Il centrodestra trionfa in Umbria con 20 punti più del centrosinistra
Gli italiani non gradiscono il binomio PD-M5S, ma le conseguenze del voto si riverseranno solo all’interno dei partiti della maggioranza
Raramente un risultato locale come quello della piccola Umbria rappresenta un test così significativo per l’intero Paese.
I perdenti cercheranno di dimostrare che la sconfitta non ha valore su scala nazionale, ma stavolta i vari leader si erano dati battaglia sul posto proprio per sostenere o per abbattere la coalizione di governo.
Anche l’affluenza al voto indica che c’era in gioco qualcosa di più della elezione del governatore dell’Umbria, perché è aumentata di nove punti in più della volta precedente: il 64,4%.
E i risultati, che per il momento sono quelli forniti dagli exit poll, non offrono dubbi: vince il centrodestra con Donatella Tesei che prende il 58,33 percento dei voti. Il candidato del Centrosinistra sfiora il 40%.
I dettagli provvisori danno il 38,47% alla Lega di Salvini, il 9,80 a Fratelli d’Italia e solo il 5,80% a Forza Italia.
Per il centrosinistra vediamo il PD al23,16% e i 5 Stelle al 7,20%. Una debacle per Di Maio.
Facendo un’estrapolazione retorica, si potrebbe dire che gli italiani hanno bocciato il matrimonio dei pentastellati con il PD.
Ma anche restando alle semplici osservazioni delle risultanze di voto, risulta più probabile che gli elettori non abbiamo voluto appoggiare una coalizione che poco o tanto viene vissuta come foriera di nuove tasse.
I referendum su questioni fiscali, lo detta la Costituzione, non possono essere ammessi perché gli elettori boccerebbero sempre tutte le manovre, ma il voto è sovrano e forse è stato orientato anche da questo.
Conte ha provato a dire agli elettori che non ci saranno nuove tasse, ma sappiamo tutti che non ci crede nessuno. Anche le imposte volute per motivi ecologici o comportamentali sono pur sempre tasse.
Salvini ha avuto buon gioco su questo, anche ha evitato di criticare l’indebitamento per 15 miliardi inserito nella manovra perché lui lo avrebbe addirittura aumentato.
Il risultato, con ogni probabilità, non porterà nulla di nuovo sulla stabilità del governo, proprio perché i dati dicono che se si andasse a votare oggi M5S e PD perderebbero alla grande. Quindi si reggeranno a vicenda.
Però è chiaro che i partiti vorranno fare pulizia tra le proprie fila.
Anche se il malessere contro PD e 5 Stelle affonda le radici a più di un anno fa, ora i leader hanno la prova che su questa strada non andranno da nessuna parte. Verranno quindi messe in discussione le leadership di entrambe le parti.
Ma mentre il PD ha scuola e tradizioni cui fare riferimento, i pentastellati avranno difficoltà a trovare un nuovo orientamento.
La nostra impressione è che la crisi del Movimento 5 Stelle sia irreversibile. Il bluff è stato scoperto ed è difficile che la gente ci caschi di nuovo.
Matteo Renzi non ha voluto prendere parte alle elezioni umbre perché la scissione dal PD era avvenuta a ridosso dalla consultazione elettorale e non ci sarebbe stato il tempo di organizzare squadre di lavoro, candidati o campagne di sorta.
In questa maniera però ha ottenuto due risultati. Il primo è che Italia Viva è l’unica forza di centrosinistra che non può risultare penalizzata: non c’era...
Il secondo è che i consiglieri eletti per il PD potrebbero tranquillamente passare dalla sua parte quando sarà il momento.
La Lega di Salvini ha preso quasi il 40% dei voti, con FI che ha preso meno del 6%.
Quindi possiamo dire che i vincitori sono i due Matteo: Salvini e Renzi.
Ed entrambi potranno gestire le sorti di questa legislatura.
G.de Mozzi