Trentini nel mondo, quasi 2.500 piantine messe a dimora

Il «Bosco delle Radici»: dopo la tempesta Vaia rinasce l’Altopiano della Vigolana

Si chiama «Il bosco delle radici», un nome significativo che l’Amministrazione comunale di Altopiano della Vigolana ha voluto in ricordo dei trentini emigrati in Brasile, e nel Mondo, per una superficie di 2,2 ettari, in località Frisanchi, devastata dalla tempesta Vaia.
Ora è tornata a nuova vita, grazie al lavoro del Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale su incarico dell’amministrazione comunale.
 
L’area, situata nei pressi del rifugio Paludei, è inserita in un contesto ambientale prativo e boscato di pregio ed è stata oggetto di un ripristino ambientale generale con l’asportazione di tutte le ceppaie divelte, livellamento del terreno con mezzi meccanici e rinverdimento complessivo.
Quasi 2.500 le piantine messe a dimora, fra larici, betulle, sorbo degli uccellatori, quercia, abete rosso, aceri; tre i mesi effettivi di lavoro, mentre l’importo totale dei lavori comprensivi di manodopera e lavorazioni specialistiche è di 130.000 euro.
 
Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti l’assessore provinciale allo sviluppo economico, ricerca e lavoro Achille Spinelli, il sindaco Paolo Zanlucchi insieme alla vicesindaco Michela Pacchielat, il presidente del Consiglio provinciale di Trento Walter Kaswalder, il dirigente del Sova Maurizio Mezzanotte, i tecnici e i referenti delle ditte che hanno eseguito l’intervento.
Fra i tanti presenti anche Mauro Stenico, sindaco di Fornace, Comune gemellato con Rodeio in Brasile, Piergiorgio Pisetta, vicesindaco di Albiano gemellato con la città brasiliana di Rio Dos Cedros, Francesco Bocchetti e Vittorino Rodaro rispettivamente direttore e vicepresidente di Trentini nel Mondo, Jucelino Chini consigliere comunale di Nova Trento (Brasile) con una ventina di rappresentanti del Circolo e del Gruppo Folk di Nova Trento, città legata da un patto di amicizia con il comune di Altopiano della Vigolana.
 
L’assessore Spinelli ha esordito ringraziando quanti hanno lavorato per sostenere questo progetto «che viene dal territorio» e che ha consentito di sanare le ferite della Tempesta Vaia.
«L’autunno del 2018 fu un momento drammatico e forte per la comunità trentina – ha sottolineato Spinelli – il nostro territorio ha subito uno sradicamento, una perdita che non fu solo del patrimonio boschivo, degli alberi, una sorta di smarrimento.
«Ecco, oggi con questa operazione rimettiamo le radici, non a caso il bosco è dedicato ai trentini che lasciarono il nostro paese, essi rappresentano la nostra storia.»

Il sindaco Zanlucchi ha quindi spiegato come oggi siano presenti “le generazioni future e il passato, che è vivo in questa comunità, ben salda sul proprio territorio”, e quindi ha letto una lettera inviata dal vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, che era stato invitato alla cerimonia. Sono stati quindi pianta gli alberi per i nuovi nati del territorio e poste le targhe sugli alberi dedicati agli emigrati trentini.

Il dirigente del Sova Mezzanotte, il progettista Francesco Zecchini e i due direttori lavori Andrea Nadalini e Massimo Ioriatti hanno quindi illustrato il progetto, iniziato a fine 2022 con le prime lavorazioni di pulizia, l’estirpazione delle ceppaie e del legname residuo dalle lavorazioni di esbosco post Vaia, nonché il livellamento del terreno. Le piantine ordinate al Vivaio forestale del Casteler lo scorso anno sono state 2440, di cui 230 da alberatura con altezza di oltre 1,5 metri mentre le rimanenti da rimboschimento a radice nuda. Le piante sono state messe a dimora dagli operai del Progettone e della cooperativa Lusernar, secondo le indicazioni del Servizio Foreste provinciale, avvalendosi dell’esperienza e della competenza dei custodi forestali di zona, Marco Pacher e Nicola Benedetti.

Proprio i custodi hanno fornito indicazioni precise per la piantumazione: ad esempio sul pendio più ripido sono stati piantumati i larici che, grazie alle loro radici profonde, consentiranno di mettere in sicurezza il versante. Dove possibile si sono preservati i nuclei di rimboschimento naturale già esistenti; vicino ad ogni alberatura è stato posizionato un palo di sostegno in castagno ed è stato realizzato un impianto di irrigazione manuale e temporaneo, per consentire il perfetto attecchimento degli alberi piantumati in vista anche della stagione calda.

Il progetto si è completato con la realizzazione di stradine ai lati del futuro bosco, di due sentieri di collegamento, nonché di una staccionata di protezione sulla stradina a sud. Infine sono stati creati dei corridoi visivi per i fruitori dell’area, affinché dalla parte più alta si possano avere delle visuali su Cima d’Asta o sul Pizzo di Levico.