Le priorità di Visco: crescita, fiducia, visione di medio periodo
Sollecitato da de Bortoli, il Governatore della Banca d’Italia si esprime sulla Flat-tax, sulle riforme strutturali, sull’indebitamento del Paese
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La visione che Ignazio Visco ha del nostro Paese non si può definire rosea, ma il dialogo portato avanti oggi nella gremita sala della Filarmonica tra il governatore della Banca d’Italia e i giornalisti Ferruccio De Bortoli e Valentina Romei apre spiragli e prospettive di ripresa, purché si consolidi in tutti la consapevolezza che c’è molto da fare.
E la direzione la traccia lo stesso Visco: l’Italia è un Paese che cresce meno degli altri e non ha capacità di investire in capitale fisico, nelle persone e nelle imprese, ma va dato un messaggio in prospettiva.
Abbiamo reagito troppo lentamente all’apertura dei mercati, alla globalizzazione, al cambiamento tecnologico, mentre in altri Paesi, ad esempio la Germania, il settore manifatturiero ha saputo rispondere in fretta alle esigenze del mercato globale.
Il mondo digitalizzato di oggi è molto diverso da quello di prima, ma il problema va affrontato in modo politico, mentre da noi manca stabilità e coerenza intertemporale nelle azioni dei vari governi.
Su questo Visco è molto chiaro: la credibilità della politica non è soltanto il rispetto degli impegni presi ma, richiamando Padoa-Schioppa, è necessario avere una «veduta lunga», sentire il dovere di dare risultati soddisfacenti.
«Abbiamo tutti bisogno di una forte campagna di educazione e di agire per non compromettere una traiettoria da seguire, – precisa il governatore della Banca d’Italia, – Il debito ci impedisce di prendere iniziative di investimenti e la volatilità dell’Italia si riflette su tutti: famiglie, imprese, banche.»
Sulla Flat Tax, su cui lo sollecita De Bortoli, Visco dà un’opinione tecnica.
«Sono quasi 50 anni che c’è bisogno di una revisione del sistema imposte. La progressività del sistema fiscale va bene, ma un’imposta proporzionale anziché progressiva va accompagnata da correttivi e poi va affrontato soprattutto il problema dell’evasione.»
Sullo stato economico attuale dell’Italia il governatore offre una panoramica realistica: il Paese invecchia, rischia di diminuire la crescita interna, anche se abbiamo recuperato quote di mercato internazionali, abbiamo prospettive poco elevate. La manifattura tradizionale sta andando nella direzione di una digitalizzazione ed una informatizzazione, ci vogliono investimenti in questo settore e la capacità di usare le conoscenze in modo diverso.
«Le riforme strutturali – dice Visco – devono far crescere le imprese e serve un capitale umano migliore.»
In prospettiva europea, il suo parere è che l’Italia sia molto integrata.
«Il mercato europeo è importante per le nostre imprese e ci sono stati progressi straordinari nell’unità, ma si è persa memoria delle ragioni fondamentali dell’integrazione: la pace è l’elemento cruciale per garantire il benessere.»
Anziché partire dall’unione politica, per Visco si è partiti da accordi commerciali e i passi che dovevano essere fatti dopo la creazione della moneta unica non sono stati fatti.
«Oggi il problema sono le forze che possono rallentare i processi d’integrazione, che vedono nell’unione un problema per le nostre capacità di crescita, – ribadisce il governatore. – C’è necessità di accompagnare la politica monetaria unica con una politica economica unitaria. Non si possono attribuire all’Europa problemi dovuti ad altri fattori, e cioè la nostra lentezza.»
In Italia, a differenza degli altri Paesi, continua Visco, il tasso d’interesse supera il tasso di crescita dell’economia, ma bisogna evitare di risolvere problemi creando sfiducia.
Su questo giocano un ruolo decisivo la stampa e i social media; c’è necessità di occuparsi di temi realmente cruciali, perché alcuni problemi strutturali del nostro Paese colpiscono purtroppo meno di altri.
«Serve credibilità, è un problema di dialogo, c’è forte sfiducia in Europa fra i Paesi stessi. Le elezioni europee sono un grande momento di democrazia, al momento in cui inizierà ad operare un nuovo governo europeo ci saranno temi su cui lavorare, – dice ancora Visco. – Ma l’Italia è in grado di pagare i debiti? Sicuramente, secondo il governatore, perché l’Italia ha molti punti di forza, fra cui la capacità di crescita e di competere e un’alta capacità di risparmio.
«Siamo però un Paese dove il tasso di partecipazione al lavoro è basso, specialmente per l’occupazione femminile.
«Sulle banche l’opinione è che l’Italia sia un Paese bancocentrico. È un problema comune in Europa avere credito prodotto sostanzialmente dal canale bancario, – dice Visco. – Manca la capacità di investire in progetti innovativi, che necessitano di forti capacità imprenditoriali.
«Se fallisce una banca il rischio è che il giorno dopo ne fallisca un’altra, perciò è importante prevedere l’esistenza di un fondo che intervenga quando c’è una banca in difficoltà, per evitare che il suo rischio si trasferisca ad altri.»