Il governo e la sindrome dei capponi dei Promessi Sposi
Un'altra grande crisi economica si affaccia all'orizzonte con la chiusura del mercato cinese e i nostri stanno litigando prima di andare in padella
Quando Renzo Tramaglino andò dall’Azzeccagarbugli con due capponi per suscitare la sua benevolenza nella soluzione del matrimonio che non s’aveva da fare, il Manzoni aveva colto una bellissima similitudine con gli esseri umani: i capponi si beccavano tra loro mentre stavano per andare in padella.
Ed è quanto sta accadendo al governo del Bel Paese.
C i sono mille problemi da affrontare e risolvere in questa situazione di nuova crisi economica generata dall’isolamento della Cina per via del virus che ha già ucciso oltre mille persone (più della Sars) e invece li vediamo discutere su argomenti che poco hanno a che fare con l’emergenza.
L’abolizione della prescrizione dopo il primo livello di giustizia è un problema che va a complicare il mondo della giustizia penale che da sola presenta una delle cause di rallentamento del sistema giudiziario.
Crimi dice che l’abolizione della prescrizione la vogliono gli Italiani che li hanno votati. Francamente c’è una buona dose di presunzione in queste parole, visto il crollo del movimento di fronte alla infelice soluzione ai programmi di governo. In realtà la gente ha capito che i grillini non avevano scoperto l’acqua calda.
Il reddito di cittadinanza si è dimostrato un fallimento perché pochissimi di quelli che vengono aiutati riescono a trovare lavoro: il lavoro non si trova per legge. E Di Maio aveva dichiarato «abbiamo sconfitto la povertà».
Il taglio dei parlamentari è stata un’altra iniziativa più di facciata che di risultato. Un risparmio ridicolo che va a sparigliare gli equilibri locali. La democrazia costa ed è l’unico prezzo che dobbiamo essere disposti a pagare.
Il premier Conte, dapprincipio scelto come punto di equilibrio tra due partiti antitetici come la Lega e i 5 Stelle, adesso pensa di essere la salvezza della legislatura.
In realtà anche lui, se si dovesse andare a votare, scomparirebbe insieme ai partiti di questa maggioranza. Conte aveva detto che non ci sarebbe stato un Conte Bis. Come abbiamo visto, il Conte Bis c’è stato, alla faccia della coerenza e del trasformismo che gli ha consentito di legare sia con la destra che con la sinistra.
E con ogni probabilità sta pensando al Conte Ter, ma per il momento sta facendo l’equilibrista per tenere insieme le anime opposte di una maggioranza che ai tempi della Prima Repubblica non sarebbe vissuta un solo giorno.
E mentre i capponi di Renzo Tramaglino si beccano, il paese sta per andare in padella.
I problemi da affrontare sono le grandi crisi economiche di società gigantesche come L’ex Ilva, l’Alitalia, Air Italy, la Banca Popolare di Bari, la banca Unicredit. Ai quali vanno ad aggiungersi quelli generati dalla chiusura dei mercati asiatici.
È facile auspicare che questa legislatura vada a casa il più presto possibile. Ma la domanda più angosciate è «cosa cambierebbe?».
Non vediamo nessuno all’orizzonte in grado di prendere la tovaglia per i quattro angoli e ripartire da zero.
Per la verità non nascondiamo che Mario Draghi - ora in quiescenza (ci si perdoni il ternmine) - ci fa sognare che esistano ancora i Padri della Patria che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. Ma il sistema Italia non sarebbe in grado di dargli quel potere super partes che gli era stato affidato alla Banca Centrale Europea.
GdM