La direzione PD approva la linea Renzi: 130 sì, 20 no, 11 astenuti
La maggioranza è dunque ampia e la minoranza è anche divisa sul da farsi, le riforme del paese proseguono
Matteo Renzi ha tenuto il suo intervento alla direzione del Partito Democratico, che era stata convocata per parlare del «jobs act», che consiste nel disegno di legge che dovrebbe essere approvato entro la fine dell’anno ai fini di ridisegnare tutto il sistema del lavoro prendendo come esempio la Germania «che – sono parole del premier – è un nostro modello, non un nostro nemico».
Al termine del dibattito, è stata messa ai voti la sua linea. Ampio il successo: 130 i favorevoli, 20 i contrari e 11 gli astenuti.
Mateo Renzi è stato chiaro e convincente. Un esempio per tutti: nel nostro Paese non si possono tollerare i lavoratori dipendenti mascherati da Partita Iva, dove non hanno la minima garanzia per nulla e su nulla.
«Naturalmente non si vogliono diminuire le garanzie ai lavoratori dipendenti – ha detto, – ma la questione va guardata nel suo insieme per capire che tollerare questi sfruttamenti non è di sinistra.»
Renzi non ha mai messo in discussione l’appoggio del partito e non si è mai neanche sfiorato lo scontro.
Di certo però, la minoranza – giù minima – si è anche disgiunta in due scuole di pensiero. Gli astenuti hanno dunque preso le distanze soprattutto dai contrari.
Roberto Speranza ha annunciato il voto di astensione di una parte di Area riformista.
Tra i contrari, lo sapevamo, D’Alema, Civati e Bersani.
Renzi si è impegnato di incontrare i sindacati, ma pensiamo che sappia cavarsela benissimo perché nella sua replica finale ha anche rilanciato.
«Costruiamo un nuovo Welfare, votiamo una posizione chiara sulla riforma del lavoro, –ha detto. – Riformare il diritto del lavoro è doveroso. E a chi mi dice che eliminando l'articolo 18 togliamo un diritto costituzionale, rispondo che il diritto costituzionale non sta nell'articolo 18, ma nell'avere almeno un lavoro.»
Ieri avevamo scritto che oggi avremmo visto se vincevano i poteri forti del Paese oppure se si faceva finalmente un giro di boa.
Oggi crediamo di poter affermare che si sia fatto un grande passo avanti.
Il Paese è forte perché il suo partito maggiore è solido e compatto.