Verso le elezioni del 20 settembre – Di Paolo Farinati

Intervista a Alessandro Dalbosco, candidato sindaco di Rovereto per il Movimento 5 Stelle

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Alessandro Dalbosco è nato nel 1977 a Rovereto dove vive da sempre.
Ha fatto asilo e elementari a Sacco dove ha conosciuto molti degli amici che ancora oggi fanno parte della sua vita. Ha frequentato le medie in parte alle Damiano Chiesa e successivamente alle Rebora. Scuole superiori al Liceo Rosmini, periodo che ricorda sempre con grande gioia.
Ha frequentato l’università a Trento dove nel 2005 si è laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio.

Poco dopo la laurea ha iniziato a lavorare per un’importante impresa di costruzioni della «Busa» dove ha fatto gavetta prima di diventarne direttore tecnico.
In questo periodo ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con i vari enti pubblici, dove «ha toccato con mano (purtroppo) la burocrazia da azzeccagarbugli che regna sovrana nei rapporti fra il cittadino e le Istituzioni».

Con la crisi dell’edilizia del decennio scorso ha conosciuto anche la cassa integrazione.
Nel frattempo aveva messo su famiglia con la moglie Valentina ed erano anche arrivati i due gemellini, Francesco e Michele.
Il periodo della cassa integrazione l’ha così passato da «mammo».
Dal 2015 ha ripreso il ruolo di direttore tecnico in un’impresa edile di Trento dove opera con soddisfazione.

Dottor Dalbosco, lei è tra i cinque candidati a Sindaco di Rovereto alle prossime elezioni comunali di settembre 2020, cosa l'ha motivata a fare questo importante passo?
«Ho iniziato ad interessarmi di politica nel 2014. Prima di quel momento non ero mai stato un cittadino attivo. In quel periodo ho scoperto la gioia della paternità ma ho anche perso mio papà. Ho iniziato a riflettere e ho compreso che non bastava restare chiusi nella sfera personale ma che era necessario rimboccarsi le maniche per costruire un futuro migliore e più giusto per tutti.
«Nella legislatura che volge ormai al termine ho ricoperto il ruolo di consigliere della Circoscrizione Centro e ho avuto modo di aprire gli occhi su tanti aspetti della vita amministrativa, capendo come la politica possa scegliere di agire oppure no, anche a seconda di calcoli non sempre mirati a conseguire l’interesse collettivo.
«In base all’esperienza maturata e alle situazioni vissute, mi sono reso conto che per cambiare davvero le cose bisogna rimboccarsi ancora di più le maniche.
«Non è necessario solo impegnarsi, serve mettersi in gioco completamente e per questo il passo successivo è stato naturale.»
 
Quali sono le sue idee, le sue proposte, la sua visione futura della città da proporre agli elettori roveretani?
«L’esperienza mi ha insegnato che per migliorare davvero le cose non ci sono mai soluzioni per le quali basta schioccare le dita. Chi le promette in campagna elettorale sa benissimo di prendere in giro gli elettori.
«La filosofia che anima me e il M5S è pragmatica. Tenere le cose che funzionano bene, migliorare ciò che può essere migliorato, eliminare e sostituire gli aspetti negativi.
«Detto questo, la mia è una visione tranquilla per Rovereto, che deve diventare a misura di cittadino. Servono forti investimenti sulle manutenzioni, con un programma di interventi proattivo che prevenga i problemi invece di subirli.
«Rovereto è una città matura e non credo le servano grandi opere, che sono il simbolo di un modello pensato per far girare tanti soldi nelle tasche di pochi. Per portare benefici concreti alla collettività è molto meglio investire le risorse sulle strutture esistenti, quindi manutenzione degli immobili scolastici, realizzazione e potenziamento dei parchi pubblici, snellimento delle procedure negli uffici, sia per i cittadini che per chi ci lavora.
«Insomma, quella che dovrebbe essere la normalità ma che viene sempre ignorata a favore di qualche mirabolante avventura pagata dal cittadino e che una volta partita lascia troppo spesso più problemi di quelli che c’erano. Magari non sarà una visione che fa scalpore ma è quella che serve.
«La Rovereto che sogno è una città dove l’ambiente è rispettato, dove l’acqua è un bene di cui prendersi cura, dove per spostarsi velocemente e in sicurezza non serve un’automobile e dove la tecnologia è integrata nella vita di ogni giorno migliorandola senza danneggiarla. Una città a misura di chi la abita da sempre mentre gli ospiti che la visitano non vedranno l’ora di tornarci per approfondire le sue bellezze, la sua cultura e la sua storia.»
 
