Verso le elezioni del 20 settembre – Di Paolo Farinati
Intervista a Andrea Zambelli, candidato sindaco di Rovereto per la coalizione di centrodestra formata da Lega, Fratelli d'Italia e Liste Civiche di CD
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Andrea Zambelli è nato a Rovereto 44 anni fa. È l’ultimo di una numerosa famiglia di nove figli (ha sei sorelle e tre fratelli).
A otto anni ha perso il papà, contadino e allevatore, mentre la mamma ha sempre fatto la casalinga.
È cresciuto in una famiglia semplice, dove nulla andava sprecato e dove «i più grandi» dovevano prendersi cura dei più piccoli. Lui era il piccolo di famiglia, l’ultimo nato.
La perdita di papà aveva reso tutto più complicato, sia affettivamente che economicamente.
Cresciuto, ha frequentato l’ltc Fontana di Rovereto dove paradossalmente ha sviluppato anche la sua passione per la filosofia. E così ha studiato filosofia presso la facoltà di Verona e mi è laureato con una tesi di filosofia del diritto e della politica su Antonio Rosmini.
Si è sposato nel 2010 con Elisabetta e ha due figli, Giuseppe di 10 anni e Niccolò di 6 anni.
Lavora con suo fratello nell’azienda di famiglia che si occupa di lavorazioni meccaniche di precisione su torni e centri di lavoro CNC, occupando circa 25 addetti.
Forse è stato questo faticoso percorso di crescita che lo ha reso sensibile, in particolare, ai problemi dei più deboli: «La politica spesso presta ascolto solo chi ha voce – commenta, – quando invece la politica assume pienezza solo se dà voce a chi non ha alcuna possibilità di esprimersi.»
Dottor Zambelli, lei è tra i cinque candidati a Sindaco di Rovereto alle prossime elezioni comunali di settembre 2020. Cosa L'ha motivata a fare questo importante passo?
«La condizione di declino verso cui sta scivolando Rovereto. Sono almeno trent’anni che le varie amministrazioni sembrano preoccupate più di gestire l’ordinario che non di progettare un progetto ambizioso capace di rilanciare la nostra città.
«I roveretani questo lo sanno, ho incontrato innumerevoli concittadini che ricordano con nostalgia la Rovereto anni ottanta. Non si è saputo far fronte ai cambiamenti, alla crisi industriale, alla riconversione produttiva, alle mutate esigenze dei mercati, alla crescita del traffico e all’inadeguatezza delle strutture viarie, alla crisi del commercio. Mentre Trento cresceva, Rovereto declinava.
«Poi c’è stata l’inattesa opportunità: il centrodestra ha ritenuto di individuare in me un buon candidato. Ho chiamato a raccolta gli amici che si sono detti entusiasti, abbiamo elaborato un programma e una lista.
«Il mio essere qui nasce da questa condivisione fondata nella fiducia reciproca. E soprattutto da una radicata condizione d’animo che mi consente di lavorare con grande libertà e responsabilità: non avevo bisogno di fare il sindaco e non sono disposto ad accettare qualsiasi compromesso per farlo, ma sono disposto a farmi carico fino in fondo della città assieme alla mia coalizione.»
Quali sono le sue idee, le sue proposte, la sua visione futura della città da proporre agli elettori roveretani?
«Superare l’ordinario, immaginare la città tra vent’anni dopo aver individuato le linee di sviluppo a partire dai punti deboli, dalle carenze. Rilancio economico può attivarsi valorizzando quei comparti che realisticamente possono dirsi specifici del nostro territorio.
«L’alta tecnologia, la meccatronica, lo sviluppo di brevetti. Il recupero della cultura della seta, La valorizzazione dell’acqua di Spino, la realizzazione di una filiera di prodotti della Vallagarina con un proprio marchio.
«Il rilancio del settore commerciale si lega alla capacità attrattiva della nostra città. Dovremo dar luogo ad una serie articolata di iniziative; mercatini, festival, eventi capaci di concentrare energie nella nostra città lungo tutto il corso dell’anno; persone, turisti, studenti, intellettuali, operatori economici.
