Domenica 22 febbraio si vota per le Primarie comunali/ 3 e 4.

Claudio Bortolotti Alessandro Andreatta

«Si è conclusa un'epoca e ne va aperta un'altra senza che la palla passi alla coalizione avversaria» «La collegialità delle decisioni va estesa a tutta la popolazione e alle opposizioni»

Ingegner Bortolotti, lei è nuovo in politica. Come trova la situazione?
«La strada è in salita. Se andassimo a votare direttamente per il sindaco, credo che avrei buone possibilità di farcela. Ma da qui al 3 maggio c'è di mezzo la data del 22 febbraio, giorno in cui le primarie stabiliranno chi sarà il candidato unico per il centrosinistra.»

Perché sarebbe più tranquillo se si andasse a votare?
«Primo perché sento che la gente ha voglia di cambiare, secondo perché si deve cambiare. Con Dellai e Pacher trasferiti in Provincia, direi che si è concluso un ciclo importante, per cui adesso è necessario introdurre un nuovo corso.»

Andreatta non va bene?
«Guardi che il problema non è Andreatta, che sarà indubbiamente un bravo amministratore. Il problema che è passata una generazione da quando Dellai si è insediato a Palazzo Thun. Non si può continuare ad affinare la sua esperienza politica, si arriva a un certo punto che si deve impostarne una nuova.

E perché invece trova difficile passare il "taglio" del 22 febbraio?
«Andreatta è portato avanti dal Partito Democratico, il quale ha una tradizione molto più forte degli altri partiti in termini di elezioni primarie. Le hanno fatte anche di recente, cioè prima di giungere alle elezioni provinciali, e questo significa che i loro sostenitori hanno una macchina già oliata e funzionante. Noi invece ci troviamo spiazzati, perché non abbiamo precedenti. Non solo non sappiamo quanti dei nostri andranno a votare alle primarie e forse non è ancora abbastanza chiaro per tutti che è lì che ci giocheremo il nuovo sindaco.»

Quindi la vostra campagna per le primarie consiste nell'invitare la vostra gente ad andare a votare?
«Sì, l'impressione è che non ci batteremo né sui principi né sui programmi, ma nei numeri. I programmi li presenterà alla popolazione chi passerà il taglio del 22 febbraio.»

Proviamo lo stesso a fare un passo avanti. Se lei passasse il turno, cosa cambierebbe?
«Beh, anzitutto il rapporto tra la gente e l'Istituzione. Io ho passato una vita nell'amministrazione provinciale a stretto contatto con la gente e con i politici. Bene, le posso assicurare che la popolazione sente che la Provincia è "loro". Il Comune invece no, il Comune è del sindaco e della giunta. Quando si parla di Provincia si parla di "noi", in prima persona plurale. Quando si parla di Comune, si dice "loro", terza persona plurale. Io voglio che la gente capisca che anche il Comune siamo "noi", tutti insieme, eletti ed elettori.»

Mi sembra un po' un cambio generazionale…
«Infatti, è quello che ho detto che serve. La politica delle multe deve essere accompagnata da opportuni investimenti volti a farle ridurre. I nuovi posteggi non possono più restare sulla carta a futura memoria. Il traffico va snellito, la gente deve trovare conveniente posteggiare l'auto per tutto il giorno e muoversi con mezzi alternativi, non deve farlo per evitare la multa. In centro si va solo a piedi o in bicicletta, ma…»

E le auto elettriche come quelle che si usano nei campi da golf?
«Andrebbe incentivato l'acquisto da parte dei privati. Ci sono cart elettrici che costano molto poco. Ma ci sono troppi progetti insabbiati e mi domando perché? Perché mancano i soldi o perché manca la volontà? L'interramento di via dei Ventuno dov'è finito? Abbiamo visto tanti progetti, ma poche realizzazioni.»

Quanto alla sicurezza?
«Non si può tollerare che ci siano alcune parti della città in parte o del tutto prive di controllo. Non parlo solo di Piazza Dante, che pure è significativa dato che è il cuore della città, ma di tutto il territorio comunale. Non può essere sufficiente spostare le bande da una parte all'altra della città con interventi sporadici. Non possono esistere zone d'ombra. Il Comune deve sempre essere padrone della situazione. Ci vogliono coraggio e determinazione. È vero che dobbiamo curare anche i sintomi, ma soprattutto va debellata la malattia.

Sta criticando duramente la giunta uscente…
«Ma no, come le ho detto, è solo finita un'era. Non incolpo nessuno, dico solo che questo è solo il termine di un percorso e che ogni aggiustamento porta lontano dallo spirito originario senza che il nuovo venga affrontato. Ci vuole una nuova marcia, una nuova logica. Per questo ho accettato di candidare.»

Qual è lo slogan che vorrebbe venisse diffuso ai nostri lettori?
«Ragazzi andate a votare per le primarie. Se poi non sceglierete lo stesso il sottoscritto, pazienza. Ma almeno sarebbe una volontà popolare e non di partito.»

E dopo il 22 febbraio?
«Io il programma ce l'ho pronto da tempo. Alcune anticipazioni le ho appena date a lei.»

