Pacher spariglia le carte delle provinciali: «non mi ricandiderò»

Ma in un anno possono accadere moltissime cose, questa è solo una prima mossa

Quando qualche mese fa avevamo provocatoriamente intitolato il primo articolo «Trentino svegliati!» per stimolare la ricerca di una nuova leadership politica per la prossima legislatura provinciale, non pensavamo che il risveglio sarebbe stato così brusco.
Sabato 20 ottobre il vicepresidente della Giunta provinciale Alberto Pacher ha annunciato il suo ritiro dalla politica.
Le ragioni, ha detto, vanno ricondotte alla mutazione genetica del suo partito, il PD, nel quale non si riconosce più.
 
Cosa può essere accaduto?
Beh, in sostanza il suo partito si sta muovendo come se fosse dato per scontato che Pacher «non» sia il successore naturale dell’uscente Lorenzo Dellai.
Il che di per sé ci pare una soluzione responsabile, perché non c’è nulla di meno democratico della successione naturale del potere. In altre parole, le primarie avrebbero confermato la linea ereditaria fin qui conosciuta tra Dellai e Pacher.
Ma dato che l’alternativa potrebbe significare per il PD la perdita delle elezioni, Pacher ha giocato la sua carta. E ha fatto bene, perché così metterà il suo partito in condizione di guardare il faccia la realtà.
 
Cosa accadrà adesso?
Beh, anzitutto un anno è lungo da passare e questo potrebbe essere solo un primo ribaltone, magari a sua volta ribaltabile.
Certo è che nello scenario provinciale adesso il gioco è sparigliato, perché tutti i partiti si trovano in una fase dinamica difficilmente da prevedere.
La Destra è disorientata da scelte romane non certo chiare, con correnti che si stanno vestendo da partiti.
La Lega sta cercando di arroccarsi nelle regioni del Nord, mentre l’eventuale vuoto che andrebbe a lasciare verrebbe occupato dai Grillini (sono entrambi voti di protesta).
Il Centrosinistra sta rivoltandosi come un calzino sotto i colpi di maglio di un giovane Renzi, il cui gioco migliore che gli sta riuscendo è quello di mettere fuori gioco gli avversari più titolati. Magari avrà anche una fase propositiva, che adesso però non conosciamo.
Il Centro, a livello nazionale, sta diventando ricettacolo di tutti coloro che non si riconoscono più nelle coalizioni di appartenenza. Si tratta della formazione che ha più chance per la prossima legislatura nazionale, ma rischia di raggruppare ideologie tra loro incompatibili.
 
In Trentino sta emergendo il Partito autonomista, grazie alla capacità dimostrata dall’assessore Ugo Rossi che da tempo si sta rivelando come potenziale presidente provinciale prossimo venturo. Il quale è di centro.
E con l’uscita di scena di Pacher, l’eventualità di veder passare il testimone a un partito autonomista, di centro appunto, si sta facendo più concreta.
Per questo abbiamo detto che «un anno è lungo da passare». Da qui al prossimo autunno ne passerà di acqua sotto i ponti e vedremo se vinceranno i princípi o il pragmatismo.