La Wada ha fatto ricorso contro l’assoluzione di Sinner

La vicenda doping non è chiusa: chiesta la sospensione da uno a due anni (ma non la restituzione dei premi e trofei)

Sapevamo che con la Wada di mezzo, Sinner non poteva fare sonni tranquilli. Difficile dimenticare infatti la vicenda di Schwazer, quando la Wada ha mantenuto la propria posizione nonostante il tribunale di Bolzano avesse smantellato l’impianto accusatorio.
Fatto sta che oggi è stato depositato il ricorso contro il nostro Sinner sul caso di doping, contro l’archiviazione decisa dal TAS, che aveva annullato una vittoria e un premio.
La sentenza del TAS era stata accolta favorevolmente dagli osservatori e dalla stampa, perché era stato dimostrato che l’«assunzione» era stata trasmessa involontariamente dal suo fisioterapista che si era curato una ferita al dito con una pomata che conteneva qualcosa di irregolare.
I più grandi tennisti si erano espressi a favore di Sinner, mentre qualcuno che ce l’aveva a morte ha criticato la mancata punizione esemplare.
 
L’aspetto ancora più singolare sta nel fatto che nel ricorso si legge che si chiede una sospensione da uno a due anni (sic!), ma non la restituzione di premi e trofei vinti.
Cosa può significare? Un modo per addolcire la richiesta di condanna così pesante per un reato mai commesso?
In realtà sarebbe previsto dal regolamento che, secondo una certa interpretazione, quando c’è la buona fede i premi vanno lasciati all’atleta.
Fatto sta che adesso il TAS di Losanna “deve” accogliere il ricorso e istituire un arbitrato che prevede il deposito di memorie da entrambe le parti.
Molti autorevoli scienziati hanno deposto a favore di Sinner, per cui riteniamo che una sentenza di condanna così come richiesta dalla EADA sarebbe un clamoroso danno di imamgine per l’intero sistema giudiziario antidoping.