Dottor Andreatta, le chiedo cos'è che vorrebbe conservare di ciò che avete fatto fin qui e che cosa vorrebbe portare di nuovo se dovesse venire eletto sindaco.
«I principi di fondo sono gli stessi. La macchina amministrativa funziona bene (il Comune ha 1.500 dipendenti).
«La collegialità nelle decisioni è stata una delle caratteristiche della nostra amministrazione, però va estesa alle circoscrizioni ma direi anche alle opposizioni. Le prime donne e i battitori liberi non vanno bene in un comune come Trento perché i risultati che abbiamo avuto (e che ci vengono applauditi da soggetti esterni) ci sono stati grazie ad un intenso lavoro di gruppo.
«Va aumentata anche l'attenzione ai giovani e agli anziani. Gli anziani sono sempre di più, in virtù dell'allungarsi della vita media, e questo significa che vanno considerati in una nuova maniera, insomma è un settore tutto da ristudiare. Anche i giovani vanno considerati in un'altra ottica. Il loro collante è formato da musica e sport, tuttavia non devono realizzarsi solo nelle associazioni ufficiali, ma devono anche socializzare in maniera spontanea.»
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La cultura. Il comune non ha intenzione di accettare il Teatro Sociale. Ma ci siamo giocati anche il Centro culturale Santa Chiara. Perché abbiamo lasciato che la legge provinciali facesse sì che i consiglieri siano tutti di nomina provinciale?
«Il Sociale costa troppo e ci pare giusto che sia la struttura provinciale ad assumersi l'onere di gestirlo e di estenderlo a soggetti non esclusivamente del capoluogo. Quanto al Santa Chiara, dato che la Provincia mette quasi per intero le risorse, ci pare giusto che nomini anche gli organi sociali.»
Ma almeno un consigliere di nomina comunale
«Vedrà che si consulteranno con noi al momento di scegliere le persone.»
La Galleria Civica?
«È stata sostituita con una Fondazione, proprio perché sia la stessa cittadinanza ad occuparsene. È sempre il discorso della collegialità che le dicevo. I cittadini devono partecipare alla gestione della cultura "in comune".»

Il Traffico. I divieti. I posteggi che mancano. Le multe in espansione geometrica
«Il traffico va ridisegnato. Ma il principio resta quello di un centro storico che deve essere lasciato a disposizione dei ciclisti e dei pedoni. Dovranno aumentare i posteggi di periferia. Ormai l'Ex Zuffo è consolidato. Ci sono voluti anni, ma adesso la gente sa avvalersene. Un po' alla volta ci si abituerà a lasciare la macchina fuori e…»
Che fine hanno fatto i posteggi interrati che dovevano sorgere in Piazza Dante e Piazza della Mostra?
«Quelli non sono posteggi strategici, sono solo locali. Ma l'interramento di via dei Ventuno è un progetto che andrà avanti.»
Scusi, ma uno che in automobile deve andare da via Torre Verde a via Venezia, perché deve essere costretto a fare un chilometro in più passando dietro il Tribunale? Adesso che il traffico di via Venezia è calato grazie alle gallerie di Martignano
«Beh, forse si potrebbe ridisegnare meglio il... "Lavaman del Sindaco". Sì, quella è già una rotonda, e forse è meglio fare lì il giro di boa…»
Via Sanseverino?
«Lì è già tutto in cantiere.»
Ma che senso ha interrare in parte la strada, coprire in parte l'Adigetto, fare in parte delle rotonde…?
«Il progetto è stato fatto dall'architetto Piano. La sua logica di "trasformare lo spazio in luogo"…»
Piano è un architetto, non il sindaco… Non bastava coprire per intero l'Adigetto e allontanare così il traffico dalle case affacciate su via Sanseverino?
«Guardi, quello è un progetto ormai quasi concluso, è meglio che guardiamo più avanti. Piedicastello, l'Ex Italcementi, i nuovi posteggi strategici…»

Per la sicurezza, cosa pensa di fare ancora?
«Quello che abbiamo deliberato è più che sufficiente. Bisogna solo avere il tempo materiale di realizzare le cose. La palazzina Liberty e la ex APT ridaranno vita a una piazza che altrimenti dopo le ore 18 si svuota. Trasformeremo i giardini come si fa nei paesi nordici.»

La Provincia ha destinato una grande quantità di fondi ai comuni per combattere la crisi. Per la città di Trento di parla di 13 milioni e mezzo di euro. È una grande occasione per fare cosa?
«I milioni in tutto sono 17, perché la Provincia ne mette 13,5 se noi mettiamo il resto. E dobbiamo farlo in fretta.»
In fretta cosa vuol dire? Dato che ci vogliono idee, progetti, concorsi, idee…
«Vuol dire che realizzeremo al più presto quello che era già in fieri, destinando le risorse che vi avevamo stanziato ad altre iniziative sulle quali avremo dunque il tempo di pensarci.»
E cioè quando?
«Tra una settimana riusciremo già a dire qualcosa. La condizione sine qua non imposta dalla Provincia è appunto di fare in fretta. E noi non intendiamo perdere neanche un solo giorno.»