Direzione Investigativa Antimafia: la situazione in Trentino A.A.

La DIA, Centro Operativo di Padova, ha pubblicato la Relazione Semestrale. Ecco la situazione in regione, con il dettaglio dell'inchiesta «Perfido»

Abbiamo pubblicato stamattina la relazione della DIA, Divisione Investigativa Antimafia, relativa al secondo semestre dello scorso anno riguardante tutta l’Italia (vedi).
Ora possiamo scendere in dettaglio e riportare quanto annotato per la nostra regione.
Per quanto riguarda il Trentino Alto Adige – si legge nella nota – l’andamento del contesto economico della Regione dopo una prima battuta d’arresto dovuta alle misure restrittive messe in atto per fronteggiare la pandemia da Covid-19 sembrerebbe registrare nell’ultimo periodo un’importante ripresa.
 
L’industria, l’edilizia e i servizi agevolati a partire dall’estate anche a fronte del miglioramento della situazione sanitaria, sembrerebbero i settori in maggior espansione. Infatti secondo quanto emerge dall’Aggiornamento congiunturale «Economie regionali. L’economia delle Province autonome di Trento e Bolzano» del novembre 2021 redatto da Banca d’Italia «nel primo semestre di quest’anno le imprese dell’industria in senso stretto e delle costruzioni hanno registrato una forte espansione delle vendite e delle ore lavorate, riportandosi sui livelli pre-pandemici; la ripresa dell’attività è stata frenata dalle tensioni emerse nell’approvvigionamento di materie prime e di input intermedi che hanno comportato un aumento dei prezzi di vendita praticati dalle imprese e un incremento nei tempi di consegna dei beni.
 
La crescita nei servizi è stata invece limitata dal mancato avvio della stagione turistica dell’inverno scorso; i dati più recenti segnalano tuttavia un’espansione dell’attività a partire da maggio, su livelli prossimi e in alcuni casi superiori a quelli del periodo corrispondente del 2019.
Il miglioramento del quadro congiunturale, unito all’aumento del clima di fiducia delle imprese, ha comportato una diffusa revisione al rialzo dei piani di investimento formulati a fine 2020 che erano caratterizzati da un’elevata cautela in connessione con l’incertezza circa la durata della pandemia; l’accumulazione di capitale si intensificherebbe nel corso del 2022.
 
I finanziamenti al settore produttivo nel primo semestre hanno lievemente accelerato, soprattutto grazie al contributo delle aziende medio-grandi; anche i prestiti alle piccole imprese hanno registrato una crescita, più significativa in Alto Adige.
In entrambe le province la quota di crediti bancari assistiti da garanzia pubblica ha continuato ad aumentare mentre la percentuale di crediti in moratoria ha registrato un marcato calo.
 
Le indagini della Banca d’Italia indicano che una parte rilevante dei nuovi prestiti contratti nel corso della pandemia è stata accantonata sui conti correnti, contribuendo a mantenere elevate le risorse liquide delle imprese; tale fenomeno risulterebbe più marcato per le aziende che prevedono di incrementare la propria attività di investimento nel prossimo anno.
La previsione delineata dalla Banca d’Italia evidenzia come dopo lo shock post pandemico il 2021 rappresenti l’anno del cambiamento. Numerosi in tal senso sono i sussidi previsti sia dal Governo, sia dall’Europa tra i quali particolare attenzione merita l’ingente piano di investimenti promosso nell’ambito del PNRR.
 
Se da un lato l’enorme quantità di denaro che verrà immessa nel sistema economico servirà alla ripresa e al rilancio del Paese, dall’altro non si possono sottacere come gli effetti aggregati della crescita economica potrebbero alimentare una molteplicità di canali attraverso cui la criminalità organizzata potrebbe influenzare l’economia legale.
Noto è ormai come il fenomeno mafioso si sia indirizzato su aree geografiche più ricche e sviluppate in quanto caratterizzate da un PIL più elevato e da un’economia locale finanziata dalla spesa pubblica.
 
La posizione geografica posta sull’asse di comunicazione Italia-Austria-Germania snodo centrale e nevralgico per il transito in ingresso e in uscita dall’Europa centrale di merci e persone assieme a un tessuto economico vivace e aperto a investimenti nel settore primario così come nei servizi rendono anche in questa Regione le Prefetture, le Autorità Giudiziaria e di Polizia particolarmente sensibili e attente a possibili tentativi di aggressione criminale. Le prime evidenze di proiezioni mafiose nel Trentino e nell’Alto Adige si sono peraltro registrate sin dagli inizi degli anni ‘70.
 