«Festival della musica indipendente, del libro, delle religioni; centro studi sul mediterraneo e i sui popoli. Il rilancio economico non può prescindere dal rilancio culturale. Mart, museo della guerra, museo Depero, museo delle Città, fondazione Campana, museo civico devono e possono diventare nuclei generatori di eventi, motore economico per iniziative.
«La cultura credo debba essere il motore capace di dar vita ad ogni cambiamento. L’idea di una città riconvertita all’uso delle energie rinnovabili è un altro aspetto Tutto questo è declinato più analiticamente nel programma di lista e di coalizione.»
Rovereto è riconosciuto capoluogo della Vallagarina, come intenderebbe operare con i futuri Sindaci della valle?
«Con spirito di collaborazione cercando di armonizzare e valorizzare le risorse innumerevoli offerte dal nostro territorio e dai nostri comuni. In tal senso dovrà essere ripensata la comunità di valle. Il coordinamento tra i comuni mi sembra essenziale proprio per questo.
«Rovereto deve farsi responsabilmente carico di rappresentare la Vallagarina e di darle voce perché i comuni lagarini guardano alla nostra città come un fulcro essenziale del loro sviluppo. Nel contempo occorre dare a Rovereto gli strumenti istituzionali per esercitare questa leadership naturale.
Rovereto e la Vallagarina sono, quantomeno da due secoli ad oggi, la comunità trentina che ha sposato più di altre il settore secondario, ovvero quello produttivo, con l'industria e l'artigianato quali protagonisti. Qui le difficoltà sono percepibili sin dalla crisi del 2007, quali sono le Sue proposte per garantire rinnovato benessere alla nostra realtà?
«Noi pensiamo che Rovereto possa e debba fare sintesi fra queste vocazioni e tante altre per ora inespresse.
«Rovereto ci sembra una città con molteplici attitudini; la sfida che ci proponiamo consiste nel metterle assieme tutte, coordinandole e dando loro una coerenza complessiva.
«Pensiamo ad un progetto che qualifichi e sviluppi l’asta del torrente Leno, una risorsa cittadina, per ora totalmente inespressa. Pensiamo al recupero dell’antica tradizione della lavorazione della seta che ha reso la nostra città una delle principali e più note manifatture in Europa di un prodotto tra i più pregiati dell’epoca che le ha consentito di entrare in dialogo diretto con le élite europee.
«Possibilità quindi di dare vita ad una nuova industria della seta con prodotti di eccellenza, ma allo stesso tempo sviluppare brevetti che consentano di progettare e commercializzare macchinari dedicati all’industria serica. È un mercato nuovo e con un orizzonte mondiale considerato che la seta viene acquistata in estremo oriente con notevoli implicazioni di natura etica come lo sfruttamento della manodopera (in particolare quella femminile e infantile).
«Pensiamo all’imbottigliamento e alla commercializzazione dell’acqua di Spino. Tutto questo implica la necessità di dare forte impulso al comparto meccatronica e al progetto Manifattura.»
«L’imprenditore è una risorsa da valorizzare e sostenere con determinazione uscendo da una logica che troppo spesso lo identifica con l’egoismo e la ricchezza. Chi intraprende si espone a rischi e ad ansie, inoltre, è anche grazie al dinamismo imprenditoriale che l’Italia è diventata un paese unico al mondo con un’offerta di prodotti di alta qualità e innovazione.
«Occorre superare il pregiudizio per il quale occorre tenere in considerazione solo l’etica della distribuzione della ricchezza, poiché se questa non è preceduta da un'etica della produzione della ricchezza viene meno la possibilità di praticare la giustizia sociale.
«Rovereto ha la possibilità attraverso lo sviluppo del comparto di meccatronica di sviluppare un’area, un distretto industriale specializzato nel potenziamento di tecnologie e macchinari ad alto valore aggiunto. Elettronica, meccanica ed informatica applicate a svariate ambiti; non ultimo quello medico ci sembrano settori da valorizzare o da inventare. Tutto questo implicherà un rapporto privilegiato con la scuola che potrà fornire stimoli e competenze.»
Paolo Farinati - [email protected]