Lo svarione di Napolitano che non ha individuato una sola personalità femminile
Con noi anche la consigliera Francesca Gerosa - non femminista - che ci ha inviato una sua amara considerazione
Anche Napolitano ha commesso l’errore di Pacher - che ha considerato poco o niente le donne nel suo rimpasto di Giunta - evitando di chiamare personalità femminili nei gruppi di «saggi esperti» chiamati a trovare una soluzione per formare un nuovo governo.
Entrambi tragicamente in buona fede. Ma mentre Pacher lo ha fatto perché non ha voluto allargare la Giunta, Napolitano ha meno scusanti.
Certamente sono poche le donne che nel nostro Paese riescono a raggiungere i vertici delle istituzioni, per cui sceglierle tra le personalità di spicco era oggettivamente difficile. Ma questo non è un esimente, anzi il risultato di un sistema.
Ci pare insomma uno svarione che non depone a favore degli impegni dichiarati da tutti a favore della parità.
In verità, tutto questo non volevamo scriverlo, dato che quello che conta in questo momento sono i risultati della commissione piuttosto che la conformazione di genere.
Ma dato che ci ha scritto un accorato appello la moderata Francesca Gerosa, consigliera comunale di Trento, abbiamo deciso di dirlo anche noi, riportando uno stralcio dell’amica Francesca.
«È possibile che in un’intera nazione Napolitano non abbia trovato anche una sola donna degna di lavorare ai problemi che affliggono il Paese? – Scrive la consigliera Gerosa. – Chi mi conosce sa bene quanto io odi le famigerate quote rosa, e quanto non sopporti che le donne siano considerate come dei panda da salvaguardare. Quanto sia convinta che le donne non debbano esserci per partito preso, ma che ci siano tante, tantissime donne valide che vogliono esserci e che per esserci hanno tutte le carte in regola e le necessarie capacità!»
«La decisione di Napolitano mi arriva come uno schiaffo che mi ridesta da un sogno nel quale vedo le donne che lottano per arrivare con la loro determinazione dove vogliono, – prosegue Gerosa. – Quando vedo episodi come questi, dove non sono la propria determinazione o capacità a contare, ma le scelte di altri (uomini, tanto per cambiare), anche le mie convinzioni barcollano, i miei sogni diventano inutili visioni, e mi domando come sia possibile che le donne, per contare, debbano aggrapparsi all’esistenza di riserve indiane.»
«Sia ben chiaro. Il mio non è femminismo, ben lontano dal mio essere. Il mio è senso di ciò che è giusto, con l’idea che l’apporto che le donne possono dare al bene comune è fondamentale, – prosegue Francesca. – La mia è amarezza nel costatare che ancora una volta si è persa l’occasione di fare la cosa giusta, di fare sentire donne e uomini alla pari nel difficile compito di programmazione di un cammino che può aiutare il nostro Paese in un momento difficile.»
«Come donna sono arrabbiata, indignata, mortificata, – conclude. – È giusto che anche le donne, con le loro competenze, esperienze e sensibilità, abbiano la possibilità di dare il loro contributo in un’Italia che affonda. »