Ecco i vigneti più cari d'Italia – Di Giuseppe Casagrande
Quotazioni record (un milione e mezzo di euro ad ettaro) nelle Langhe, a Valdobbiadene (sulle colline del Cartizze), a Caldaro, Bolgheri e Pantelleria

I vigneti che caratterizzano il dolce paesaggio delle Langhe piemontesi.
Il vino, con il suo prestigio, il suo valore aggiunto e una propensione all’export sempre più accentuata è, da tempo, uno dei prodotti bandiera dell’agroalimentare italiano.
Non stupisce, dunque, che, tra le terre agricole del Belpaese, salvo rare eccezioni come i frutteti e i meleti del Trentino Alto Adige, siano i vigneti, in genere, i terreni più preziosi, in termini di valore.
A partire dai vigneti delle tenute e delle denominazioni più prestigiose e dai vini di maggiore valore sul mercato.
E così, stando ai dati aggiornati al 2021 che si ricavano dall’analisi annuale sul «Mercato fondiario e degli affitti in Italia nel 2021», firmata dal Crea Politiche e Bioeconomia, i vigneti più quotati restano quelli piemontesi del Barolo Docg, che spuntano prezzi in una forbice che parte da 200mila euro, ma arriva anche a 1,5 milioni di euro.
Vigneti che, in assoluto, sono anche i terreni agricoli più costosi del BelPaese. Ovviamente, va detto, che si tratta di dati medi, statistici, peraltro spesso più bassi da quelli che si concretizzano realmente in fase di compravendita, soprattutto per quanto riguarda i «cru».
Dati che emergono da un panorama ampio ma, come per tutti gli studi, parziale [mancano, per esempio, le rilevazioni sul quelli della Valpolicella, tra le grandi zone vinicole italiane – NdR].
E, come ricorda lo stesso Crea, «i valori fondiari riportati si riferiscono a terreni e/o intere aziende per i quali è stata registrata una significativa attività di compravendita».
I vigneti che si affacciano sul lago di Caldaro.
Il primato dei vigneti delle Langhe (Barolo) e di Montalcino (Brunello)
Confermato il primato dei vigneti piemontesi del Barolo con punte che possono raggiugere in alcuni "cru" delle Langhe anche il milione e mezzo di euro ad ettaro. Sui gradini più alti del podio troviamo poi i vigneti (richiestissimi) dell'Alto Adige, in particlare nella zona del Lago di Caldaro, tra 440 mila e gli 800 mila euro ad ettaro, e quelli Docg delle colline di Montalcino, terra del Brunello, compresi in una forchetta che va da 250 mila a 700 mila euro ad ettaro. Ai piedi del podio troviamo poi i vigneti Docg di Valdobbiadene, culla (insieme a Conegliano) del Prosecco Docg, che si muovono in una forbice tra 300 mila e 600 mila euro, ma che possono superare abbondantemente il milione di euro ad ettaro sulle colline del Cartizze: Santo Stefano, Saccol e San Pietro di Barbozza.
Uno scorcio delle colline del Cartizze a Santo Stefano di Valdobbiadene.
La quotazione media dei vigneti del Trentino: da 250 a 500 mila euro
La quotazione media dei vigneti del Trentino, segnatamente quelli vocati al Trentodoc (ma non solo) parte da 250-300 mila euro ad ettaro e può raggiungere e superare i 500mila euro.
Quota massima, secondo il Crea, raggiunta anche in alcuni vigneti dell'Alto Adige, in particolare in Val Venosta e in Valle Isarco.
Le quotazioni dei vigneti della Denominazione Bolgheri (una delle denominazioni in rapida ascesa) variano da 240 mila euro a 480mila euro.
Grande richiesta, in Veneto, soprattutto grazie al «boom» del fenomeno Prosecco anche per i vigneti della neonata Docg Asolo con quotazioni che partono da 250mila fino a 350 mila euro.
Con quotazioni inferiori troviamo poi i vigneti Doc della Collina Bresciana (125mila e 250mila euro), i vigneti del Chianti Classico sui due versanti: le colline fiorentine 110mila e 160 mila euro, le colline senesi 90 mila e 150 mila euro.
In Valle d'Aosta i vigneti della Doc di Chambave hanno valori stimati tra 100mila e 150mila euro.
Valori massimi di 150mila euro li spuntano anche i vigneti di pianura nel basso Piave, mentre si arriva a 140mila per quelli di Pantelleria, a 110mila per quelli Doc di fondovalle della Valtellina e a 100mila per quelli Doc dei Castelli Romani.
Valori che confermano una volta di più come i vigneti delle più importanti zone vinicole italiane siano, oltre che fonte di eccellenza e presidio della bellezza del territorio, anche asset fondiari e di investimento di primissimo ordine.
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – [email protected]