Referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022
Quesito Numero 3: Separazione delle carriere dei magistrati – Scheda colore GIALLO
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Le ragioni del quesito
Nel corso della carriera, gli stessi magistrati passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa.
Si alternano nelle diverse funzioni.
Questa contiguità tra il pubblico ministero e il giudice contraddice l’idea che l’attività della parte che accusa (PM) debba restare distinta da quella di chi giudica.
Essa crea uno spirito corporativo tra le due figure e compromette un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico.
Nelle grandi democrazie i PM hanno carriere nettamente separate da quelle dei giudici.
Le ragioni del SÌ
Cosa succede se si vota sì? Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.
Il quesito referendario punta a eliminare la possibilità per giudici e pm di cambiare la propria funzione nel corso della carriera.
Se passasse il sì, il magistrato dovrà dunque scegliere se esercitare la funzione di giudice o quella di pm, e non potrà poi modificare la sua decisione.
Secondo i sostenitori del sì, il successo del quesito referendario aiuterebbe a garantire una maggiore imparzialità dei giudici.
Le ragioni del NO
Secondo i contrari al quesito, anche questo referendum riguarda aspetti dell’impianto che rischiano di rendere la nostra giustizia meno equa.
In alcuni casi ci si trova di fronte a interventi parziali che, slegati da una riforma complessiva e più organica, perdono di significato.
In particolare, la comunanza di formazione e di percorso iniziale tra pubblico ministero e giudice è positiva perché impedisce che i Pm diventino una sorta di «avvocati della polizia».
Togliendo il pubblico ministero dalla giurisdizione lo si espone al rischio di essere manovrato dal potere politico. Con la conseguenza di un’azione penale non uniforme su tutto il territorio.