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Il Nobel Tawakkol Karman al Festival dell'Economia 2023

«Purtroppo c’è a volte l’idea errata che libertà e democrazia conducano all’instabilità e che i regimi autoritari garantiscano la pace. È esattamente il contrario»

Tawakkol Karman, Premio Nobel per la pace nel 2011 per la sua lotta non-violenta per la democrazia e la difesa dei diritti umani nello Yemen, introdotta da Laura Bettini di Radio 24, ha spiegato come libertà e democrazia siano condizioni necessarie per una risoluzione pacifica dei conflitti e il mantenimento di un ordine pacifico.
«Purtroppo – ha detto – c’è a volte l’idea errata che libertà e democrazia conducano all’instabilità, mentre i regimi autoritari possano garantire la pace. È esattamente il contrario.
«Ma ci sono democrazie vere, reali, e democrazie ‘finte’. Le democrazie solitamente cercano di risolvere i conflitti con il dialogo o la mediazione.
«Al tempo stesso, le persone in un regime democratico possono esprimere le proprie idee ed esigenze in maniera pacifica.»
 
Una democrazia sana poggia insomma sullo stato di diritto, che la protegge sia dall’estremismo sia dalle svolte autoritarie e permette una transizione pacifica del potere.
Quando si negano i diritti delle persone, al contrario, le si spinge verso il radicalismo e il conflitto violento. Lo stesso avviene nelle relazioni internazionali.
Nello Yemen, ha proseguito, la situazione è ancora in evoluzione. In generale in tutti i paesi arabi le persone continuano a reclamare pace, democrazia e uno stato di diritto.
 
Ci sono paesi, però, come Iran, Emirati e Arabia Saudita, che si adoperano per fare fallire le «primavere arabe» e fomentano l’instabilità in tutta la regione, dal Sudan alla Tunisia, dallo Yemen alla Siria. Ma il processo di democratizzazione, per il Nobel per la pace, non si fermerà.
E l’Occidente? «Molti paesi occidentali continuano a mantenere rapporto con i dittatori, – ha detto ancora Karman. – L’Arabia saudita ha provocato la guerra in Yemen, portando il paese alla distruzione. Questo rappresenta una minaccia per l’intero ordine mondiale.
«I conflitti infatti difficilmente rimangono circoscritti in un’area. Spesso si diffondono oltre i confini stabiliti inizialmente.
«Lo stesso vale per Putin, che ha portato la guerra in Siria, e siccome nessuno lo ha fermato, ha proseguito la sua opera di distruzione in Ucraina.»
 
Il grande errore commesso dai paesi occidentali, quindi, secondo il premio Nobel per la pace, che ha anche seguito in veste di giornalista l'evoluzione delle primavere arabe in numerosi paesi del Medio Oriente e dell'Africa occidentale, è quello di sacrificare la democrazia e la libertà, in particolare sull’altare degli interessi economici.
«Oggi i dittatori si stanno alleando, e usano ad esempio il petrolio come leva. Se l’Occidente non li contrasta perderà sia la sicurezza sia i benefici economici che momentaneamente pensa di ottenere.»
 
«Tollerare le dittature, venire a patti con esse o addirittura supportarle, porterà in quest'ottica instabilità politica e perdita di fiducia nella democrazia anche nei paesi democratici, come ad esempio negli USA» ha concluso Karman.

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