Il Consiglio dei Ministri dà il via libera al Recovery plan

Però Renzi è orientato allo strappo. Eppure, una crisi di Governo è come un’operazione militare: nulla andrà come previsto

Si sta assistendo a una grottesca partita a poker (e non ai più nobili scacchi), dove il Paese sta a guardare impotente. Un poker scoperto, peraltro, con una sola carta girata. Hanno cambiato carte più volte e adesso siamo al bluff finale. E alla fine si andrà a vedere.
Conte ha rivisto il Recovery plan, ha pensato ci delegare i servizi segreti alla Lamorgese (Interno), sta temporeggiando sul Mes.
Stanotte il Consiglio dei ministri ha approvato la bozza rivista e corretta del Recovery Plan. Ma Renzi non ci sta e ha annunciato una decisione irrevocabile nella giornata di mercoledì. Ha già indetto una conferenza stampa sul tema.
 
Con ogni probabilità Renzi ritirerà i ministri dalla compagine governativa. Nel qual caso le ipotesi sono due.
La prima è che Conte si presenti al Parlamento per chiedere la fiducia. Sostiene di avere i numeri.
La seconda è che Conte salga al Quirinale per formalizzare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, il quale potrebbe comunque mandare il Governo alle Camere per vedere se ha la maggioranza.
In entrambi i casi si andrebbe alla conta. Se la fiducia ci fosse, Conte sostituirebbe i due ministri dimissionari (e già che c’è anche qualcun altro).
Se la maggioranza non ci fosse, il Presidente della Repubblica inizierebbe le consultazioni. E qui può accadere di tutto, si è parlato addirittura di un governo di centrodestra alleato a Renzi…
E, ultima ratio, lo scioglimento delle Camere.
 
Certo però si tratta di una situazione decisamente senza precedenti. Anzitutto perché Conte è il primo (e speriamo l’unico) presidente del Consiglio che ha governato con due maggioranze diverse.
E poi perché la situazione è grave. Non è certo il momento di perdere tempo in questioni politiche che la gente non capirebbe del tutto.
Noi riteniamo che non si andrà a elezioni anticipate, perché – complice anche il taglio dei parlamentari (voluto dai parlamentari) – i membri sanno di avere poche possibilità di venire rieletti.
Di certo però va cambiato il metodo, basti pensare che ci sono 50 miliardi di appalti già affidati e finanziati ma fermi da quasi un anno per motivi burocratici.
Ma la situazione che temiamo di più è che venga formato un «governo di scopo», cioè guidato da una persona che ottenga la maggioranza tecnica per portare avanti quello che con la crisi si sta bloccando. La storia ci insegna che - da Badoglio a Monti - non ha mai funzionato.

GdM