le esposizioni?»
«Più o meno altrettanto.»
«Il patrimonio di gestione sale dunque a mille miliardi!»
«Bravo. E con il tuo intervento, potrebbe aumentare di altri quindici, venti miliardi all'anno.»
«Avete già fatto i calcoli?»
«Li hanno fatti loro. Io sono solo l'assistente. E per te si trattarebbe di portare a casa uno o due miliardi all'anno in più.»
«Al nero?»
«Al nero.»
«Non esistono i soldi facili.»
«Lo so. Ma tant'è, mi pare che invece... - Guardò l'orologio. - Se vuoi, le foto sono pronte.»
«OK. - Risposi con la mente da tutt'altra parte. - Andiamo.»

Alle 17 eravamo seduti nella sala riunioni dell'ufficio di Massari a guardare le foto appena stampate in formato standard. Con noi c'erano anche Eva e Amélie, oltre a Gène, naturalmente, che però stava in piedi vicino alla porta.
«Che ne dite?» - Chiesi soddisfatto. Avevo avuto giusto il tempo di togliere le foto meno interessanti.
«Mi riconosco ancora.» - Disse Eva pensando a dieci anni prima.
«E' lei. - Confermò Amélie. - Bravo.»
«Non mi avevi detto che c'era il rullino.» - Protestò Giulia quando si vide fotografata nei panni di una fotomodella avvenente.
«Se vuoi, fotografo nuda anche te.»
«Non pensarci neanche.» - Rispose, per sviare pensieri maligni delle altre due.
«Pensaci invece. - Le suggerì Eva. - Ho appena convinto Amélie a dare a Marco il suo composit fotografico, perché credo che al suo cliente servirà anche il conformato.»
«Davvero?» - Chiesi meravigliato ad Amélie.
«Eccole.» - Disse con un certo pudore.
Le guardai. Non erano troppo recenti, ma sicuramente erano molto ma molto interessanti. Poi mi tolsi una curiosità.
«Scusa, Amélie. Ma quando posi nuda, questo triangolino di pelo... che assomiglia proprio ad un castorino, è finto, vero? E' applicato con dell'adesivo?»
«E' adesivo specifico da teatro, da cinema. - Disse, senza troppo preoccuparsi del segreto svelato. - Non l'ho inventato io, ma non è male, vero?»
«No certo. - risposi. - Anche tu, Eva...?»
«No. Io sono nature, come hai detto tu.»
Finsi di crederle.
«Bene. Dissi alla fine. Vogliamo sceglierne una trentina da stampare nel formato 20x30?»
«Stavolta, però, - mi disse Amélie, - dalle a me da stampare. Queste non le ha viste nessuno perché erano in formato standard. Ma ora voglio che stiano in mano di gente fidata. Le porto in un mio centro di sviluppo.»
«D'accordo. Quando pensi di darmele?»
«Domani a mezzogiorno.»
«Io vorrei partire entro domani a mezzogiorno. Potresti fartele avere prima?»
«Parti domani?»
Erano sorprese sia Eva che Giulia.
«Sì. La campagna deve essere in programmazione per la fine del mese, altrimenti si perdono le vendite di Natale. Devo avere il tempo di organizzare il lavoro, poi tu devi raggiungerci. Come vedi, non c'è tempo da perdere.»
«Hai ragione, Dio mio. - Ammise Eva. - Ma Giovanni è ancora a Miami e non ha detto quando tornerà. Come pensi di fare?»
«Niente di particolare. Per quanto riguarda i nostri affari, io devo stendere un marketing-plan. Glielo porterò per Natale, quando tornerò con la mia famiglia a Fort Lauderdale.»
«E il Senatore?»
«Lascia che si diverta. Quando torna in Italia avrà la maratona finale per l'approvazione della Legge Finanziaria, ed è meglio per il Paese se ora se la spassa un po'.»
«Non dovevate andare a caccia del Caribù?»
«Io non posso. Ci andranno loro, no?»
«Ma così, in quattro e quattr'otto...» - Protestò Giulia. Stava per tradire il nostro rapporto e le venni in soccorso.
«Non preoccuparti. Di' a Massari che mi mandi la proposta del contratto via fax. Lo correggerò e glielo rispedirò con le eventuali correzioni del caso.»
«Sì, capo.» - Disse con il ritrovato buonumore.
«Amélie, cara, è stato un piacere vedere il tuo corpo ignudo. Conosco almeno una decina di persone che mi darebbero chissà cosa per conoscerti.»
«Non occorreva che me lo dicessi tu, per saperlo.»
«Volevo solo dirti che potresti essere un testimònial perfetto anche tu.»
«Cos'è un testimoniàl?» - Chiese.
«Te lo spiegherà Giulia, che ormai è diventata una specialista. Tu preparati a venire in Italia. Quanto vuoi?»
«Oltre al viaggio? Per fare quello che dovrebbe fare Eva? Non meno di 5.000 dollari Usa?»
«Canadesi.»
«Usa.»
«O canadesi o niente.»
«Va bene, dannato strozzino.» - Ma sapeva di aver ottenuto di più di quanto avrebbe mai potuto avere a Québec. E avrebbe comunque dovuto ancora combattere con mia moglie.

Quando se ne andarono, Giulia ritentò di telefonare a Massari che non si era ancora fatto vivo e stava tenendo il cellulare spento. Stavolta rispose.
«Sono io, Capo. Tutto bene?»
«Nulla è facile a questo mondo. - Sentii rispondere. - Questi bastardi vogliono troppo. Ma non è ancora detto. Pochi possono pagare in contanti cifre di questo genere, a parte la Mafia. Domani li metteremo in ginocchio.»
«C'è qui Marco Barbini. Vuole... Deve partire domani.»
«Passamelo.»
«Giovanni?»
«Ciao Marco. Ci sono problemi?»
«No, ma per motivi di lavoro non posso attendere un minuto di più. Confermo gli accordi presi con te, ma sottoscriveremo il contratto per Natale. Intanto preparalo e mandamelo via fax.»
«E il tuo Senatore?»
«Non è con te adesso?»
«No. E' a casa mia che si gode la piscina.»
«Quando tornate quassù, portalo tu a caccia del Caribù. Ti diventerà amico per la vita. E Luciano?»
Non è che mi importasse, ma dovevo far credere che non abbandonavo gli amici senza rimorsi.
«E' stato con me fino adesso nella trattativa, ma poi l'ho lasciato andare.»
«Hai fatto bene. Che si rilassi un po'. Dove andava?»
«Non lo so. Ha visto la tua Cadillac in garage e mi ha chiesto di provarla. Gliel'ho lasciata prendere. Ho fatto male?»

(Continua)
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