«Alle prossime elezioni Dellai candiderà nel Partito Democratico»
Lo ha detto il viceministro per l’economia Enrico Morando nel corso di una conferenza stampa tenuta nella sede del PD del Trentino
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Enrico Morando (foto) rappresenta all’interno del Partito Democrato un po’ la stessa posizione di Matteo Renzi, quella della Terza Generazione.
È vero che ha partecipato alla trasformazione del partito, ma ha anche interpretato il senso stesso che lo ha mosso in politica. Niente più Democrazia Cristiana né Partito Comunista uniti in un matrimonio che non aveva da farsi, ma proprio il soggetto unico di un partito di Centrosinistra.
Per questo, quando è giunto alla sede del PD del Trentino e un collega gli ha chiesto quale futuro vedeva per l’onorevole Lorenzo Dellai, che non è mai stato del PD, ma del Centrosinistra, ha risposto così.
«Se, come mi auguro, la legge elettorale licenziata dal Senato verrà approvata così com’è anche dalla Camera – ha detto – non ci sarà una coalizione vincente, ma un partito. Chi vorrà partecipare alle elezioni con noi non potrà farlo in un’altra lista, ma insieme a noi.
«Lorenzo Dellai, che non è un politologo ma un politico (cioè è un uomo che ha guidato di persona le sue esperienze), manterrà il suo orientamento, ma all’interno di un unico partito che rappresenterà il centrosinistra del Paese: il Partito Democratico.»
Sempre nel corso della conferenza stampa, il viceministro ha precisato alcune cose che vale la pena riportare.
La prima riguarda Draghi, che è fortemente orientato alle problematiche dell’Italia, non tanto perché è il suo paese, ma perché l’Italia rappresenta la problematica generale dell’unione Europea. Decidere a nostro favore in realtà lo fa nell’interesse dell’Europa.
E la decisione immettere sul mercato mille miliardi di euro da parte della Banca Centrale Europea è avvenuta all’interno delle norme che regolano l’istituzione.
«Non ci sono precedenti storici che insegnano come si può combattere la deflazione – ha precisato, – per cui Draghi ha fatto benissimo prevenirla giocando di anticipo.»
Quanto alla ripresa economica, Morando ha ricordato come l’unica strada sia quella di alleggerire la pressione fiscale su imprese e sul lavoro.
L’«ossimoro» degli incentivi e dell’IRAP va cancellato. Inutile incentivare il lavoro se poi questo fa aumentare le tasse alle imprese.
L’altro argomento importante affrontato dal viceministro dell’economia riguarda le autonomie locali.
«Pochi fanno il distinguo tra le autonomie che funzionano e quelle che non funzionano», – ha detto riferendosi alla Sicilia, che di fronte alla peraltro prevedibile crisi di un viadotto autostradale, ha chiesto aiuto allo Stato. Né il Trentino né l’Alto Adige avrebbero chiesto aiuto a Roma. – Eppure siete l’esempio di come si può fare tutto con quello che si ha. Un esempio da copiare, non da cancellare.»
Le parole del viceministro giungono in un momento tempisticamente perfetto. La Lombardia indice un referendum per abolire le autonomie speciali («inutile fare sondaggi scontati, del tipo ami la mamma?»), mentre il governatore della Toscana Rossi dichiara che le autonomie speciali non hanno più motivo di esistere.
«Non c’è più la questione della Venezia Giulia, come non c’è più quella dell’Alto Adige, – ha detto Enrico Rossi. – Le condizioni che avevano spinto Degasperi a volere le autonomie sono scomparsi per sempre.»
Un commento singolare, quello del Governatore della Toscana, che ricorda l’analoga gaffe della ministro Boschi.
Anzitutto il Friuli VG. Dopo cinquant’anni che hai devastato la regione con servitù militari, al punto da volere guadi al posto di ponti, lo Stato dice «Non c’è più pericolo, adesso vi amministriamo noi». Fantastico esempio di egoismo accentratore.
Poi il Trentino Alto Adige. Quando la Commissione dei 19 ha siglato la pace tra le varie etnie della regione, Degasperi non c’era più da tempo. Anzi, non aveva neppure mai assistito agli attentati dinamitardi. Cancellare le risultanze del Pacchetto per il Trentino Alto Adige significherebbe ricominciare daccapo.
Le autonomie speciali che hanno dimostrato di aver saputo fare tanto con poco sono un esempio da esportare, non da cancellare. Non diciamo che lo Stato può imparare da noi, ma molte regioni potrebbero farlo benissimo, a tutto vantaggio dello Stato centrale.
GdM