La mia Africa/ 22 – Di Tiziana Tabarelli

Quella prima volta che andai a Tabaka, da Padre Francesco Avi

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Questo racconto è stato prima vissuto e poi scritto qui in Africa in Kenya dove anche ora mi trovo, e dove ogni anno passo dei mesi.
L’ambiente africano e le persone che ci vivono hanno avuto, credo, un certo influsso su di me.
Per questo ho voluto usare un’espressione che è comune alla lingua di alcune tribù con le quali ho vissuto negli ultimi anni: Kisii, Luo, Maasai, Kuria, Suba.
E soprattutto è un frutto della loro comune saggezza: Akuna Matata, cioè Nessun Problema.
Voglio raccontare come io vivo questa esperienza e come mi sono approcciata a questa terra africana che sempre più forte mi richiama e sento il dovere di tornare, come un richiamo dal foresta col suo tam tam…
 

 
Il sole era appena tramontato oltre la linea dell’orizzonte e nel cielo, ancora pieno di luce, era apparsa la prima sottilissima falce della luna nuova.
Sarebbe stata un’occasione splendida per lasciarsi prendere dalla contemplazione, ma per me non era il momento più opportuno: avevo due valige in mano ed ero all’aeroporto di Milano Malpensa, in partenza per il Kenya e precisamente per Tabaka, dove avrei passato i miei tre mesi come volontaria presso una missione dei Padri Camilliani, dove c’è un ospedale, che da 40 anni è diretto da un medico trentino di Piné, il mitico Padre Francesco Avi.
A dire il vero ero un po’ emozionata, anche se non era la prima volta che partivo come volontaria in terra straniera. L’apprensione dell’ignoto per il lavoro che avrei fatto laggiù mi generava una certa tensione, anche perché io non sono una dottoressa e neanche un’infermiera.
Sono una semplice cuoca che ha lavorato per 35 anni in campo alberghiero.
A complicare il mio viaggio era un amico che doveva arrivare all’aeroporto per poi partire assieme a me. Ma lui non arrivava mentre la partenza si avvicinava sempre più… Vedevo passare il tempo e con esso la possibilità di riuscire a partire, intanto contemplavo la luna di forme e di colori diversi.
Purtroppo il mio amico non arrivò in tempo per partire, ma ebbi la fortuna di trovare altre persone che andavano a Nairobi con scalo a Zurigo come il mio volo e mi aggregai a loro.
Fu un viaggio bellissimo con loro che poi proseguivano per il Madagascar anche loro volontari e non turisti.
 

 
Questo episodio mi è rimasto impresso nella memoria e più la storia della vita va avanti negli anni, più ne diventa chiara l’interpretazione; il Signore preparava per me una strada da percorrere.
Arrivai a Nairobi alle sei di mattina, fuori dall’ aeroporto vidi un Uomo di colore alto alto e vidi il mio nome TIZIANA scritto su un cartello. Aspettava me… io gli andai incontro lui mi disse «Tizziana»,io risposi… «Yes…ok».
«Karibuni» mi disse… Io conoscevo poco di quella lingua chiamata swahili, ma avevo capito che voleva dire «benvenuta».
Mi caricò le valigie e partimmo per Tabaka, circa 400 km da lì.
 

 
Attraversai paesaggi meravigliosi con piante verdi immense, animali sulla strada, scimmie che mangiavano banane e zebre col mantello che sembrava dipinto da un pittore.
Arrivati a Narok il paese dei Maasai con i loro meravigliosi colori, i loro mantelli colorati con grandi mandrie di bestiame, decidemmo di fare tappa per bere qualcosa, intanto si avvicinava il tramonto…
La strada si fece sempre più brutta, sterrata polverosa e con buche profonde, ma lui andava di corsa indifferente a colpi e botte, mentre io pensavo di perdere il motore e di non arrivare mai a Tabaka.
 

 
Finalmente alle sei di sera (a quell’ora era notte fonda) arrivai a Tabaka. Nel cielo le tante stelle brillavano con luce forte. Un vero spettacolo per me io non credevo ai miei occhi…
All’ospedale in casa dei Padri Camilliani mi venne incontro subito Padre Francesco Avi e qui la mia tensione si trasformo in lacrime di felicità.
Qui ho trovato tante persone che mi vogliono bene. Sono stata accolta benissimo e mi sono subito adattata all’ambiente africano. Mi amano per quello che sono e mi sento una regina insieme con tutti i miei moretti .
In questi anni ho cercato di seguire la cucina che era il mio lavoro, che mi dava tante soddisfazioni e che per problemi di salute avevo dovuto smettere in Italia.
Qui insegno alle donne come si cucina in Italia, come si fanno davvero le pulizie, come si organizza l’economia domestica.
In questi anni che sono qui hanno imparato tanto e per me è una grande soddisfazione.
 
Tiziana Tabarelli