Antiterrorismo, espulsi cinque cittadini macedoni
Sale a 121 il numero degli estremisti islamici espulsi dal gennaio 2015
«Il nostro lavoro di prevenzione riveste una grande importanza nel contrasto al terrorismo.»
Lo ha dichiarato ieri il ministro dell’Interno Angelino Alfano dopo aver firmato decreto con il quale sono stati espulsi, per motivi di sicurezza nazionale, 5 cittadini macedoni che risiedevano a Ronchi dei Legionari (Go).
Il provvedimento ai 5 macedoni è stato firmato da Alfano, a seguito di lunghe e complesse indagini avviate due anni fa dalla Digos di Trieste e dalla Procura della Repubblica su un account Facebook, dove venivano postati innumerevoli video e documenti a sostegno dell'autoproclamato Stato islamico.
Gli approfondimenti eseguiti sul profilo social hanno permesso di individuarne il titolare, un 28enne macedone, e di estendere le attività investigative ad altri soggetti che utilizzavano le proprie pagine Facebook per acquisire e diffondere messaggi di propaganda jihadista.
In particolare, due fratelli macedoni di 31 e 28 anni, cognati del titolare del profilo, insieme ai quali, tra l’altro, veniva gestita una società che operava nel settore dell’edilizia.
Le attività investigative, ha dichiarato Alfano, «hanno documentato l’odio ideologico-religioso che accomunava questi stranieri, nonché il padre dei due fratelli, di 52 anni, e la moglie trentaduenne di uno di loro, tutti fanatici seguaci dell’autoproclamato Califfato, che più volte avevano parlato con disprezzo dell’imam e della comunità islamica locale perché ritenuti moderati e aperti agli influssi occidentali».
Inoltre, gli stranieri monitorati avevano esternato la loro esultanza in occasione dei diversi, recenti attacchi terroristici compiuti in Europa e avevano sempre giustificato le azioni dei miliziani dello Stato Islamico, anche le più crudeli, come le torture e le esecuzioni dei prigionieri.
Con le espulsioni dei 5 cittadini macedoni, ha proseguito Alfano, «sale a 121 il numero degli estremisti islamici espulsi dal gennaio 2015, di questi 55 eseguiti nel corso di questo anno».
Proseguiamo su questa strada, ha concluso il titolare del Viminale, «perché consideriamo la prevenzione uno degli strumenti strategici per diminuire il livello di rischio terrorismo in Italia, anche se nessun Paese oggi può dirsi a rischio zero».