A trent’anni dalla morte di Enrico Pruner – Di Nicola Fioretti

Dal suo testamento spirituale: «Da difendere sono la nostra autonomia e il diritto al buongoverno nel quadro di un solidarismo vero che è la nostra unica forza»

L’8 settembre di 30 anni fa moriva Enrico Pruner.
Di seguito il pensiero di Nicola Fioretti, sindaco di Aldeno e storico sostenitore dell'uomo politico.

a figura di Enrico Pruner esercita un fascino cui è difficile resistere. Si tratta di una figura aliena dal contesto che domina la scena politica odierna fatta di social, teatralità fine a se stessa e smanie di protagonismo vuote di prospettiva.
Poco disponibile alla retorica roboante degli annunci demagogici e dai facili slogan, anche se sempre protagonista, anche con forza quando necessario, dei grandi temi politici.
Il suo ricordo va oltre la nostalgia. È piuttosto la domanda di una politica che torni ad essere missione e responsabilità. Capacità di governo insieme a senso della storia e capacità di disegnare nuove prospettive.
 
Fu anticipatore di molti temi: dalla tutela delle minoranze linguistiche, alla difesa delle tradizioni e delle identità culturali.
Europeista convinto, artefice di ampie alleanze con tutti i movimenti autonomisti italiani e non solo.
Un politico ricordato ancora oggi per la sua fortissima vicinanza alla gente e capace di esserne interprete genuino.
Rileggere le pagine della storia politica di Pruner, nel pieno della crisi europea del nostro tempo, dimostra come la sua idea di Europa avesse una straordinaria capacità di profezia.
 
Non c’è traccia di retorica o cedimenti romantici ma la chiara convinzione che non può esserci pace, rispetto dei territori e vera autonomia senza Europa.
Europa dei popoli, nella sua concezione, non era la somma di piccoli e grandi nazionalismi o un’esaltazione dei localismi fine a se stessa, ma una vera integrazione rispettosa delle identità locali. Enrico Pruner era glocal nel suo stesso modo di vivere e di padroneggiare tanto la scena di un piccolo paese di montagna del Trentino quanto, ad esempio, le stanze del governo bavarese.
Enrico Pruner fu considerato un vero punto di riferimento da coloro i quali, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, fondarono la Lega autonomista lombarda, che prendeva esplicito riferimento all’esperienza viva di autogoverno della nostra regione, modello da esportare nelle altre regioni del Nord.
Nulla a che vedere con l’attuale progetto nazionalista, sovranista e antieuropeo di Salvini.
 
Dalla testimonianza di Enrico Pruner si possono trarre la forza e gli argomenti per affermare senza indugio che la strada di un’eventuale uscita dall’Europa sarebbe una follia.
Porterebbe ad una sciagura inimmaginabile e alla rinuncia di privilegi irrinunciabili come Schengen. Un tuffo nel passato più buio. Un tuffo verso i nazionalismi.
Contestualmente egli ci lascia in eredità un esempio concreto sul valore e sul profilo del servizio politico.
Se oggi Pruner fosse tra noi ci aiuterebbe a tenere la barra dritta secondo il principio della responsabilità per la propria gente e per la propria terra.
 
Ci spronerebbe a non lisciare il pelo al populismo e a capire che l’alternativa non può essere una comoda versione mite del populismo.
Il populismo, infatti, è il frutto maturato dietro al sonno della buona politica. «Il sonno della coscienza genera mostri» diceva Gramsci (riprendendo la frase da «El sueño» di Goya).
Ma soprattutto, proporrebbe una visione profonda e di lunga durata per l’autonomia della nostra terra, riproponendo una nuova alleanza tra i movimenti autonomisti locali (che la Lega ha di fatto annichilito; mentre gli autonomisti locali, nelle diverse salse e varianti, continuano ad esprimere visioni corte, incapaci di distrarsi da piccole logiche elettorali e dalla conservazione di posizioni di rendita).
Pruner, riprendendo anche le sue origini politiche più remote (quelle dell’ASAR) ci ricorderebbe inoltre che non si supera la crisi della democrazia rappresentativa minandone le fondamenta ma ricostruendo il rapporto di vicinanza e fiducia tra la politica e i cittadini.
 
È una lezione sulla quale dobbiamo riflettere, perché talvolta (troppo spesso a onor del vero) le nostre Assemblee elettive offrono spettacoli poco decorosi scanditi da schiamazzi, sceneggiate e quant'altro in un caos (oltremodo spesso vuoto di contenuti) che certo non giova alle fortune di questo sistema.
Una ulteriore lezione che ci lascia in dote Enrico Pruner si riferisce all'importanza di inserirci in dinamiche transfrontaliere e internazionali, abbandonando vecchie retoriche nazionalistiche, avendo la chiara percezione che il Trentino non può progredire se non riesce ad essere parte integrante di dinamiche più vaste di respiro europeo.
Altro aspetto che ci tramanda Pruner riguarda un tema, molto attuale e tristemente mai affrontato con serietà in Italia: quello della difesa e della tutela ambientale e del territorio (vedi articolo).
https://www.territorioalpiautonomia.eu/2019/08/crisi-di-governo-o-crisi-di-visione/
 
Iniziarono già negli anni '70 le sue battaglie a difesa dell'ambiente e del territorio.
Fu il primo a denunciare con un articolo e una grande foto le condizioni degli operai della fabbrica SLOI (Società lavorazioni Organiche Inorganiche), che conteneva materiali altamente pericolosi.
Tutti questi tratti pongono il politico originario del Bersntol tra gli anticipatori di molti temi fondamentali (autonomia, ambiente, Europa) che ancora oggi sono di un’attualità disarmante.
Ma non deve stupire la cosa perché Enrico Pruner, era persona che guardava con attenzione al futuro e non alle prossime elezioni.
In tal senso, suonano da auspicio e da monito le parole contenute nel suo testamento: «(…) Non vi sono posizioni di potere da difendere, né tantomeno posizioni personali.
«Da difendere sono le nostre libere istituzioni, la nostra autonomia, il diritto della nostra gente al buongoverno nel quadro di un solidarismo vero che è la nostra unica forza.»

Nicola Fioretti