Rovereto è riconosciuto capoluogo della Vallagarina, come intenderebbe operare con i futuri Sindaci della valle?
«È fin troppo facile dire che serve fare rete. È facile ma è anche vero. Rovereto è una città ricca di potenzialità, che può dare tanto alle comunità della Vallagarina. Dobbiamo capire che non siamo in concorrenza ma che ci integriamo a vicenda.
«Per questo bisogna ragionare con tutti e mettere in campo progetti d’insieme per produrre benessere esteso e tangibile.
«Se devo fare un esempio penso al turismo che può e deve funzionare rendendo Rovereto la punta di diamante di un sistema che coinvolga e valorizzi anche tutte le comunità vicine.
«Servono generosità e voglia di fare, le invidie e calcoli di bassa lega non portano niente di buono se non a pochissime persone che traggono un vantaggio personale da rendite di posizione create ad arte.»
 
Rovereto e la Vallagarina sono, quantomeno da due secoli ad oggi, la comunità trentina che ha sposato più di altre il settore secondario, ovvero quello produttivo, con l'industria e l'artigianato quali protagonisti. Qui le difficoltà sono percepibili sin dalla crisi del 2007, quali sono le Sue proposte per garantire rinnovato benessere alla nostra realtà?
«Dobbiamo prendere atto del tempo in cui viviamo. Le industrie pesanti in Italia e più in generale in Occidente soffrono a causa di ragioni strutturali di dimensione globale. Si tratta di tendenze di ampio respiro che è irrealistico pensare di invertire con successo a livello comunale.
«Naturalmente le imprese roveretane vanno sostenute e messe in condizione di operare al meglio sul territorio, al tempo stesso però dobbiamo costruire soluzioni per sostituire ciò che si è perso o si sta irrimediabilmente perdendo.
«Ciò che si può ragionevolmente fare è sviluppare maggiormente i settori che hanno margine di crescita e che possono giovarsi delle nostre peculiarità uniche e irripetibili e per questo irriproducibili altrove e in questo modo creare occupazione.
«Bisogna spingere il più possibile sulla riconversione turistica della nostra economia. Dobbiamo puntare all’eccellenza, anche creando sinergie col mondo dell’artigianato di qualità, penso ad esempio al recupero di antiche arti e mestieri che oltre ad una valenza economica propria possono avere un senso come richiamo turistico e culturale.
«Per quanto riguarda le attività dismesse ritengo si debba ragionare con le Istituzioni provinciali e nazionali sulla riconversione degli spazi ormai in disuso, anche in un’ottica di potenziamento del settore primario.
«In questo senso l’idroponica evoluta è una possibilità che con investimenti mirati potrebbe dare nuova vita e portare sviluppo in aree ormai abbandonate o quasi.»
 
Rovereto in alcuni servizi pubblici fondamentali gode dell'apporto di due società partecipate, di cui la più importante e ricca, anche finanziariamente, è il Gruppo Dolomiti Energia. La PAT tra poco più di 24 mesi metterà in gara la pregiatissima produzione dell'energia idroelettrica in Trentino. Quale Sindaco di Rovereto e quindi quale Socio di riferimento del suddetto Gruppo, come intenderebbe operare sul tema?
«Dolomiti Energia è un’azienda strategica per Rovereto ma anche per tutto il Trentino.
«Per quanto mi riguarda il Comune dovrà mantenere le proprie quote cercando di orientare l’azione della società sempre più verso l’interesse pubblico, specie su grandi temi come la gestione delle risorse idriche, bene di primaria importanza che non può rispondere a logiche di profitto.
«Stesso discorso per ciò che riguarda l’erogazione dell’energia, Rovereto che dovrà farsi alfiere di una visione mirata alla sostenibilità ambientale e allo sviluppo tecnologico verde, in linea con quelli che sono gli obiettivi provinciali, nazionali ed europei.»
 
Paolo Farinati – [email protected]