Il Pd vota sì alla relazione di Renzi, Letta lascia
Domani il presidente del Consiglio sale al Quirinale per rassegnare le dimissioni
La direzione del Partito Democratico, con 136 voti a favore e 16 contrari e 2 astenuti, ha approvato il documento col quale il segretario Matteo Renzi chiede un «cambio di regia dell'esecutivo».
Il premier Enrico Letta saluta gli elettori: «Ho già informato Napolitano».
Alla fine Matteo Renzi non ha resistito e ha chiesto un nuovo governo, con un nuovo premier. Subito.
La direzione del Partito Democratico, con 136 voti a favore, 16 contrari e 2 astenuti, vota a favore.
Ed Enrico Letta annuncia che venerdì salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni.
«Ho già informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano» – ha dichiarato.
Termina dunque con l'inizio della crisi di governo il giorno più lungo del premier, che era entrato a Palazzo Chigi il 28 aprile del 2013.
Francamente noi abbiamo sempre stimato Letta come uomo e come politico, ma come presidente del Consiglio dei Ministri ci siamo trovati troppo spesso a criticarlo per la quasi totale mancanza di incisività nella crisi italiana.
Indubbiamente è stato l’espressione della volontà politica che gli ha dato la fiducia, estremamente eterogenea e incompatibile per definizione, per cui non gli si può rinfacciare nulla.
Ma non ci dispiace l’idea che al suo posto vada un governo che riesca a imprimere la svolta necessaria al cambiamento di pagina, a partire dai rapporti con l’Europa, senza i quali ogni iniziativa con Letta risultava perdente.
Non sappiamo se Renzi riuscirà innanzitutto a ottenere la fiducia né se, una volta ottenuta, riuscirà a fare quello che sta predicando da tempo con l’appoggio del suo partito.
La cosa peggiore della situazione è la mancanza di una nuova legge elettorale, che è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta.
Di certo non era una scelta obbligata quella di Renzi, come si sostiene al PD, ma una scelta voluta.
La volontà, o meglio l’intemperanza, di Renzi ha fatto precipitare le cose. L’uomo aveva capito che non poteva aspettare troppo. I sondaggi che lo danno come gradito all’80% è stato un incentivo formidabile, perché quando si arriva a questi livelli si può solo perdere posizioni.
La situazione comunque è tutt’altro che chiara. Il totoministri, che si fa già da una settimana, non sembra entusiasmante, ma non fa testo.
Non è chiara neanche la posizione degli altri partiti, per cui dovremo aspettare l’evolversi della situazione prima di esprimere le prime valutazioni.
Sappiamo che anche Dellai aveva chiesto un chiarimento a Letta, ma non sappiamo quale spazio sia riservato alla sua formazione da Renzi. Ancora più confusa la sorte del Nuovo centrodestra, perché dipende tutto da Renzi. Il quale, contrariamente a quanto accade di solito, si è consultato solo con il suo partito.
Certo è che anche Renzi deve fare in conti con le caselline.