Trento, cinquanta persone alla cena dei profughi

Ieri sera, all'Oratorio Sant'Antonio, l'evento conclusivo del percorso di formazione in cucina


 
Una cena preparata dai richiedenti protezione internazionale accolti nelle strutture del capoluogo che hanno frequentato un corso di cucina presso l’Oratorio Sant’Antonio a Trento.
Ieri sera, presso lo stesso Oratorio, v'è stato l'evento conclusivo dell'iniziativa. Il corso, tenuto da Riccardo Mosna, è stato promosso dall’Oratorio Sant’Antonio con la collaborazione di Cinformi e di Trentinosolidale Onlus.
Un menù completo, dall'aperitivo al dolce, preparato con passione fin dalle prime ore del pomeriggio nella cucina dell'Oratorio: aperitivo, bruschetta, risotto, involtini di vitello con patate e infine gelato, tutto particolarmente gradito dalle cinquanta persone che versando un'offerta hanno scelto di trascorrere la serata con i profughi che si sono messi alla prova ai fornelli coadiuvati dallo chef e da diversi volontari.
 

 
Sono una decina i migranti, soprattutto di origine africana, che si sono cimentati nel corso a partire da giugno fino alla cena conclusiva, per un totale di sei incontri prima dell'evento finale. Un percorso nel quale i migranti hanno imparato a «stare in cucina a 360 gradi»: dall'uso degli utensili alla gestione degli alimenti, dalla logistica di un ambiente di lavoro fino, naturalmente, alla preparazione delle pietanze.
Un ventaglio di competenze, quindi, che potrà rivelarsi utile per i richiedenti protezione internazionale per un possibile ingresso nel mondo della ristorazione.
Il progetto rientra nel ventaglio di iniziative organizzate dalla rete dell'accoglienza in Trentino per fornire competenze ai profughi valorizzandone il tempo libero.
Tra le diverse finalità, anche favorire l'inserimento dei migranti nel tessuto sociale. Accanto alla risposta ai bisogni primari, gli operatori sono costantemente impegnati nell'individuare opportunità formative, di dialogo, incontro e volontariato.
Prioritario è l'insegnamento ai profughi non solo della lingua ma anche della cultura italiana comprese, naturalmente, le regole della comunità che li accoglie.