Alessandro Savoi lascia l’Ufficio di Presidenza della Regione
E ci sono voluti dei mesi prima che prendesse la pragmatica decisione
Alla fine il consigliere provinciale Alessandro Savoi ha lasciato l’Ufficio presidenza della Regione.
Come si ricorderà, l’esimio consigliere provinciale aveva usato parole triviali nei confronti di colleghe per esprimere la propria contrarietà contro di loro.
Ovviamente si sono ribellate tutte le donne del Consiglio provinciale e non solo quelle dell’opposizione.
Savoi si era anche scusato, sperando così di poter mantenere l’incarico, ma evidentemente non aveva capito la gravità del suo comportamento.
Alla fine, sotto la pressione della maggior parte dei colleghi – maschi e femmine, trentini e altoatesini, di coalizione e di opposizione – si è dimesso.
Le considerazioni da fare sono poche, ma concrete.
La prima è che l’uomo ha fatto fatica a capire cosa aveva fatto di sbagliato. E forse tuttora considera un’esagerazione il polverone che ha provocato.
La seconda è che un consigliere provinciale rappresenta l’intera popolazione trentina e non solo i propri elettori. Ammesso che i suoi sostenitori siano fatti con lo stesso stampo, l’istituzione che rappresenta non ammette errori di questo genere.
La terza viene da sola: Savoi non dovrebbe dimettersi solo dall’incarico in presidenza ma anche da consigliere provinciale.
La quarta è che se un uomo deve usare parole del genere nei confronti delle proprie colleghe, significa che queste colleghe lo hanno battuto solennemente. Tanto di cappello alle signore.
La quinta è che l’intera faccenda dimostra che sarebbe necessaria una minima soglia culturale per entrare in Consiglio Provinciale.
GdM