In tempi recenti una prima conferma è arrivata con l’operazione «Freeland» condotta nel giugno 2020 nei confronti di un sodalizio criminale composto da 20 soggetti dedito tra l’altro alle estorsioni e al traffico e spaccio di droga.
A capo dell’organizzazione vi erano 2 soggetti calabresi padre e figlio vicini alla ’ndrina Italiano-Papalia di Delianuova (RC) che avrebbero avuto contatti con i cartelli colombiani per l’approvvigionamento di cocaina. Il 25 maggio 2021 il GIP del Tribunale di Trento ha disposto il rinvio a giudizio per 7 imputati.
 
Ma è l’operazione «Perfido» dell’ottobre 2020 che ha consentito di conclamare la presenza della criminalità organizzata calabrese nella Regione.
Le investigazioni hanno infatti evidenziato la costituzione di un locale di ‘ndrangheta insediato a Lona Lases (Trento) espressione della cosca reggina Serraino.
Il sodalizio agendo secondo il modus operandi tipico delle consorterie calabresi era riuscito a inserirsi nel tessuto economico legale assumendo inizialmente e grazie anche a solidi rapporti intrattenuti con imprenditori e amministratori pubblici il controllo di aziende operanti nell’estrazione del porfido e successivamente a estendere i propri interessi anche in altri settori commerciali.
 
Sebbene nel semestre non siano state rilevate operazioni in tema di criminalità di tipo mafioso giova segnalare il provvedimento di diniego di iscrizione nella white list disposto il 16 dicembre 2021 dal Commissario del Governo della Provincia di Trento nei confronti di una società con sede legale in Lona Lases il cui amministratore è risultato essere familiare convivente di alcuni soggetti attinti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito della succitata operazione.
 
Come accennato la favorevole posizione geografica della regione sembrerebbe agevolare anche lo stanziamento di formazioni delinquenziali di matrice straniera attive nella commissione dei più comuni reati predatori, nel traffico e nello spaccio di droga, nel contrabbando di sigarette e nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina spesso finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero.
Tra i sodalizi etnici maggiormente strutturati emergerebbero quelli albanesi e nigeriani operanti prevalentemente nel narcotraffico e nello spaccio al dettaglio.
Presenti anche gruppi romeni e maghrebini.
 
 Provincia di Trento  
«Parrebbe nota la tendenza delle organizzazioni criminali, soprattutto di tipo mafioso, a riciclare e reinvestire capitali di provenienza illecita al di fuori delle aree d’origine prediligendo i territori caratterizzati da un tessuto economico ricco e sano nel quale i flussi di denaro possono più facilmente diluirsi e insinuarsi nei canali dell’economia reale.
Le indagini effettuate negli ultimi anni hanno quindi consentito di rilevare la presenza della criminalità calabrese anche in questa Provincia.
È quanto emerso ad esempio dagli esiti dell’operazione «Perfido» conclusa nell’ottobre 2020 con la quale è stata disvelata una proiezione della cosca reggina Serraino operante sul territorio attraverso la costituzione di un vero e proprio locale di ‘ndragheta.
 
Il sodalizio agiva secondo gli schemi e le modalità operative tipiche delle consorterie mafiose calabresi, dalla creazione di un reticolo di solidi rapporti con imprenditori e amministratori pubblici al ricorso alla forza se ritenuto necessario.
Le investigazioni sono state altresì focalizzate sulla ricostruzione delle ramificazioni economiche evidenziando come l’organizzazione fosse riuscita in un primo momento ad assumere il controllo di aziende operanti nell’estrazione del porfido e di altre rocce pregiate per poi estendere la propria influenza anche in altri settori quali il noleggio di macchine e attrezzature edili e il trasporto merci.
 
A seguito di tale operazione il 16 dicembre 2021 il Commissario del Governo della Provincia di Trento ha disposto il provvedimento di diniego di iscrizione nella «White list» nei confronti di una società, con sede legale in Lona Lases, il cui amministratore è risultato essere un familiare convivente di alcuni soggetti attinti dall’ordinanza di custodia cautelare.
Anche nel semestre il principale business criminale risulta il traffico di stupefacenti, agevolato dal passaggio delle rotte di comunicazione con il nord Europa e gestito spesso da criminali di origine balcanica, africana e da gruppi di italiani.
 
Il 12 luglio 2021 la Polizia di Stato di Trento ha concluso l’operazione «Bad Land» nell’ambito della quale è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 soggetti, appartenenti a 2 cellule differenti, una costituita da 2 italiani e l’altra da albanesi e rumeni che gestivano parallelamente nel capoluogo una ramificata attività di spaccio di marijuana e cocaina utilizzando 2 distinti appartamenti come basi logistiche e operative.
Lo stupefacente proveniva dall’hinterland milanese dove veniva «lavorato», suddiviso in dosi e confezionato per la successiva attività di spaccio al dettaglio.
 
