Elezioni, intervista a Maurizio Fugatti, candidato presidente

«Cambiamo il Trentino, l’importanza di una scelta, per un futuro autonomo»

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L'Onorevole Maurizio Fugatti (Lega) ha appena raggiunto il successo politico con le elezioni politiche dello scorso 4 marzo e con la successiva nomina a Sottosegretario alla Salute. 
Eppure preferisce candidarsi alla presidenza della Provincia autonoma di Trento. Evidentemente si sente molto vicino al territorio e il momento è favorevole per raggiungere la meta, alla quale non è mai stato vicino come adesso.
Perché?

Onorevole Fugatti, cominciamo da capo. Vuole presentarsi agli elettori?
«Le mie origini risiedono ad Avio, nel Trentino meridionale, territorio di grande tradizione autonomista vicino a quella Borghetto dove si trova il confine storico dell’antico Tirolo. E proprio lì ci siamo trovati molte volte in questi anni a ricordare quella storia che ci ha portato all’odierna autonomia.
«In politica mi sono avvicinato alla Lega fin da giovanissimo, seguendo le gesta dei primi leghisti sul territorio trentino e ho iniziato le mie esperienze nelle istituzioni entrando in consiglio comunale ad Avio.
«Credendo nell’importanza della gestione economica del nostro territorio, mi sono laureato in scienze politiche all'Università di Bologna e ho intrapreso la professione di commercialista.
«Sono sposato con Elisa ed abbiamo due bellissimi bambini gemelli, Matteo e Sofia. La passione per la mia famiglia fa sì che nonostante gli intensi impegni politici, io faccia di tutto per stare con loro. E, appena posso, partecipo ai momenti importanti della crescita dei miei figli.»
 
Quando è entrato in politica?
«Il mio lavoro politico sulla provincia mi ha portato ad essere eletto nel 2005 Segretario Nazionale per la provincia di Trento della Lega Nord, subentrando a Sergio Divina.
«Alle elezioni politiche del 2006 sono stato eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Trentino-Alto Adige. Poi sono stato riconfermato deputato anche alle seguenti elezioni del 2008.
«Tra i numerosi atti e interventi operati durante i due mandati, ve ne sono molti legati alla fiscalità, tra cui nel 2009 un emendamento al DEF che introduceva un provvedimento di scudo fiscale ed il Ddl Sviluppo del 2011.
«Nel novembre 2009 avevo proposto di limitare a soli sei mesi la cassa integrazione per gli extracomunitari, volendo introdurre in Italia una normativa simile a quella in vigore per i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera.
«Alle elezioni politiche del 2013 sono stato nuovamente candidato alla Camera come capolista della Lega Nord, ma non sono stato rieletto. Tuttavia, alle seguenti elezioni provinciali di Trento, sempre nel 2013, sono stato indicato dalla Lega e dal Movimento Cattolici Europei Uniti quale candidato alla Presidenza, venendo eletto come consigliere provinciale grazie al risultato di coalizione del 6,59% (16.395 voti, di cui 1089 solo al presidente).»
 
Quindi arriviamo alla «Rivoluzione di Marzo», quando la Lega ha preso il posto dei candidati tradizionali del PD e dell’UPT…
«Alle elezioni politiche del 4 marzo sono stato rieletto deputato per il centro-destra nel collegio uninominale di Pergine Valsugana con il 44,56% delle preferenze, sbaragliando l’ex Presidente Lorenzo Dellai e il candidato del M5S, Riccardo Fraccaro.
«Dopo l’accordo di governo Legastellato tra Lega e M5S, il 13 giugno sono stato nominato Sottosegretario alla Salute nel Governo Conte.
«Oggi sono nuovamente candidato alla Presidenza della provincia, questa volta ricevendo l'appoggio dell'intera coalizione di centro-destra e di diverse liste civiche locali, per un totale di nove simboli in campo: Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, UDC-Centro Popolare, Autonomisti Popolari, Civica Trentina, Associazione Fassa, Agire e Progetto Trentino.»
 
Come dicevo, la Lega non è mai stata così vicina alla poltrona di Piazza Dante, anche perché gli avversari si sono divisi in due tronconi. Ma se lei diventerà presidente della Provincia autonoma di Trento, cos’è che cambierà? Quale è il suo progetto politico?
«La mia proposta per un nuovo Trentino si basa su alcuni principi semplici e fondamentali, che costituiscono la base del programma realizzato dalla Lega e a cui si sono aggiunte alcune proposte delle varie forze di coalizione.
«Innanzitutto Autonomia protagonista: l’accordo di Milano del 2009 sottoscritto dagli ex presidenti delle province di Trento, Lorenzo Dellai, e di Bolzano, Luis Durnwalder, col governo di centro-destra, ha blindato l’autonomia sotto l’aspetto statutario e finanziario. In questa direzione è andato anche il Patto di Garanzia del 2014.
«La vittoria del NO al referendum costituzionale del dicembre 2016 ha messo fine all’attacco pesante che era in corso nei confronti delle autonomie speciali.
«Oggi ci troviamo in un momento in cui molte regioni a statuto ordinario richiedono maggiori competenze, a seguito dei referendum di Veneto e Lombardia del 2017. L’autonomia e l’autogoverno sono al centro del programma dell’attuale maggioranza parlamentare e la nostra autonomia speciale rappresenta il modello di riferimento per tutti i territori che chiedono maggiori forme di autogoverno.
«Per questo oggi la nostra autonomia speciale è più forte e più garantita di fronte alle spinte del centrismo.
«Ciò premesso, abbiamo bisogno di avviare una fase di innovazione innanzitutto del rapporto con l’Alto Adige/Sudtirol, pensando a un nuovo ambito regionale che rinasca dalla Regione attuale e prosegua nella direzione di un Ente di coordinamento e visione sovra-provinciale strategica, alleandoci con le regioni vicine e in particolare con i territori alpini, con i quali abbiamo in comune storie e problematiche da affrontare.»
 
