Il disastro si è abbattuto su Haiti, il Paese più povero del Mondo
La scheda sulla repubblica di Haiti, che occupa la parte occidentale dell'isola caraibica di Hispaniola
Hispaniola (nella prima immagine qui sotto) è
la seconda isola, per dimensioni, delle Grandi Antille ed è la
naturale convergenza orografica delle più occidentali Cuba (a
Nord-Ovest) e Giamaica (ad Ovest), dalla quale parte (verso Est)
l'arco delle Piccole Antille che protegge il Mar dei Caraibi
dall'Oceano Atlantico.
Hispaniola è divisa in due Stati indipendenti, la Repubblica
Dominicana ad Est e Haiti ad Ovest. La storia dei due stati è
piuttosto simile ed almeno per tre secoli tristemente segnata dalla
dominazione europea più deteriore.
Quando fu scoperta dagli Spagnoli alla fine del 15° secolo, Haiti
contava probabilmente 100.000 indigeni, oggi completamente
scomparsi. Alla fine del 17° secolo iniziò l'emigrazione francese,
cui seguì immediatamente la tratta degli schiavi negri dalle coste
della Guinea, trasferiti forzatamente per lavori di
piantagione.
Gli indigeni vennero presto sterminati, e così Haiti divenne in
poco tempo uno stato abitato essenzialmente da negri.
Quando con la Rivoluzione Francese (1789) iniziò il processo di
indipendenza, Haiti contava 465.000 negri in stato di schiavitù,
28.000 negri affrancati e 31.000 bianchi, in massima parte
francesi.
Questi ultimi abbandonarono in massa Haiti entro il 1804, anno in
cui veniva concessa l'indipendenza, per cui Haiti si trovò ad
essere popolata quasi esclusivamente da negri e da pochi
mulatti.
Con la riduzione della mortalità infantile L'incremento demografico
fu rapido, tanto che alla fine della Prima Guerra Mondiale contava
già 1.600.000 abitanti e, nel 1950 (anno del primo censimento)
oltre 3.000.000. Nel 1986 la popolazione era di 5.500.000
individui.
Attualmente la popolazione è formata per il 90% di negri, chiamati
eufemisticamente bruns e che costituiscono i ceti più umili,
generalmente esclusi dalla vita politica ed economica della
nazione.
Il 9% è formato dall'élite di mulatti che governano e dirigono lo
Stato. Il restante 1% è formato da bianchi, Francesi e
Nordamericani.
Anche la vicina Repubblica Dominicana, controllata dalla minoranza
creola, aveva incentivato l'espatrio verso Haiti della propria
popolazione nera (e favorito contemporaneamente l'immigrazione di
agricoltori europei).
La popolazione, a causa delle notevoli diversità ambientali, è
distribuita in modo eterogeneo, anche se di massima si può dire che
il fenomeno dell'urbanesimo sia molto ridotto per via degli scarsi
insediamenti industriali.
I centri abitati si collocano per lo più lungo la costa
settentrionale e nel golfo della Gonave.
Port-au-Prince, unica città vera e propria (gli altri sono
villaggi), conta 738.000 abitanti di agglomerato urbano ed è
circondato da un'immensa bidonville, che eleva il numero di
abitanti a quasi 1.800.000 persone.
La città è posta nella parte più meridionale del golfo, alla
convergenza di alcune importanti vie di comunicazione. Fondata nel
1749, è l'unico centro economico politico e culturale dello stato,
ed è stata progettata in modo razionale, con vie rettilinee
intersecate ad angolo retto.
Dal punto di vista ambientale, Haiti è una tipica grande isola dei
Caraibi, costituita dalla convergenza di due grandi dorsali, quelle
che formano appunto la naturale prosecuzione delle dorsali di Cuba
e di Giamaica.
Dette dorsali formano le due lunghe penisole che comprendono il
grande golfo di Gonave, il cui nome deriva dall'omonima isola
situata nel golfo stesso.
Il clima non corrisponde a quello torrido che la posizione
astronomica vorrebbe: gli influssi della calda corrente marina
nord-equatoriale e lo spirare costante degli Alisei di Nord-Est
contribuiscono a caratterizzare il clima Haitiano, che è tropicale
parzialmente temperato dalle altitudini (si raggiungono i 2.300
metri).
Le parti più calde sono situate nella costa meridionale, riparata
dal beneficio degli Alisei, e nella depressione di Cul-de-Sac (40
metri sotto il livello del mare) le cui temperature raggiungono
facilmente i 40°.
Per contro, i versanti più piovosi sono quelli settentrionali e
nord-orientali; la zona meno piovosa, oltre alla citata
depressione, è la costa occidentale. Le stagioni più umide sono
quelle intermedie, primavera e autunno; in autunno sono frequenti
gli uragani provenienti dalle Piccole Antille.
