La triste eredità che ci lascia il Governo Conte
Un Paese indebitato all’inverosimile per spese improduttive e un futuro dalle prospettive economiche molto pesanti
Ai nostri lettori non può essere sfuggito che il nostro giornale non è mai stato favorevole a questo governo.
Non solo perché si sono messe insieme due forze politiche tra loro incompatibili, ma perché in poco più di un anno hanno sperperato le risorse del Paese già povero in spese improduttive che hanno indebitato le casse dello Stato in maniera superiore alle nostre forze.
Il reddito di cittadinanza e le pensioni quota 100 erano degli obiettivi più che apprezzabili, solo che il Paese non può permetterseli. In una famiglia indebitata, di solito, le spese vengono ridotte, non aumentate.
È stato per realizzare queste manovre che abbiamo aumentato il debito pubblico, al punto che l’Europa è stata a due passi dalla messa in mora dell’Italia. E possiamo affermare che - con tutto il rispetto per l’Europa - delle critiche dell’Unione Europea ci importa poco: siamo noi cittadini italiani a protestare per trovarci indebitati di più.
E i risultati non sono quelli che si aspettavano i nostri governanti. I richiedenti reddito di cittadinanza sono stati molto meno del previsto, le pensioni anticipate hanno messo in crisi (ad esempio) la sanità e non hanno prodotto l’aumento di assunzioni in sostituzione dei nuovi pensionati.
Tutto questo è accaduto perché i governanti non erano preparati per operare passi così importanti nell’economia di un Paese. Credevano che i politici venuti prima di loro fossero degli inetti.
Per contro non sono state fatte cose indispensabili per il Paese.
Il decreto sblocca cantieri è stato un parto terribile perché… i quattrini non c’erano.
Le macerie dei terremoti sono ancora lì, la messa in sicurezza del territorio dai pericoli sismici e idrogeologici non viene neanche presa in considerazione, il rifacimento delle strutture del paese ormai giunte alla fine della loro vita tecnica non decolla.
Le grandi opere sono state osteggiate. La Gronda doveva partire, domandatelo ai liguri; la TAV doveva andare avanti, un'opera europea non va valutata nei costi e benefici italiani ma euroiei.
E pensare che con un piano di investimenti in conto capitale come quelli accennati, non solo avremmo avuto il placet dall’Europa, ma probabilmente l’UE ci avrebbe dato una mano.
Un piano di investimenti pluriennali di oltre cento miliardi avrebbe generato un vero e proprio boom come quello degli anni Sessanta, figlio del Piano Marshall. Il lavoro sarebbe aumentato, il gettito fiscale pure.
Invece, ecco che cosa ci lascia in eredità questo governo.
Le situazioni Alitalia, Ilva e Whirlpool sono solo le opere incompiute più evidenti di una galassia di aziende in difficoltà ma da salvare.
L’aumento dell’IVA a gennaio potrebbe costare agli italiani 23 miliardi. Si parla delle aliquote IVA che passerebbero rispettivamente dal 5 al 7%, dal 10 al 13%, dal 22 al 25%.
Non solo, il governo dovrà mettere mano pure all’IRPEF, aumentando le aliquote in uno stato che già è tartassato all’inverosimile.
Si deve sapere che a breve - a settembre - le partire IVA dovranno versare il saldo 2018 e un acconto spaventoso per l’anno in corso. Con due effetti negativi: i miliardi di questi contribuenti verranno tolti dal mercato, provocando un’inevitabile pesante riduzione dei consumi (e quindi maggiore disoccupazione e minor incasso per l’erario). E comunque incassare in anticipo gli acconti significa in buona sostanza generare un ulteriore indebitamento per lo stato, perché i soldi che incassa adesso come acconto non li avrà l’anno prossimo.
Infine, l’aspetto più terribile della situazione.
Ammesso che entri in funzione per tempo un governo che possa progettare una manovra economica per il 2020, questo esecutivo dovrà trovare risorse pari al corrispettivo di quei 23 miliardi di quell’IVA che non si vuole assolutamente far aumentare.
Come? Beh, aumentando le tasse, le imposte, l’IVA, le tariffe, le accise e quant’altro, verranno tagliate spese magari più importanti del reddito di cittadinanza o delle pensioni, verranno tassate le pensioni, non si saranno pagati i debiti, sarà avviata una invereconda caccia agli evasori, seguita da un maxi condono per mendicare soldi «pochi, maledetti e subito».
Ecco, questi sono i motivi per cui al nostro giornale non dispiace questo governo abbia terminato il suo percorso. Magari il prossimo governo sarà peggiore, ma la speranza deve essere l’ultima a morire.
Ma non disperiamoci: è sempre stato nei momenti più duri per il Paese che l’Italia ha trovato i Padri della Patria.
GdM