Quindi si tratterebbe di un passo avanti? Di una estensione del concetto stesso di autonomia?
«Il valore dell’Autonomia va applicato non solo nelle relazioni tra enti politico-amministrativi, ma anche autonomia sociale (sovranità della famiglia, autonomia della scuola, tradizione, scuole materne, mutualità, cooperazione) e funzionale (governo della scuola e dell’Università).
«Secondo punto fondamentale è la centralità della persona umana in tutte le sue dimensioni e non del sistema (socio-territoriale, politico, ecc.), dando importanza ai valori di libertà e di solidarietà combinate.
«Non dobbiamo dimenticare poi le nostre radici cristiane: noi apparteniamo ad una comune cultura cristiana che è il collante più solido delle comunità trentine.»
 
Indubbiamente la cultura europea è comunque cristiana… Ma vada avanti.
«La nostra coalizione si definisce non solo autonomista, ma anche popolare: il popolarismo vuole essere il riferimento a una concezione di popolo come comunità articolata di persone e delle loro aggregazioni sociali e non a una concezione di popolo come soggetto storico collettivo unitario.
«Non possono mancare i princìpi di Solidarietà e Sussidiarietà: il Trentino è un territorio che ha sempre posto alla sua base il tema della solidarietà.
«Per quanto riguarda la sussidiarietà rileviamo che la Provincia ha preso sempre più spazio nella sua azione, sia nei confronti del settore privato che verso le autonomie locali. La nostra visione è opposta, ovvero ridare più peso agli enti locali e alla società civile.»
 
Dal punto di vista economico, cosa volete introdurre di diverso?
«Per incentivare la ripresa del nostro territorio puntiamo su Sviluppo integrale, non tanto o solo come aumento di PIL, ma come perseguimento dei fini che la comunità si pone (per es. qualità della vita, che ha diverse componenti), e Meritocrazia, ovvero riconoscere le reali capacità delle persone, per quanto sanno dimostrare la loro competenza sia come metodo lavorativo che per l’imparzialità della propria visione progettuale.»
 
Visto che è stata una delle grandi innovazioni della Giunta uscente, cosa pensa del trilinguismo nelle scuole introdotto da Ugo Rossi?
«Ritengo che il trilinguismo sia uno strumento importante per il futuro del Trentino, ma c’è bisogno di una revisione dell’intero progetto: un Trentino Trilingue deve essere perseguito nel rispetto delle conoscenze disciplinari. Occorre implementare la conoscenza e l’utilizzo delle lingue comunitarie anche attraverso attività aggiuntive facoltative e settimane linguistiche estive, in accordo con le scelte educative di ragazzi e famiglie.
«Ad oggi il piano è troppo rigido nella sua applicazione e vi è necessità di lasciare maggiore elasticità alle scuole nella programmazione. Va inoltre rivista l’introduzione del Piano nella scuola primaria dove, provocando l’eccessiva frammentazione delle conoscenze, ha creato ricadute negative sull’apprendimento della lingua italiana e di altre materie importanti.
«È infine importante poter reperire personale formato in modo adeguato e completo perché il servizio dato ai ragazzi sia di livello elevato.»
 
In parte lo ha già detto, ma lo riformulo in due domande. La prima è: «Cos’ha fatto di buono fin qui la Provincia autonoma di Trento»?
«Non si può nascondere che cosa si è riusciti a fare sotto l’aspetto della possibilità di sviluppo dei settori agricoli e del settore delle piccole imprese, compresi i settori della ricerca e l’Università. ciò che ha sminuito la possibilità di successo e valorizzazione delle azioni è stato il sistema clientelare.»
 
La seconda è l’opposto: «Cosa si deve modificare di quanto fatto dalla Provincia autonoma di Trento»?
«Sotto gli occhi della gente, sulle pagine dei giornali e nei servizi televisivi è palese la metodica utilizzata negli ultimi anni per mantenere il potere ad una certa parte politica.
«La Lega è un partito basato sulla meritocrazia, quindi cercheremo di portare questo principio importante all’interno degli apparati amministrativi provinciali.
«Serve uno stop ad assunzioni di comodo; di conseguenza andranno migliorati i metodi di istituire bandi e concorsi. Non vogliamo stravolgere, ma modificare in meglio.»
 
Infine l’ultima domanda. Se dovesse coniare uno slogan per la campagna elettorale, quale sarebbe?
«Cambiamo il Trentino, l’importanza di una scelta, per un futuro autonomo.»