L’americana Raquel Fernandez: «L’economia non spiega tutto»
Le sue ricerche indagano il rapporto tra progresso tecnologico e trasmissione di saperi, soprattutto in ambito familiare. - Anche la cultura influenza i comportamenti
La domanda era: l'economia può
spiegare i cambiamenti nel comportamento delle persone o si deve
invece chiamare in causa quella che chiamiamo cultura?
Raquel Fernandez - docente di economia alla New
York University - da anni indaga in particolare il ruolo delle
donne, il loro rapporto con la fertilità, l'impegno nel mondo del
lavoro. E al Festival dell'economia, nella sezione Frontiere,
presentata da Stefano Salis, giornalista del Sole
24 ORE, è stata chiamata a rispondere proprio al quesito sulle
relazioni tra economia e cultura.
«Stabilito che per cultura possiamo intendere un corpo di
conoscenze condivise - ha detto Raquel Fernandez - non
dimentichiamo che in questi ultimi anni abbiamo potuto contare
almeno 170 diverse definizioni di cultura»
La studiosa, al termine di un viaggio che ha fatto riferimento a
cifre, statistiche e ricerche equamente divise tra la realtà
statunitense e quella europea, si è detta certa: «la cultura
influenza cambiamenti, stili di vita, attitudini.»
«L'economia è centrale nella vita moderna - ha esordito Raquel
Fernandez - e certamente il ventesimo secolo da questo punto di
vista ha segnato il trionfo dell'economia. Il che produce anche i
timori che tutto questo possa soverchiare la nostra vita. Proprio
per questo, in un momento che sembra dirci che tutti sono
economisti, va colta la sfida per cercare di capire quale possa
essere il ruolo della cultura. Una cultura non irrazionale o
statica».
Insomma: basta dire, per spiegare le differenze nei risultati, che
tutto dipende dalla differenza dei gusti? Mancano ricerche, avverte
Fernandez, che dimostrino l'importanza della cultura. Ma le sue
indagini - molte anche con colleghi italiani - e in particolare
dedicate al rapporto tra donne e mondo del lavoro, dimostrano
invece quanto e come la cultura influenzi scelte, cambiamenti,
attitudini,
«Perché è cambiato il ruolo della donna? Dipende dalla tecnologia,
dall'uso degli elettrodomestici, dalla diffusione del latte in
polvere e della contraccezione?».
Non sono mancati davvero gli spunti nella relazione (o meglio,
nella lezione) di Raquel Fernandez. «Oggi conta meno la forza
fisica e più il cervello. In questo la cultura ha avuto il suo
peso? L'economista, che è sempre un po' conservatore, pensa di no.
Ipotizza che quando cambia la tecnologia cambiano gli
atteggiamenti. Eppure le ricerche dicono, ad esempio, che se la
madre lavorava, è assai probabile che la figlia lavori. Sono molto
significative le statistiche su quello che è il cosiddetto LPF, il
livello di partecipazione al mercato del lavoro. Emerge chiaro che
la differenza è proprio la cultura, è quello che i genitori hanno
insegnato e trasmesso.»
Altre indicazioni dall'incontro con Raquel Fernandez, che ha al suo
attivo, tra le pubblicazioni recenti, la voce «Culture and
Economics» nel New Palgrave Dictionary of Economics
(2007): «La cultura si trasmette, gli avi del marito contano più di
quelli della donna rispetto alla scelte che si fanno, la variabile
culturale cresce con la densità etnica».
Infine, un accenno al rapido mutamento dei tempi. «Giustamente - è
stata la conclusione di Raquel Fernandez - ci si chiede cosa possa
significare, anche in zone rurali non raggiunte direttamente dalla
globalizzazione e dalla tecnologia, il fatto che una donna guardi
la televisione e assimili modelli di comportamento diverso.
Significa, ad esempio, che tenderà a fare meno figli. E,
d'altronde, a proposito di economia e di cultura: quando è stata
inventata la pillola anticoncezionale, si è trattato solo di una
invenzione o non c'era invece una precisa domanda?»
(cm)