Verso le elezioni comunali del 10 maggio – Alberto Pattini
Dieci domande per conoscere il pensiero dell’uomo che ha lasciato l’aratro per tornare alla Pubblica Amministrazione
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I nostri lettori sanno che Alberto Pattini ha collaborato assiduamente con l’Adigetto.it, però sanno anche che con il suo ritorno in politica, per le provinciali prima (quando ha sostenuto una candidata) e per le comunali adesso che candida per il Comune di Trento, la collaborazione si è ridotta quasi completamente per evitare che il giornale possa essere definito «schierato».
Riteniamo comunque interessante che i nostri lettori conoscano il pensiero politico di una persona che ha collaborato a lungo con noi.
Di qui la prima ragione dell’intervista che segue.
Dottor Pattini, per usare un termine significativo, cos’è che le ha fatto abbandonare l’aratro per tornare alla Pubblica Amministrazione?
«Ho deciso di dare nuovamente la mia disponibilità a candidarmi per la nostra città che amo profondamente, come ho fatto nei precedenti mandati svolgendo i ruoli di assessore e di presidente del consiglio comunale.
«Mi metto nuovamente al servizio degli abitanti di Trento città e delle periferie con l’entusiasmo di chi desidera fortemente dare un contributo personale, impegnandomi in primis a recuperare ed accorciare la distanza tra cittadini e palazzo Thun.
«Il mio ufficio sarà la strada. Il mio obiettivo sarà il contatto continuo, trasparente e sincero con Voi cittadini.»
Sono passati cinque anni. Non pensa di trovare forti cambiamenti?
«È il motivo per cui torno. È cambiato tutto da quando nel 2010 mi sono allontanato dalla politica per motivi personali e di salute.
«Oggi secondo il Censis solo il 10% degli italiani si fida del Parlamento (la percentuale era del 26% nel maggio 2010). E la fiducia negli enti territoriali è scesa ai livelli più bassi di sempre: il 13%.
«In questo momento l'amministratore comunale deve capire che essere eletto non è uno status symbol ma significa vivere un’esperienza finalizzata al raggiungimento del bene comune.»
Una delle sue battaglie in questi anni è stata la sicurezza in città. Cosa pensa di saper fare di meglio di chi se ne sta occupando?
«La sicurezza dei cittadini è peggiorata ed è aumentato il degrado ambientale. Un problema che va risolto.
«Partiamo da una considerazione. Tutti amano la città. Le donne in particolare la amano, la vivono, la riempiono con la loro costante presenza. Portano a scuola e nei parchi figli e nipoti, fanno la spesa, si ritrovano in compagnia per un aperitivo.
«La città non deve avere orario, non deve essere sicura solo nelle ore centrali della giornata, deve essere vissuta sempre, a qualsiasi ora. Ci impegneremo a renderla sicura anche per le donne, per salvaguardare la loro indipendenza e garantire la loro sicurezza.
«Lo faremo anche per i giovani, affinché possano crescere in un luogo sicuro e infine per gli anziani. Anche loro hanno diritto di godere la città in tutta sicurezza.»
È soddisfatto dell’aumento di turisti che vengono in città?
«Non basta che vengano. Se vogliamo una Trento davvero turistica, la città deve saper proporre ai suoi visitatori, in ogni periodo dell'anno, eventi culturali che animino la città, anche d'estate. Non dimentichiamo che l'estate 2014, per una serie di concause, ha fatto registrare un boom di presenze nei musei cittadini.
«Al contempo bisogna pensare ad alcune iniziative che coinvolgano la cittadinanza di Trento in maniera attiva, per tirare fuori di casa la gente e portarla nelle strade: la cultura può essere così uno strumento per riappropriarci della città, dei nostri rioni, un pretesto per fare conoscenza con il proprio vicino di casa e allontanare la micro criminalità.
«Esempio: la manifestazione Il Fiume che non c'è nel quartiere di San Martino è un fantastico esempio di integrazione sociale, di collaborazione, solidarietà e partecipazione.
«Dovremo pensare a un nuovo modo di produrre cultura del territorio come un intreccio tra bellezza, creatività, innovazione, saperi artigiani e manifattura. Un viaggio tra creatività, tradizione, innovazione, genio, ingegno.»
Ha progetti per incrementare il lavoro in città?
«Il comune di Trento non ha competenze sulla priorità del lavoro. L'unico modo per creare più posti di lavoro è incrementare il flusso turistico che c'è già in Trentino e convogliarlo sul capoluogo.
«Per fare questo è necessario potenziare lo sviluppo culturale e gli eventi della città con una seria strategia pluriennale.»
Lei parla di Trento «città agricola». Cosa intende dire? E codsa intende fare?
«Trento è il comune più agricolo del Trentino: ha 450 aziende agricole. Le basta?
«Beh, secondo me questi preziosissimi imprenditori vanno coltivati con mille attenzioni.
«Si devono salvaguardare i terreni agricoli come bene comune, va potenziata l'azione marketing dei prodotti agricoli locali a Km zero, si deve incrementare la sinergia tra agricoltura e cultura del paesaggio per un turismo sostenibile.»