Il successivo 13 ottobre 2021 i Carabinieri di Trento hanno eseguito l’operazione «Acqua Verde», nei confronti di 47 persone tra cui nigeriani, italiani e albanesi ritenuti responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
La complessa attività investigativa ha permesso di individuare e smantellare una fitta rete di spaccio che alimentava le note piazze del capoluogo trentino. Il centro dello smistamento di droga era gestito da un gruppo di romani i quali si rifornivano di sostanza stupefacente dall’Albania attraverso mediatori brindisini e successivamente servendosi dell’organizzazione criminale nigeriana provvedevano a distribuire la droga in tutta la penisola, in particolare, nella zona del Nord-Est.
Lo stupefacente viaggiava anche a bordo di treni ad Alta velocità tramite corrieri nigeriani arruolati all’occorrenza. Il consesso criminale nigeriano organizzava la vendita al dettaglio della merce nelle cittadine italiane in particolare a Trento e Bolzano.
Le indagini hanno disvelato la figura di un pluripregiudicato già emerso nell’ambito dell’operazione «Tibus» nato e residente a Gela (CL) e di fatto domiciliato a Roma e che svolgeva il ruolo di intermediario tra fornitori brindisini e soggetti stanziati nella capitale.
 
Infine in tema di criminalità comune nel semestre si cita il sequestro preventivo eseguito il 24 novembre 2021 dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento di una discarica di rifiuti inerti situata in area a tutela ambientale (Parco del Brenta).
La discarica già chiusa nel 2006 operava in virtù di 2 distinti provvedimenti autorizzativi risultati essere illegittimi.
Dal 2017 l’area accoglieva rifiuti provenienti per lo più da siti di bonifica situati in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna i cui campioni sottoposti ad analisi sono risultati in parte non conformi per le finalità di recupero in quanto altamente contaminati.
Contestualmente sono stati denunciati alla locale Autorità Giudiziaria 4 soggetti ritenuti responsabili di traffico illecito di rifiuti e sono stati sequestrati 4 automezzi d’opera.
 
 Provincia di Bolzano  
«Anche la provincia di Bolzano sembrerebbe inquinata da presenze di criminalità organizzata di tipo ’ndranghetista così come evidenziato dagli esiti dell’operazione «Freeland» conclusa nel giugno 2020.
L’organizzazione, che aveva espresso la sua operatività proprio a Bolzano, faceva capo a 2 calabresi (padre e figlio) vicini alla ’ndrina Italiano-Papalia di Delianuova (RC) i quali oltre a gestire lo spaccio di stupefacenti in alleanza con la criminalità locale avrebbero avuto contatti con i cartelli colombiani per l’approvvigionamento di cocaina.
 
Il territorio continua inoltre a registrare la presenza di sodalizi stranieri con ramificazioni in altre regioni italiane e in diversi Paesi europei e attivi soprattutto nel traffico di stupefacenti.
In particolare il 28 settembre 2021 la Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione Komba ha disarticolato un gruppo criminale composto da 83 soggetti tra cui italiani, tunisini, marocchini, e albanesi dedito al traffico internazionale di stupefacenti.
Le investigazioni hanno tratto origine dall’evasione all’estero di un tunisino che continuava a mantenere i contatti con il fratello che tramite la sua organizzazione controllava lo spaccio nella zona ferroviaria di Bolzano.

L’organizzazione era articolata su 3 gruppi di cui uno dedito al commercio della cocaina destinata al mercato di Bolzano e alla Francia, un secondo a quello dell’eroina e un altro a quello dell’hashish.
Le modalità di acquisto al dettaglio avvenivano dopo un’attenta pianificazione, tramite contatti telefonici con utilizzo di utenze mobili intestate a soggetti fittizi e sostituite con regolarità.
 
L’analisi del contesto territoriale ha infine permesso di evidenziare come oltre alla presenza di matrici criminali di tipo mafioso il territorio ben si presti anche per quelle forme di «economia rapace» attuate attraverso la commissione di numerosi reati economico-finanziari, illeciti penali in materia di appalti e truffe finalizzate all’indebita percezione di contributi pubblici.
In quest’ultimo settore la Guardia di finanza di Bolzano l’8 novembre 2021 ha concluso l’operazione «Helios» con la quale sono state individuate alcune imprese operanti nel settore delle energie rinnovabili, che percepivano indebitamente fondi statali.

Le società titolari di impianti fotovoltaici ubicati nel centro-sud della penisola avevano la sede, meramente cartolare, presso studi commercialisti altoatesini e attraverso fittizie intestazioni e false dichiarazioni si avvalevano fraudolentemente di incentivi erogati dal Gestore Servizi Energetici Spa destinati a piccole realtà imprenditoriali.
Le investigazioni hanno altresì consentito di sequestrare beni per un valore di oltre 48 milioni di euro e accertare un danno erariale di circa 65 milioni di euro.