Missione a La Spezia/ 4: Gruppo Operativo Incursori di Marina

Abbiamo intervistato un pilota di «veicoli subacqueo» (i leggendari Maiali della Seconda Guerra Mondiale), il cui vero nome è SLC, Siluro a Lenta Corsa

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Questo è il quarto e ultimo servizio che dedichiamo alla missione giornalistica fatta dal nostro giornale a La Spezia per conoscere da vicino i migliori specialisti delle Forze Armate italiane.
La Marina non è l’unica Forza Armata a disporre di reparti speciali, ma gli incursori di Marina sono gli unici a operare con mezzi subacquei.
Discendono direttamente dagli eroi che 81 anni fa misero in ginocchio la flotta britannica del Mediterraneo con le due missioni di successo di Gibilterra e di Alessandria d’Egitto.
Non si è mai sentito parlare di loro dopo la guerra, perché sono coperti dal più assoluto segreto, così come lo furono dal 1939 al 1942.
Diciamo subito quindi che la nostra missione non è riuscita a svelare nulla di particolare, salvo alcuni importantissimi concetti di base.
 

 
La notizia più importante è che i «Maiali» esistono ancora. Gli operatori ci chiedono di chiamarli «SLC» come gli originali, ovvero Siluri a Lenta Corsa, magari definendoli oggi Siluri a Lunga Corsa, concetto che mantiene l’acronimo iniziale, aggiungendo un importante spunto di innovazione.
Naturalmente si tratta di mezzi tecnologicamente avanzatissimi, quantomeno cresciuti in parallelo all’evoluzione scientifica fatta dall’intera umanità in questi 80 anni.
Se si pensa che siamo riusciti a raggiungere Marte, che l’informatica ha stravolto i sistemi operativi, che le auto elettriche hanno raggiunto un’autonomia di 600 km, che dagli esperimenti di Marconi siamo passati - tanto per dare un concetto di base - ai satellitari, possiamo immaginare una missione di fantascienza senza andare troppo lontani dalla realtà.
Un giorno era uscita su un giornale di La Spezia una foto scattata nel corso di una visita dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, intitolata «Il motoscafo invisibile», relativa a una dimostrazione pratica.
In effetti il motoscafo degli incursori non si vedeva, però va precisato che per «motoscafo» gli operatori intendono qualsiasi mezzo a motore, anche subacqueo.
 

 
Ovviamente anche gli uomini sono cresciuti insieme ai loro mezzi.
Noi siamo riusciti a intervistare Pietro, pilota di un SLC, il quale ci ha risposto cortesemente.
L’intervista è avvenuta nella Sala Storica del gruppo operativo Incursori dove si trova un mezzo subacqueo di 80 anni e alcuni usati nei primi anni ’70, non certo quelli di oggi.
Ci ha spiegato come funzionavano quelli di allora, lasciando a noi l’immaginazione di come possano essere cambiati quelli di oggi. In effetti, dalla Balilla della Fiat degli anni ’30 alle automobili moderne che posteggiano da sole, ne è passata di acqua sotto i ponti.
Pietro va fiero del suo lavoro e dei suoi veicoli subacquei, che considera come compagni più che affidabili.


 
Ma negli Incursori di Marina non ci sono solo piloti. Le specialità sono molteplici, ma le più importanti sono legate all’utilizzo degli esplosivi, all’azione degli sniper, ai breacher, agli esperti di intelligence.
Per scendere in dettaglio, non sono solo guastatori, ma anche esperti di ogni tipo di esplosivo, i loro sniper oggi riescono colpire il bersaglio a 2 chilometri di distanza sparando anche da un elicottero in volo...
I breachers sono coloro che abbattono gli ostacoli per permettere ai colleghi di fare irruzioni. Per intelligence si intende il servizio che fornisce il quadro della situazione.
 

 
Gli incursori di marina, come tutti i loro colleghi del mondo, possono scegliere le armi personali che preferiscono. Per gli appassionati ne riportiamo solo alcune, in quanto sarebbe un elenco infinito:
Fucile HK 416 calibro 9 mm. con canne da 10 e 14,5 pollici, Fucile HK Mp5 calibro 9 mm, Pistola Glock 17 calibro 9 mm e Glock 41 calibro 45 mm.
Alcuni fucili da Sniper sono l’HK 417 calibro 7,62, lo Stoner calibro 308, il Victrix calibro 50 (12,7 mm), l’Accuracy calibro 338, il Barret calibro 12,7.
Fucili a canna liscia calibro 12 sono solitamente il Bonelli super 90 e i Beretta RS 200 e RS 202. Questi ultimi servono perlopiù per sfondare le porte, utilizzati dai breachers.
 

