Dellai: «I popolari daranno la fiducia al governo Renzi»
«Ma solo per il bene del Paese e non per un premier che ha privilegiato PD e Centrodestra»
Non è un mistero che noi non abbiamo apprezzato molto il governo Letta, per la semplcie ragione che non ha portato risultati apprezzabili. Con lui è aumentata la pressione fiscale, che ha ridotto ulteriormente la disponibilità della gente e con questa l’aumento dei consumi, presupposto necessario per una possibile ripresa dell’economia.
Adesso è arrivato il governo Renzi, che almeno a parole si propone di svegliare un po’ tutta la macchina dello Stato. Il suo via ai lavori, dato con il suono della campanella, è stato accompagnato dalla battuta «Signori, la ricreazione è finita.»
In pratica, fin qui sta seguendo le nostre aspettative.
Quello che ci preoccupa non è lui, Matteo Renzi, quanto la sua squadra di ministri.
La nostra impressione è che il premier non abbia cercato di formare un esecutivo più snello, ma che abbia solo voluto dare un segnale in controtendenza sul numero dei ministri.
Così come è nostra impressione che la scelta di volere la metà dei ministri di genere femminile sia stato solo un gesto di opportunità.
Questo vale anche per i giovani. Noi siamo aperti al ricambio generazionale perché la classe politica che sta per lasciare il comando non ha portato risultati entusiasmanti. Ma non si deve scegliere una persona sulla base dell’anagrafe.
Insomma, se tutto questo può suonare bene in termini di immagine, in realtà è al di fuori di ogni logica dal punto di vista del merito.
Quello che serve non è la facciata ma il contenuto.
Nel segno del cambiamento sono stati sacrificati nomi di una certa importanza, se non altro per la situazione in cui si trovavano ad operare.
Ci riferiamo a Emma Bonino (Esteri) e Mauro Mauro (Difesa).
Non è che siamo stati leggeri verso la Bonino, dato che ha iniziato a muoversi silo negli ultimi tempi. Aveva annunciato che il caso di padre Dall’Oglio era sotto controllo, anche se non poteva dire di più per motivi di convenienza diplomatica. Se ne è andata senza sciogliere il nodo.
Ma il problema è quello dei Marò prigionieri in India. I governanti indiani non potranno che rallegrarsi del cambio della guardia, perché quantomeno passerà tempo prima che i nuovi ministri Esteri e Difesa riprendano il controllo della situazione. Nel frattempo l’ambasciatore italiano torna a Bombay?
Per quanto riguarda il ministro Mauro, il problema è più politico che operativo.
Era uno dei validi ministri del Governo Letta, ma non è stato riconfermato probabilmente per le ragioni numeriche e di facciata di cui abbiamo detto sopra. E' vero che rappresentava uno dei partiti piccoli, quello cui appartiene anche il nostro Lorenzo Dellai, ma perché rischiare un appoggio che potrebbe essere cruciale nel voto della fiducia?
La risposta non la conosceremo mai, ma un commento a Dellai lo abbiamo chiesto lo stesso.
«La crisi che ha provocato la caduta di Letta, che stava facendo un ottimo lavoro – ci ha risposto Dellai, – è avvenuta tutta all’interno del PD, per ragioni che non consociamo. Certamente non è stata una crisi avvenuta nelle altre compagini della maggioranza.
«Mauro era uno dei ministri più titolati a mantenere la continuità, eppure è stato sacrificato. Il perché dovrebbe spiegarcelo Renzi.»
Matteo Renzi rappresenta la terza generazione del PD, quella che non ricorda le origini democristiane e comuniste del Paese, messe insieme al termine della Prima Repubblica.
Dato che, conti alla mano, Renzi ha privilegiato più il Centrodestra che i partiti moderati di centro, abbiamo chiesto a Dellai, cosa farà il suo partito al momento di votare la fiducia a Renzi.
«Lunedì terremo la conferenza dei capigruppo, – ci ha risposto. – Ma il nostro orientamento è quello di rispettare l’appello di Napolitano. Quindi con ogni probabilità daremo la fiducia al governo Renzi, ma solo per il bene del Paese (come ci ha chiesto il presidente Napolitano) e non certo per quello di un premier che ha privilegiato il Centrodestra ai moderati di Centro.»