Le manovre in vista delle elezioni provinciali di ottobre

Il PATT dice sì a Fugatti, ma il vicesindaco di Trento Stanchina non ci sta e lascia: «Quel matrimonio non s’ha da fare!»

Proseguono le manovre in vista delle elezioni provinciali di ottobre.
La mossa principale è il sì del PATT che ha deciso di saltare sul carro vincente del Centrodestra.
Non tutti però sono d’accordo all’interno del partito autonomista. Il vicesindaco di Trento Roberto Stanchina ha annunciato di non condividere la scelta e ha annunciato di lasciarlo.

Di seguito pubblichiamo la nota inviata da Stanchina alla stampa.
Prima però aggiungiamo che la posizione della Gerosa è rimasta immutata: vuole candidare da presidente al posto di Fugatti.

Il Patt sbanda verso la destra nazionale, non in mio nome!
«Nella lunga marcia di avvicinamento a quel traguardo coalizionale che smentisce l’ espressione congressuale dello scorso anno, ieri sera la segreteria a Guida Marchiori, ha chiesto di ratificare un passaggio epocale e unico per l’ex Partito Autonomista.
Un passaggio decisivo attraverso un’obliqua operazione di scansamento delle forze nazionaliste ora per ritrovarle domani.
Si tratta della declinazione in salsa locale della Autonomia differenziata: un matrimonio civile, quello religioso sarebbe eresia politica, con le forze nazionaliste ed antieuropeiste posposto di qualche settimana, questo sembrerebbe ad oggi di capire. Che vada a regime o meno l’intera operazione, è stata almeno tentata e questo è già un fatto.
Al congresso ideologico straordinario del Patt, che forse avrebbe trovato logica giustificazione a premessa di una svolta autonomista storica, sono stati preferiti invece 20 minuti concessi dal Presidente Fugatti a ratificare un matrimonio che non s’ha da fare.
 
Quel matrimonio che segna per la prima volta nella storia di 75 anni delle Stelle Alpine un’alleanza con quella destra, che pur nel rispetto mantenuto sempre nei confronti della sua storia, mai era stata valutata soggetto politico valoriale col quale intessere rapporti politici di collaborazione, oggi si staglia con dettagli mimetizzati dal tentativo di definire tecnico un accordo che tale non può essere.
Ma non può esserlo perché l’accordo con Fugatti, se Fugatti sarà scelto dalla coalizione è leader tesserato Lega, non appartiene ad altri mondi politici se non a quello della Lega.
L’accordo dunque si manifesta attraverso un incontro politico con il capo della Lega. Di tecnico c’è, forse, solo una bozza di programma preparata e consegnata dopo l’accordo politico.
 
Su quello che il Patt è in questo momento, non mi soffermo, visto lo stato attuale di evidente sbandamento e scollamento con la sua realtà valoriale e patrimonio storico: quello che non può essere forse è il caso di ribadirlo, indipendentemente dai destini futuri del Partito, che non possono intaccare il suo dna.
Un autonomista non può essere nazionalista, un autonomista non può essere centralista, un autonomista non può sostenere l’egoismo sociale, un autonomista non può essere anti europeista, non può essere scettico verso l’Euregio, un autonomista non può essere antiregionalista, un autonomista non può dimenticare che le minoranze non si distinguono per il colore della pelle; un autonomista non può essere insomma tutto quel mondo politico col quale ci viene chiesto di scommettere oggi per il futuro della nostra terra e rispetto al quale ci separa l’essenza stessa, l’anima politica nostra di essere autonomista.
 
Se arriviamo oggi, dopo un passaggio congressuale interessante, al quale io stesso aderii con forti aspettative e grande investimento personale, a calcare il sedime coalizionale contrario al deliberato stesso della massima assise democratica del nostro Partito, significa che questo strappo politico ha radici e ragioni esterne alla politica bianca, quella che noi appartenenti e militanti abbiamo potuto vedere.
Si tratta dunque di un approdo in terra destrocentrista gestita da una community ristretta, una oligarchia che ha legittimamente trattato con mandato congressuale, ma impropriamente mossa da un atteggiamento celato, guardingo ed autoprotetto.
Ne abbiamo addirittura contezza e certificazione attraverso la nota giuntale inviata dal Segretario all’ ultima riunione del 16 febbraio nella quale la trasparenza è tale da vietare ogni tipo di relazione con qualsiasi organo di comunicazione, nel timore non si sa bene di cosa se non, di escludere il rischio di svelare opacità o maneggi strani.
 
In caso contrario non si capirebbe il motivo di censurare un atto politico alla luce del sole, a meno di agire per conventicole ed in territori grigi non socializzabili.
Un breve riferimento al mio ruolo di amministratore, la cui condizione politica mai è stata presa in considerazione, come quelle analoghe di altri miei colleghi di partito.
Se qualcuno del Partito pensava con questa operazione coalizionale di eludere responsabilità di coerenza politica, con amministratori autonomisti che misero la faccia all’interno di precisi accordi in una precisa direzione, sappiano che io ho una faccia ed un impegno verso gli elettori, faccia ed impegno innegoziabili che guardano al futuro nel solco valoriale di sempre.

Roberto Stanchina - Vicesindaco di Trento
Autonomista