 
Tra le varie operazioni speciali che questi incursori riescono a fare, ci è stato concesso di visionare un filmato eccezionale, del quale pubblichiamo alcune immagini.
Un aereo militare porta sulla zona operativa una imbarcazione e gli uomini che la utilizzeranno. Giunti sull’obiettivo, si apre il portellone posteriore e l’imbarcazione, un battello pneumatico da combattimento, viene paracadutata.
Subito dopo gli incursori si aviolanciano in caduta libera con i paracadute direzionali e atterreranno sul gommone e così possono raggiungere con tempestività l’obiettivo della missione.
In questo modo un team del Gruppo Operativo Incursori può raggiungere qualsiasi target marittimo in ogni parte del mondo e non solo nelle acque nazionali.
Ci sono tante altre operazioni speciali per le quali si allenano costantemente, ma non ne conosciamo i dettagli.
 

 
Ci si può domandare quando mai il Paese ha bisogno di specialisti di questo calibro, per cui è bene fare chiarezza.
Gli ampi margini di capacità, flessibilità e autonomia operativa e logistica fanno di questi specialisti uno strumento di grande efficacia nella gestione di situazioni critiche.
Gli attuali scenari di conflittualità internazionale e la continua minaccia terroristica richiedono l’intervento di piccole unità non convenzionali, particolarmente addestrate ed equipaggiate.
In questo difficile contesto, gli Incursori della Marina costituiscono uno strumento agile e flessibile, particolarmente idoneo ad affrontare le sfide mutevoli e ambigue del momento perché in grado di proporre soluzioni concrete e di garantire all’autorità politica un’ampia libertà d’azione con un impegno limitato.
La loro capacità di soddisfare requisiti politici, militari, economici e psicologici, di operare anche in clandestinità o in condizioni di isolamento, in unità tattiche di ridotta entità numerica, in contesti non permissivi o ostili e capaci di muoversi in qualunque ambiente utilizzando tutti i mezzi, gli equipaggiamenti ed i sistemi d’arma necessari all’assolvimento della missione, ne fanno un assetto strategico di primo piano.
 

 
I compiti assegnati al GOI (Gruppo Operativo Incursori) sono di norma i seguenti.
- Attacco a unità navale e mercantile in porto o alla fonda con l'impiego di diversi sistemi d'arma;
- Attacchi a installazioni portuali o costiere e a infrastrutture civili e militari entro la fascia dei 40 Km dalla costa;
- Operazioni di contro terrorismo navale per la liberazione di ostaggi su unità passeggeri o mercantili e su installazioni marittime;
- Infiltrazione e permanenza in territorio ostile per missioni di tipo informativo e di supporto al fuoco navale.
 

 
Si potrebbe pensare dunque che vengano utilizzati poco. In realtà, quando una nave militare va in missione, porta sempre con sé gli specialisti. Basti pensare alle missioni anti pirateria nel Corno d’Africa o nei molteplici teatri operativi terrestri che hanno caratterizzato questi anni, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia al nord Africa.
A questo punto vale la pena inserire quanto guadagnano questi specialisti. Ed è presto detto.
Ricevono lo stipendio derivante dal proprio grado militare, aumentato delle indennità collegate alle loro particolari ed elevatissime professionalità, che comunque non permettono assolutamente di raggiungere una retribuzione adeguata.
Aspetto questo che necessiterebbe di una urgente attenzione e revisione da parte delle autorità politiche competenti.


 
Con questo servizio abbiamo concluso la missione giornalistica effettuata a La Spezia per vedere cosa è rimasto degli eroi che 80 anni fa misero in ginocchio la Mediterranean Fleet.
Abbiamo scoperto che non solo ci sono ancora i loro «discendenti», ma che sono anche professionalmente perfezionati, moralmente dotati e tecnicamente attrezzati, al punto di farci rendere orgogliosi della loro esistenza e della sicurezza che danno alla nostra Repubblica e, di conseguenza, alla nostra gente.

Guido de Mozzi

Si ringrazia il Capitano di Fregata Fabrizio Buonaccorsi per l'accoglienza che ci ha riservato alla base di La Spezia e per le preziose spiegazioni che ci ha fornito nel corso della visita.