Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta, Calenda e Conte
A quattro giorni dalle elezioni, vediamo di tracciare il profilo dei leader principali, nella speranza che gli indecisi riescano a farsi un’idea e vadano a votare
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Giorgia Meloni
Leader di Fratelli d’Italia
Secondo gli ultimi dati pubblicabili (sospesi a due settimane prima delle elezioni), il suo partito era in testa.
Assommato ai voti degli altri partiti della coalizione, sfiorava il 50% dei suffragi.
Meloni si è dimostrata la più equilibrata della coalizione, non ha fatto promesse irrealizzabili e ha tirato le orecchie a coloro che le facevano.
Si è dichiarata a favore dell’Unione Europea e della NATO, condannando l’attacco di Mosca all’Ucraina.
Ha preso nettamente le distanze con i partiti che si rifacevano al fascismo, espellendo coloro che si erano espressi a favore dei tempi andati.
Per contro, ha espresso parole rassicuranti nei confronti di Orban, il sovranista ungherese accusato dalla UE di non essere democratico. Alle origini del suo appoggio, il fatto che l’Unione Europea non abbia elencato le ragioni dell’affermazione.
Scholz, il cancelliere tedesco socialdemocratico, si è augurato che l’Italia non elegga un partito le cui origini risalgono ai tempi del fascismo.
Meloni ha saputo difendersi, ma i detrattori sono riusciti a mantenere il sospetto che i suoi rapporti con gli altri stati europei possano risultare affaticati.
Matteo Salvini
Leader della Lega
Sempre stando agli ultimi sondaggi pubblicabili, Salvini continuava a perdere consensi man mano che pronunciava i suoi interventi in tema di politica economica, interna ed estera.
La cancellazione della Legge Fornero è stato uno dei suoi cavalli di battaglia, seguito dalla Flat Tax da elevare ai redditi fino ai 100.000 euro all’anno, lavoratori dipendenti compresi, per concludersi sulle azioni da assumere contro l’immigrazione clandestina.
Se vince vorrò farsi affidare nuovamente il Ministero dell’Interno.
Visto che cambia spesso le opinioni, anche i suoi alleati hanno espresso alcune critiche, al punto di farsi promettere di adoperarsi per l’autonomia delle regioni che intendano chiederla.
La sua posizione contro Putin è netta, precisando che prima dell’attacco all’Ucraina era naturale avere un buon rapporto con lui.
A Pontida Salvini è riuscito a chiamare a raccolta i suoi più fedeli sostenitori come ai tempi di Bossi.
Silvio Berlusconi
Leader di Forza Italia
Punta sul taglio delle tasse (la flat tax per tutti), pensioni minime a mille euro, un milione di alberi in più.
Ovviamente si tratta di proposte più che allettanti, ma non ha mai spiegato come intenda trovare le risorse necessarie per realizzarle. Si è sempre limitato a dire che i soldi ci sono.
Investe molto sul suo prestigio internazionale. È amico degli americani, è leader carismatico del Ppe in, è contrario all’autocrazia elettorale di Orbán.
Berlusconi è il leader di centrodestra che più ha avuto esperienza di governo, ma il suo partito è rimasto piccolo, per la semplice ragione che è vecchio e coloro che gli stanno intorno non possono assolutamente pensare di poterlo sostituire.
Con l’astensione al voto di fiducia ha contribuito alla caduta del governo Draghi, cosa che gli ha fatto perdere validi collaboratori come Brunetta, Gelmini e Garfagna.
Enrico Letta
Leader del Partito Democratico
Enrico Letta è anche leader della coalizione di centrosinistra, che però senza il Movimento 5 Stelle, senza Calenda e Renzi non ha molte possibilità di ottenere la maggioranza.
La sua campagna è stata quella di invitare la gente a dare un «voto utile», considerando inutili quelli dati a Calenda e ai pentastellati. Ovviamente queste battute hanno fatto insorgere Conte e Calenda
Letta è anche all’origine della critica fatta da Scholz contro la Meloni di cui abbiamo parlato sopra. Anche in questo caso ha ottenuto critiche non solo dalla Meloni che lo ha accusato di cercare aiuto all’esterno ben sapendo che in questa maniera faceva indebolire l’Italia, ma anche da Calenda e da Conte.
Tra le sue promesse c’è la riduzione del cuneo fiscale nella misura corrispondente a una mensilità in più.
Ma ha anche promesso di reintrodurre la tassa di successione e, magari, anche una patrimoniale.
La sua campagna elettorale si è svolta contro l’eventualità che la destra vada al potere, intendendo dire che sarebbe a rischio la democrazia del Paese. Parole che gli sono tornate a danno. Ormai l’Italia è democratica, punto.
Non ha presentato un programma concreto.
Carlo Calenda
Leader di Azione.
Insieme a Renzi ha cercato di mettere in piedi il Terzo Polo, proponendo la propria coalizione di fare da ago della bilancia nel caso il centrodestra non dovesse formare un governo.
Nel qual caso, Calenda vorrebbe Mario Draghi alla guida del governo. Draghi ha già detto di no, per cui l’eventualità che questo accada significa che il Parlamento non riuscirebbe a trovare la quadra, per cui il presidente Mattarella si troverebbe costretto a chiamare nuovamente Draghi a formare un governo di unità nazionale.
Ovviamente il loro programma consiste nel proseguire l’attività del governo Draghi.
La loro campagna consiste nel No al centrodestra, No ai Cinque stelle, No alle ambiguità del Pd, No alle elemosine, Sì ai rigassificatori, Sì al nucleare green, Sì all’Europa, No a Putin, Sì al Piano di ripresa e resilienza. Più meno come i componenti del centrodestra, con i quali non intenderà mai fare un governo (a meno che non sia istituzionale).
Giuseppe Conte
Leader del Movimento 5 Stelle
Conte ha reiterato il Bonus 110 sulle ristrutturazioni, il Reddito di cittadinanza e no alla controffensiva dell’Ucraina.
Si trova alla guida di un partito che si rinnova quasi del tutto per via del regolamento che vuole solo due mandati per candidato. E lo stesso Conte non è stato eletto nel parlamento.
Ha fatto cadere il governo Draghi e questo gli costerà fior di consensi al nord, ma il voler mantenere il Reddito di cittadinanza gli farà avere un bel seguito al sud.
La sua politica ambientale lo pone contro il nucleare, ma anche contro altre alternative energetiche.
Certamente i Pentastellati hanno portato a casa risultati apprezzabili, ma pare appunto che nessuno li voglia.
La frattura con il PD sembra insanabile, ma mai dire mai. Di certo Calenda non li vuole, per non parlare del centrodestra.
Comunque sia, la questione morale introdotta dal M5S ha portato risultati.