La stagione più povera di precipitazioni è l'inverno grazie
all'influsso dell'anticiclone che, seguendo il sole, in quel
periodo si porta sul Tropico del Capricorno.
Haiti è
di gran lunga il più povero stato dell'America Latina, anzi, uno
dei più poveri del mondo, contando un prodotto nazionale lordo di
400 $ USA pro capite (contro i 2.000 di Cuba e i 15.000
d'Italia).
Infatti, benché di recente e sopratutto a opera del capitale
straniero sia stato potenziato il turismo e siano state installate
nei pressi della capitale varie industrie, tutto ciò non si è
tradotto in alcun beneficio per il Paese, anzi ne sono stati
accentuati gli squilibri sociali e territoriali a causa del
deterioramento delle attività agricole e dell'accresciuto fenomeno
dell'esodo rurale.
Notevoli sono le differenze con la confinante Repubblica
Dominicana.
L'agricoltura interessa il 64% (contro il 35,8% Dominicano) della
popolazione attiva, ed è in gran parte di pura sussistenza e
praticata su una miriade di microfondi per la produzione di vari
cereali.
Ben più importante è invece l'agricoltura di piantagione, che
comunque prospera meno che in altri paesi, ed è in mano degli
Statunitensi.
Predominano il caffè (coltivato nella zona collinare interna
devastata dall'uragano Allen del 1980), la canna da zucchero, la
banana, cotone, cacao, agrumi e tabacco.
Sistemi antiquati caratterizzano l'allevamento del bestiame, la
pesca e lo sfruttamento forestale (che pure fornisce il 75% della
produzione energetica locale).
Nettamente inadeguate sono le vie di comunicazione: 3.500 Km. di
strade non sempre percorribili (contro i 17.500 Km. della
Repubblica Dominicana, metà dei quali asfaltati).
Haiti ha un'automobile ogni 100 abitanti, mentre la vicina R. D. ne
ha 1 ogni 30.
Port-au-Prince ha un porto, e un aeroporto internazionale con due
voli giornalieri da e per Miami ed uno da e per Santo Domingo; il
primo è il naturale sbocco commerciale del Paese ed il secondo è un
importante centro di movimento passeggeri.
Non ha ferrovie, mentre la Rep. Dominicana ha 1.750 Km. di strade
ferrate per lo più finalizzate al trasporto merci di
piantagione.
Haiti conta purtroppo il 62,4% di analfabeti, contro il pure alto
22,7% della Repubblica Dominicana.
Solo nel 1916, con la cooperazione americana, vennero create alcune
scuole rurali, che andarono ad affiancarsi a quelle religiose e
private.
La scuola è ora obbligatoria dai 6 ai 14 anni, ma il controllo è
assai modesto proprio perché da una parte lo Stato non ha le
risorse per garantire la gratuità dell'insegnamento e dall'altra la
popolazione non può permettersi di pagare.
C'è una sola università contro le 6 della vicina Repubblica
Dominicana.
Per quanto riguarda la comunicazione sociale, Haiti ha un
apparecchio radio ogni 23 persone, un televisore ogni 213, un
telefono ogni 70, 6 quodidiani. I dati sono bassi sia in Haiti che
nella Dominicana, se si tiene conto ad esempio che il Brasile ha
solo 5 quotidiani per una popolazione di 150 milioni di persone, ma
ben 1 televisore ogni 4 persone, praticamente uno per famiglia: un
enorme sistema di connessione sociale, perché l'unico in grado di
controllare l'opinione pubblica del Brasile.
Anche la sanità soffre di una grande carenza in entrambi i paesi
dell'isola di Hispaniola.
Ad Haiti troviamo un medico ogni 8.200 persone, nella Dominicana
uno ogni 4.000 (in Italia c'è un medico ogni 345 persone).
Nella prima troviamo un posto letto ogni 1.592 persone, nella
seconda un letto ogni 1.060 persone (in Italia, uno ogni 141). E
così anche il consumo alimentare medio è molto basso: ad Haiti si
consumano mediamente 1.900 calorie al giorno con 45 grammi di
proteine (in Italia, 3.500 e 105 gr.).
La religione più diffusa in entrambi i paesi di Hispaniola è la
cristiana cattolica; esiste, sopratutto nelle comunità negre (e
quindi per lo più ad Haiti) la pratica animista (woodoo e macumba,
rispettivamente magia nera e magia bianca).
Le lingue dei due paesi confinanti sono rimaste separate, secondo
la radice idiomatica della propria colonizzazione: francese in
Haiti e spagnola nella Dominicana.
Sopratutto nell'interland di Haiti è invece diffuso l'idioma
creolo, derivante dalla semplificazione e adattamento della lingua
francese da parte della popolazione di colore.
