Duello TV a La7: Berlusconi batte Santoro e Travaglio per tre a zero

Il talk show di Santoro «Servizio Pubblico» ha avuto una audience da Sanremo: nove milioni di telespettatori

È stato proprio uno spettacolo quello andato in onda ieri sera sulla rete TV La7, dove Santoro ha ospitato Berlusconi.
E non lo diciamo per i quasi nove milioni di telespettatori (con una share del 30%), ma perché è stato proprio piacevole assistere alla trasmissione.
Avremmo scommesso che Berlusconi se ne sarebbe andato prima della fine, gettando la spugna, o che comunque sarebbe stato messo al tappeto da un Santoro più determinato che mai a metterlo in difficoltà.
E invece Berlusconi è uscito vincente alla lunga e certamente con qualche sassolino in meno nelle scarpe.
 
C’è da osservare che nella logica del conducente sono stati attivati dei meccanismi che potessero mettere in difficoltà il premier senza dargli la possibilità di ribattere.
Ma Berlusconi, ben lontano dal finire al tappeto, ha risposto in maniera esaustiva e credibile alle critiche e alle accuse che gli sono state mosse.
In particolare, la risposta data alla imprenditrice di Vittorio Veneto che si lamentava dei disastri prodotti dall’Euro, ha chiarito un concetto che noi dal nostro giornale non ci stanchiamo mai di ripetere: non può esistere una moneta unica senza una banca centrale indipendente e in grado di adottare le misure che ritiene necessarie per il bene di tutti i paesi.
Anche le accuse per cui le sue aziende – contrariamente alle dichiarazioni dell’ex premier – avevano licenziato una sessantina di persone, sono state smontate facilmente: quei dipendenti sono stati incentivati a lasciare il lavoro ricevendo lo stipendio per tre anni senza lavorare in attesa di andare in pensione.
 
Ma, come prevedibile, l’accusatore principale di Berlusconi è stato Travaglio. Il quale ha snocciolato per una decina di minuti situazioni di dubbia moralità a carico dell’ospite.
Santoro ha sapientemente impedito a Berlusconi di ribattere immediatamente, in modo che si disperdessero le difese attivate.
Come sempre, Travaglio è stato puntuale, preciso, circostanziato, ironico e soprattutto credibile.
Forse per questo, quando è stato il momento. c’è stato il colpo di scena: quando Berlusconi ha chiesto di leggere anche lui la sua lettera al giornalista.
«Me lo deve concedere, – ha detto Berlusconi, – dato che io sono per lei il suo core-business
Il presidente si è seduto al posto di Travaglio e ha cominciato a leggere il testo.
 
Dopo aver letto le note caratteristiche del giornalista, tra le quali la laurea ottenuta a 33 anni e il primo lavoro proprio nel gruppo editoriale di Berlusconi, l’ex premier ha cominciato a elencare la condanne subite da Travaglio per diffamazione.
«Si leggono su Wikipedia.» – Ha premesso Berlusconi. Poi ha dato il via a una serie di sentenze correlate delle pene pecuniarie e dei risarcimenti dovuti ai diffamati, tra i quali gli stessi vertici di Mediaset.
A metà lettura delle condanne, Santoro è intervenuto a gamba tesa, come un arbitro di parte determinato a impedire in ogni modo la sconfitta di uno dei suoi protetti.
Ha strappato di mano la nota che Berlusconi stava leggendo, accusandolo di mille scorrettezze inammissibili.
Berlusconi ha provato a trattenere le carte dicendo che stava solo facendo la stessa cosa che veniva concessa a Travaglio, ma è riuscito solo ad aggiungere la conclusione: «Quest’uomo è un diffamatore di professione!»
 
La scena è proseguita in modo piuttosto grottesco, con Santoro imbestialito, Travaglio umiliato e Berlusconi soddisfatto come un gatto che si era mangiato un topo.
Prima di sedersi nel posto lasciato da Travaglio, Berlusconi ha fatto la sceneggiata di pulire il sedile con fazzoletto.
Travaglio ha chiesto di fare un’unica osservazione.
«I miei processi sono di natura civile, – ha detto, visibilmente teso in volto. – Non di natura penale come i suoi.»
[Per un giornalista una condanna per diffamazione è grave come una condanna penale. - NdR]
«Io non ho condanne passate in giudicato. – Ha controbattuto Berlusconi. – Lei sì.»
 
Insomma dal duello, che tutti ritenevano sbilanciato a favore di Santoro, è uscito vincitore alla grande Berlusconi.
È riuscito a smantellare tutte le accuse alle quali gli è stato concesso di ribattere e ha sferrato un grosso colpo alla credibilità di Travaglio.
La capacità di Berlusconi di descrivere lo scenario italiano ed europeo, ma soprattutto la forte componente ironica di cui è dotato, lo hanno portato a capovolgere la situazione in un ring che lo dava per sconfitto a priori.
E questo, al di là di ogni vocazione politica, è stato quel che si dice «spettacolo». Quei nove milioni di spettatori sono stato ripagati.
 
G. de Mozzi