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Alborella: un milione di uova immesse nel Garda

Alla temperatura dell’acqua di questi giorni, nel giro di due, tre giorni le uova si schiuderanno e le piccole alborelle inizieranno la loro vita nel lago di Garda

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Non è possibile dire quante delle uova collocate daranno effettivamente vita a un’alborella, né quanti pesci saranno in grado di sopravvivere a lungo, dato che si trovano nella parte bassa della catena alimentare del lago e che sono quindi in balìa di numerosi predatori.
Ma certo la terza immissione di uova di alborella nella Riserva locale della val Gola, poco distante dal confine con la provincia di Brescia, nell’ambito del progetto di ripopolamento iniziato nel 2021, è un’azione concreta a sostegno di questo pesce azzurro misteriosamente scomparso tra il ’95 e gli anni 2000, oggi tornato ma in quantità ancora limitata.
 
L’iniziativa, portata avanti da diverse associazioni di pescatori di tutto il Garda, capofila l’Unione pescatori sportivi del Garda, in realtà va a sostegno di tutta la popolazione ittica del Garda, dato che, come detto, l’alborella è un elemento importante della catena alimentare dei pesci d’acqua dolce.
Le alborelle che diventeranno adulte e si riprodurranno (il che di norma avviene dopo due, tre anni) torneranno a deporre le uova dove sono nate, quindi nel lembo di costa dove nel 2010 è stata creata una Riserva locale proprio allo scopo di poter disporre di un tratto di sponda indisturbato dove l’alborella e altri pesci (in particolare il cavedano) possano ritrovare l'habitat naturale per la riproduzione.
 
L’immissione, la terza da quando, quattro anni fa, è partito il progetto di ripopolamento (l’anno scorso non è stato possibile reperire le uova), è stata fatta nella serata di martedì 23 luglio dai volontari dell’associazione di pescatori Amici della Tirlindana guidati dal presidente Albano Candolfo, presente anche il segretario Alberto Rania, e affiancati dall’assessore all’ambiente Lorenzo Pozzer e dal consigliere con delega all’ambiente Franco Gatti.
In un secondo momento si è aggiunto anche Paolo Matteotti, assessore all’ambiente all’epoca della creazione della Riserva della val Gola e uno dei maggiori fautori della sua nascita, oltre che socio degli Amici della Tirlindana.
 

 
Le uova, contenute in sedici cassette, sono state depositate in due gabbie di sicurezza predisposte appositamente il mese scorso, in grado di proteggerle dalle predazioni di pesci ed uccelli; dopo la schiusa, gli avannotti potranno fuoriuscire da piccoli fori per andare a nascondersi tra la ghiaia e poi disperdersi nel lago.
Le uova arrivano sempre dal lago di Garda: sono state prelevate nel tratto iniziale del Mincio a Peschiera, dove ha resistito una piccola popolazione di questo ciprinide, le cause precise della cui quasi scomparsa non si conoscono (si pensa, ad esempio, a un’epidemia). Il progetto volto alla creazione delle condizioni naturali di ripopolamento di questa specie è sostenuto dal Comune di Riva del Garda, dal Parco fluviale della Sarca e della sezione forestale di Riva del Garda.
 
«La speranza – spiega Alberto Rania – è che tornino a riprodursi autonomamente sulle nostre spiagge come avveniva nelle estati di qualche decennio fa.
«Basterebbe una popolazione che riesca a fare una frega naturale e potrebbe ripartire da sola nel giro di poco tempo.
«Noi pescatori crediamo profondamente in questo progetto perché l'alborella è un anello fondamentale della catena alimentare del lago e la sua scomparsa ha creato degli scompensi tra le specie presenti.»
 
Il Comune ha già predisposto l’ordinanza che vieta l’accesso alla riserva, sia da terra sia dal lago, e sono stati posizionati i cartelli e le boe che avvisano bagnanti e surfisti della presenza di una zona protetta.
L’alborella, infatti, si riproduce in pochi centimetri d’acqua, quasi sul bagnasciuga, quindi è molto sensibile al disturbo turistico.
 
«Un altro bell’esempio della nostra comunità di collaborazione tra enti pubblici e tra enti e cittadini –commenta l’assessore Lorenzo Pozzer – tutti assieme impegnati concretamente in azioni volte a tutelare la biodiversità, non per un obbligo normativo ma per la consapevolezza dell’alto valore di tutte le risorse naturali.»
 
«È un progetto ambizioso, con molti interrogativi e molte difficoltà, ma un tentativo va fatto – è il commento di Gianfranco Pederzolli, presidente del Parco fluviale della Sarca – dai monitoraggi effettuati finora pare ci siano stati degli avvistamenti ma attendiamo i risultati più significativi dopo questo terzo anno di immissioni.»

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