L'ordinamento giuridico è strutturato a repubblica presidenziale.
Capo del potere esecutivo è quindi il Presidente della Repubblica,
mentre il potere legislativo spetta all'Assemblea Nazionale.
Dal 1986 il potere è nelle mani di un Consiglio Nazionale di
Governo, composto di militari e civili. Dal '91, quando è stato
soppresso l'esercito, la repubblica, sia pur tra molte difficoltà,
è giunta finalmente nelle mani del popolo di Haiti.
I fatti più salienti della sua storia recente risalgono alla
dittatura di Jean Claud Douvalier, finita nel 1986, quando il
popolo ha voluto sbarazzarsi del proprio padre e padrone.
Baby-Doc (come veniva chiamato l'obeso dittatore, non ironicamente
ma in contrapposizione al padre Papa-Doc) era il padrone dello
Stato.
Con lui non esisteva la proprietà privata, nel senso che era tutto
suo; quello che gli serviva se lo prendeva.
La popolazione, per quanto mantenuta sotto controllo dalla polizia
con l'aiuto della CIA, pian piano si ribellò alla situazione fino a
costringere la famiglia Douvalier alla fuga (Baby-Doc fu portato
nella Francia di Mitterand dagli USA).
Gli Americani, che con l'Amministrazione Repubblicana di Reagan
volevano per convenienza tenere Haiti nella miseria, provarono a
mantenere una forma apparente di democrazia, istituendo
(pro-tempore) un Consiglio Nazionale di Governo formato da uomini
controllati da loro.
La
bandiera di Haiti
Posti in difficoltà dal non arrestarsi del malcontento della
popolazione, dovettero poi accettare di portare il Paese a libere
elezioni, certi peraltro di riuscire a controllare l'opinione
pubblica.
In realtà Haiti, con il suo 70% di analfabeti, con la scarsità di
apparecchi radiofonici e sopratutto televisivi, non ha neanche
avvertito la pressione esercitata sugli elettori e per il primo
presidente ha votato praticamente all'unanimità per un haitiano del
tutto sconosciuto agli Americani, Jean Jaques Aristide.
La figura di questo personaggio era stata creata e ingigantita
(forse esageratamente) dalla popolazione che, avendo bisogno di un
eroe da seguire nella rivoluzione in corso, si era trovata a
parlare, senza una precisa ragione ma compatta, di Aristide come
presidente naturale di Haiti libera.
Gli Americani non avevano gradito l'errore di percorso e, avendo
ancora il controllo della polizia, portarono Aristide
all'isolamento politico fino a costringerlo a lasciare
traumaticamente il Paese.
Anche la sua fuga fu considerata miracolosa, o quantomeno
singolare, perché gli riuscì di eludere i controlli americani per
fuggire in USA! Ma c'è da dire che anche negli States erano
cambiate parecchie cose: al repubblicano Bush si era succeduto il
democratico Clinton, il quale assicurò fin dall'inizio l'aperto
appoggio alla democrazia di Haiti.
Il cambiamento fu assorbito lentamente sopratutto dalle vecchie
istituzioni haitiane, tanto che nel '95 Clinton, su richiesta
(peraltro incerta fino all'ultimo momento) del nuovo Presidente di
Haiti René Préval (ex Primo Ministro di Aristide), Clinton inviò i
Marines.
I militari sbarcarono senza colpo ferire ed ebbero alcune
scaramucce solo successivamente con componenti della polizia
pre-Aristide, i cui fedeli non sono mai scomparsi del tutto e dei
quali si dice vi siano ancora depositi segreti di armi automatiche
e pesanti. Ora i Marines USA sono sostituiti da 1.200 militari ONU
(Canadesi di lingua Francese) che ancora devono intervenire contro
i sempre più rari attentati da parte degli irriducibili della ex
polizia.
Attualmente la missione Onu è in mano a baschi blu del Brasile.
Poiché Duvalier era padre e padrone, non lasciò ad Haiti una forma
di stato vera e propria, per cui il nuovo Stato si trova ora a
dover costruire le istituzioni ex novo. Il sistema fiscale, ad
esempio, era del tutto inesistente, proprio perché Baby-Doc non ne
aveva bisogno, ed ora il governo è in difficoltà a trovare le
risorse minimali per iniziare le vere riforme (in testa il sistema
scolastico), per costruire le infrastrutture necessarie ad attirare
i capitali stranieri (iniziando dalle strade praticamente
inesistenti, per le quali avranno bisogno di finanziamenti
europei), per trovare una logica nella distribuzione della
proprietà sia ai propri cittadini che agli stranieri, per avviare
la ripresa economica che secondo i più attenti studiosi di Haiti
sarà inevitabile con il consolidamento della democrazia e della
credibilità presso gli Stati più ricchi.
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