Quando lei ha lasciato la Pubblica Amministrazione la crisi era agli inizia. Ha idea di cosa è cambiato nell’economia cittadina?
«È cambiato tutto con la crisi economica. E' necessario un adeguamento della normativa e soprattutto dei parametri ICEF.
«Parlo degli indebitati, esodati, i falliti o sull’orlo del fallimento, piccoli commercianti strangolati dalle ingiunzioni a rientrare dallo scoperto, o già costretti alla chiusura, artigiani con le cartelle di Equitalia e il fido tagliato, autotrasportatori, padroncini con l’assicurazione in scadenza e senza i soldi per pagarla, disoccupati di lungo o di breve corso, ex muratori, ex manovali, ex impiegati, ex magazzinieri, ex titolari di partite iva divenute insostenibili, precari non rinnovati per la riforma Fornero, lavoratori a termine senza più termini, espulsi dai cantieri edili fermi.
«Il comune di Trento deve farsi carico di assistere i soggetti in emergenza sociale.»
Ha rivolto un pensierino agli anziani?
«Gli anziani devono essere il cuore pulsante del quartiere. Una risorsa da ricollocare culturalmente e socialmente al centro e non ai margini dei processi sociali.
«Dobbiamo valorizzare il senso di appartenenza di cui gli anziani sono fortemente portatori, favorendo la loro partecipazione alla vita sociale.
«Dobbiamo promuovere attività socialmente utili e limitare l'insorgenza di situazioni di emarginazione e isolamento della popolazione anziana dovuta alla crisi economica e allo scarso potere di acquisto.»
La burocrazia è ancora un «leviatano» insostenibile. Ha idea di combatterlo e come?
«Dobbiamo ridurre la burocrazia che blocca la crescita economica interna e gli investimenti esteri. Per la costruzione di un semplice edificio (tipo capannone industriale) a sono necessari in media per le sole autorizzazioni 234 giorni, mentre in Germania ne bastano 97 e in Gran Bretagna 88.
«In Italia i tempi per le autorizzazioni sono due volte e mezza superiori a quelli tedeschi e britannici. E nel 2014 il nostro Paese ha perso ben 11 posizioni rispetto al 2013 quanto a tempi per le autorizzazioni edilizie, collocandosi nella fascia dei Paesi meno efficienti.
«La burocrazia, con i suoi numerosi passaggi procedurali, rappresenta un fattore di scoraggiamento all'investimento immobiliare, con effetti deleteri sull'industria delle costruzioni e sull'occupazione.
«Mentre nei Paesi europei per arrivare dal progetto al cantiere per medi interventi di riqualificazione urbana si impiegano fra i 10 e i 14 mesi, in Italia occorrono più di 3 anni (quando il processo va a buon fine e non resta incagliato nelle secche delle varie burocrazie statali, regionali e comunali).
Abbiamo dato precedenza agli anziani. Adesso vuol parlare per i giovani?
«Ritengo che Trento debba diventare una città più aperta ai giovani.
«Trento è diventata una città universitaria e dobbiamo avere maggiore attenzione nel gestire questa preziosa risorsa. L'Ateneo di Trento vanta di essere un'eccellenza tra gli Atenei d'Italia e questo è per tutta la città e la Provincia stessa un'importante riconoscimento.
«Si può e si deve fare qualcosa in più per il tempo libero dei ragazzi. Dare ai giovani maggiori spazi e avere il coraggio di vivere maggiormente la città.
«Favorire l'aggregazione e gli eventi culturali, sportivi per promuovere con il coinvolgimento degli stessi ragazzi (molti da fuori sede), il nostro territorio, le nostre aziende e il turismo trentino.»
Un’ultima domanda. Lei ha sempre gridato al degrado ambientale. Ma Trento non è una delle città più corrette?
«Nella nostra città il problema dell’abbandono dei rifiuti è molto sentito e per affrontarlo in modo efficace non è più sufficiente limitarsi a indicare le corrette modalità di conferimento come ha fatto finora l'amministrazione comunale.
«È necessario rimettere al centro il cittadino e, in particolare, il valore discriminante delle sue scelte, che fanno la differenza per la qualità del territorio in cui vive. Oltre a provocare il degrado dell’ambiente e della città, del resto, l’abbandono dei rifiuti su suolo pubblico è un reato sanzionabile per legge. L’abbandono è anche un costo per la collettività, un costo molto alto, dovuto al comportamento scorretto di alcuni cittadini, che ricade su tutti gli abitanti di Trento.
«Oltre all'inciviltà di chi getta i rifiuti per terra diventa necessario una maggiore tempestività da parte di Dolomiti Energia, delegata dal Comune a rimuovere questo degrado, una seria politica amministrativa che comprenda misure per una maggior pulizia e soprattutto un'attenta analisi della nuova raccolta rifiuti che nel 2013 ha portato oltre all'incremento della raccolta differenziata anche un incremento del degrado.»
G. de Mozzi