Il ministro delle regioni apre alla proposta del «Residuo fiscale»
Delrio: «Non vogliamo rendere più normali le speciali, ma più speciali le normali» Aperti tre tavoli di lavoro fra le province di Trento, Bolzano e Roma
Nella foto, Rossi, Delrio, Kompatscher e Caseroi.
Prima di procedere alla pubblicazione del pezzo, è bene ricordare il tema del contendere. Da una parte la necessità di fare cassa da parte del Governo per risanare le finanze dello Stato anche con l’aiuto di Trento e di Bolzano. Dall’altra la volontà, sancita dall’impianto costituzionale, delle autonomie del Trentino Alto Adige di mantenere le proprie prerogative e di non trovarsi a dover versare allo Stato tutto ciò che riescono a risparmiare grazie al proprio buon governo. Sì, perché i governi cha da Berlusconi a oggi si sono succeduti hanno sempre usato il metro della «cicala»: togliere gran parte della voce «spese in conto capitale», ovvero quello che non serve alle province autonome di Trento e di Bolzano strettamente per vivere. Le Amministrazioni del Trentino e dell’Alto Adige hanno proposto di assumere altre «competenze» (leggi: pagare noi altre attività di governo fuori dal Pacchetto Trentino Alto Adige). Ma prima o poi non cisarebbero state altre voci da assumere in proprio. Di qui la necessità di trovare un accordo di sistema fisso e condiviso. La logica del «residuo fiscale», peraltro inventato e proposto dalla Provincia autonoma di Trento già dai tempi dell’Amministrazione di Lorenzo Dellai, altro non è che un metodo matematico che garantisca una più corretta determinazione di questi aiuti. La proposta consiste nell’elaborazione dei saldi residui fiscali delle regioni più importanti del Nord, che sono a statuto ordinario, per trovare la formula matematica da applicare al gettito fiscale del Trentino e dell’Alto Adige. In questa maniera non sarebbe più stata la penna del Ministro dell’Economia di turno a stabilire a pancia cosa tagliare alle autonomie, ma i conti rapportati al resto del Paese. Del Paese che conta, vogliamo dire, quello sano: Veneto, Lombardia e Piemonte. L’ultima Legge di stabilità voleva tagliare un altro mezzo miliardi a Trento e a Bolzano sic et simpliciter, ma l’intervento dei parlamentari delle regioni autonome sono riusciti a imporre al governo di procedere a una formula valida una volta per tutte. Il governo ha accettato, peraltro con riluttanza, l’imposizione, ma non ha avuto il tempo di studiare la formulazione proposta. La stessa Legge di stabilità, infatti, congela il prelievo forzoso dalle casse di Trento e Bolzano rinviando alla fine di giugno 2014 la formulazione da concordare fra le parti (vedi nostro articolo di fine dicembre). L’incontro di oggi a Roma è la prima tappa di questo nuovo corso. Il che è già un passo avanti. Non tanto per impedire allo Stato di mettere mano ai soldi risparmiati dalle nostre amministrazioni, quanto per evitare che si incrini la blindatura delle autonomie. |
Agenzie fiscali, giustizia, finanza locale. Sono questi i temi su cui lavoreranno tre tavoli di lavoro fra le Provincie autonome di Trento e il Governo che saranno attivati nel giro di due settimane.
Accanto a questo, la disponibilità ad approfondire il tema del residuo fiscale.
È il risultato dell'incontro svoltosi oggi a Roma fra il presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi e il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher e il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio, assieme al viceministro dell'Economia e finanze Luigi Casero, per la revisione dei rapporti finanziari tra Stato e Province autonome.
Prima della riunione al Ministero, presso la sede romana della Provincia si è tenuta una riunione con i parlamentari delle due province (vedi nostro articolo), dalla quale è emerso un messaggio chiaro da recapitare al governo.
«Trento e Bolzano possono fare da apripista nel difficile percorso di riforma del nostro Stato democratico, purché si definiscano una volta per tutte i paletti dentro i quali tutti dovranno muoversi.»
L'obiettivo è quello di trovare l'accordo definitivo anche prima dei limiti temporali imposti dall'approvazione della legge di stabilità, rispettando comunque la scadenza di giugno.
«Finalmente si comincia – ha detto Rossi al termine dei colloqui di oggi. – Il nostro ottimismo è per ora moderato, perché siamo abituati alla concretezza. Però dalla giornata odierna emerge senz'altro un dato positivo. Abbiamo sentito il ministro Delrio concordare con noi sul fatto che l’accordo debba essere globale, debba essere cioè un accordo che si occupa di riempire di contenuti le deleghe che la Legge di stabilità ci ha assegnato, su giustizia, agenzie fiscali, tributi locali.
«Tre tavoli di approfondimento tecnico lavoreranno, a partire dalle prossime settimane, su questi temi. Il ministro si è impegnato inoltre per quel che riguarda la nostra proposta riguardante il residuo fiscale per partecipare al risanamento dei conti dello Stato.
«L'impegno è quello di farci avere una risposta in tempo utile prima che le province siano costrette a fare ricorso, e questo termine è fissato al 25 febbraio. Ma oggi abbiamo visto il ministro Delrio e il viceministro Cesaro molto convinti nel voler lavorare seriamente su tutte queste ipotesi.
«Siamo dunque fiduciosi che nelle prossime settimane si possa riempire di contenuti una volontà oggi espressa e ribadita da entrambe le parti.»
«Abbiamo avviato il lavoro di revisione dei rapporti finanziari tra Stato e Province, – ha detto Kompatscher da parte sua. – Puntiamo a risultati in tempi rapidi.
«Questa strategia comune comprende anche la volontà di trovare un accordo globale sui rapporti finanziari tra Stato e Province, in grado di garantire stabilità e chiarezza nella programmazione dei nostri bilanci. Nel ministro Delrio troviamo un attento interlocutore, convinto fautore del principio di sussidiarietà.»
Il Ministro Delrio è infatti uscito con una battuta che apprezziamo molto, perché ha ricordato che sulle Regioni l'impegno del Governo va in una sola direzione: «Non rendere più normali le speciali, ma più speciali le normali.»
Un appuntamento decisivo, quindi, quello di oggi - che ieri abbiamo definito «Il giorno più lungo per Trentino e Alto Adige» - che di fatto supera l'impasse che ha caratterizzato il percorso di attuazione dell'accordo di Milano, con la consapevolezza dichiarata che quello stesso accordo, oggi va innovato alla luce di uno scenario nel frattempo fortemente mutato.
Trento e Bolzano si candidano come apripista nel difficile percorso di riforma dello Stato democratico, purché si definiscano una volta per tutte i paletti dentro i quali tutti dovranno muoversi.
Sullo sfondo, la necessità di compartecipare al risanamento dei conti del Paese, missione cui le due Autonomie speciali non si sottraggono - hanno ripetuto ancora una volta i due presidenti - purché non si tocchino le prerogative dei rispettivi Statuti.
E sono 22, tra Trento e Bolzano, i ricorsi presentati alla Corte costituzionale per difendere questo principio irrinunciabile.