«Sulle rotte del Mondo»: L’africa e l’orgoglio di essere donna
Ruolo della figura femminile, del matrimonio e della convivenza
«L'Africa insegna quanto sia
straordinaria la figura femminile perché le donne africane - e non
solo loro - riescono a portare equilibrio anche in situazioni
difficilissime.»
Questo il messaggio emerso questa sera in un incontro della
manifestazione «Sulle rotte del mondo», in un affollata sala
conferenze della Fondazione Bruno Kessler, cui hanno partecipato
Nicoletta Gatti, missionaria in Ghana, suor Bruna Menghini che
attualmente opera in Libia e Delphine Gahimbare, originaria del
Burundi.
All'incontro - coordinato dal giornalista Ivan Maffeis, direttore
di «Vita Trentina» - sono intervenuti anche il presidente della
Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e l'assessore alla
solidarietà internazionale e alla convivenza Lia Giovanazzi
Beltrami.
«In questi giorni abbiamo approfondito diversi argomenti e si è
creato un clima speciale; l'idea di avere qui con noi questo gruppo
straordinario di uomini e donne che hanno incontrato la nostra
popolazione e i nostri ragazzi mi ricorda moltissimo qualcosa di
scritto 2000 anni fa.»
Così l'assessore Beltrami ha introdotto la conferenza pubblica dal
titolo «Essere donna in Africa», sottolineando anche l'importanza
degli incontri che i missionari stanno avendo in questi giorni
nelle scuole di tutto il Trentino.
Una a una le relatrici - introdotte dal giornalista Ivan Maffeis -
hanno quindi ricordato ad un attentissimo pubblico il significato
di essere donna in Africa.
«Vengo dal Burundi - ha detto Delphine Gahimbare - un paese di soli
otto milioni di persone con società di tipo agricolo-pastorale; qui
la situazione della donna è molto difficile, basti pensare che se
non fa figli praticamente non esiste.»
Delphine, che ha conseguito il dottorato presso l'Università degli
Studi di Trento, ha però ricordato che ci sono contesti in cui la
situazione è in netto miglioramento e comunque «la donna è
l'equilibrio personificato, e in situazioni incredibili riesce ad
andare avanti; credo perciò che tanto in Africa quanto in Occidente
conquisterà i suoi diritti e i suoi spazi».
Anche suor Bruna Menghini ha raccontato la sua esperienza,
un'esperienza maturata in Libia dal 1969 in contatto in particolare
con le donne del luogo. Persone che hanno conosciuto un'evoluzione
della condizione femminile in seguito alla rivoluzione. Diffusione
dell'educazione, aumento delle possibilità di lavoro e mutamenti
anche nelle dinamiche familiari. Sono questi le trasformazioni di
cui ha parlato suor Bruna Menghini che ha quindi aggiunto:
«Ho la fortuna di essere donna perché nei paesi che ho visitato la
donna straniera ha molta più libertà, può entrare nelle famiglie e
conoscere da vicino le dinamiche di vita quotidiana.»
La parola è passata quindi a Nicoletta Gatti che ha lavorato in
Etiopia e attualmente opera in Ghana.
«Ringrazio Dio di essere donna - ha detto - noi abbiamo una
genialità particolare, perché riusciamo a vedere il volto delle
persone al di là dello status sociale e economico. L'Africa mi ha
dato l'orgoglio di essere donna, perché le donne africane sono
straordinarie, hanno la capacità di resistere in situazioni
incredibili: io devo dire grazie all'Africa per questo.»
Si è parlato quindi di matrimonio, dell'importanza che
quest'istituzione assume in gran parte del Continente nero.
Un'importanza quasi totalizzante che fa sì che le donne non
sposate, soprattutto in passato, siano state considerate e si siano
considerate squalificate. Ma anche in questo contesto qualcosa sta
cambiando. Come hanno sottolineato le relatrici presenti, molte
ragazze non hanno più paura di rimanere sole e vivono la propria
femminilità in modo diverso. Magari inventandosi una maternità
rivolta a gruppi svantaggiati, ai bambini degli altri, all'intera
comunità.
Tante storie sono emerse. Storie di madri straordinarie, storie di
figlie e, perché no, anche di figli straordinari. Storie condivise
da un pubblico che ha contribuito al dibattito perché come ha
sottolineato Ivan Maffeis all'inizio dell'incontro «un proverbio
del Togo dice che la saggezza è come un baobab, un albero maestoso:
è impossibile abbracciarlo da soli».
Il presidente Lorenzo Dellai ha chiuso la manifestazione ricordando
che con questa iniziativa il Trentino sta facendo una grande
operazione culturale, cercando di comprendere quello che accade al
di fuori del proprio territorio ma anche cercando di valorizzare i
talenti presenti all'interno della comunità, compresi quelli di
coloro che sono impegnati come missionari o come volontari in tutto
il mondo.
«La donna è una parte fondamentale della speranza che l'Africa
coltiva per il suo futuro - ha aggiunto - ma parlare delle donne
africane deve spingerci ad essere anche più responsabili, più
sensibili e più attenti nei confronti delle donne di casa
nostra.»