La Libia mette in atto l’accordo internazionale di Roma

Si avviano la formazione di una autorità di transizione, il cosiddetto Governo di Unità Nazionale (GUN), e la ristrutturazione delle istituzioni libiche

Il 17 dicembre scorso, nella città marocchina di Skhirat, i rappresentanti del Parlamento islamista di Tripoli (Congresso Generale Nazionale, CGN), e quello laico di Tobruk (Camera dei Rappresentanti, CR) hanno sottoscritto ufficialmente l’accordo per la formazione di Gabinetto di Governo comune.
Tale accordo era stato formulato grazie alla mediazione delle Nazioni Unite e dei suoi due Inviati Speciali per il Segretario Generale, lo spagnolo Bernardino Leon e il tedesco Martin Kobler.
Nello specifico, il documento in questione prevede sia la formazione di una autorità di transizione, il cosiddetto Governo di Unità Nazionale (GUN), sia la ristrutturazione delle istituzioni libiche.
 
In tal senso, i principali organi politici dovrebbero essere un Consiglio di Presidenza, responsabile del potere esecutivo e della guida del governo, una Camera dei Rappresentanti, depositaria del potere legislativo, e un Consiglio di Stato, con poteri di controllo e consultazione.
Il Consiglio di Presidenza, composto da un Premier, da due Vice-Premier e da due Ministri, dovrebbe deliberare soltanto all’unanimità, porsi al comando delle Forze Armate ed essere responsabile della politica estera e di sicurezza del Paese.
La nuova Camera dei Rappresentanti dovrebbe ereditare la composizione e la struttura dell’attuale CR, rimanere l’organo legislativo nazionale ed avere potere di consultazione sui decreti in materia di Difesa, politica estera e sicurezza.
 
Infine, il Consiglio di Stato, organo composto da 120 membri (90 della CGN e 30 formalmente indipendenti) nominati dai principali leader libici secondo modalità non ancora adeguatamente precisate, dovrebbe coadiuvare la Camera dei rappresentanti in materie tecniche (Difesa, sicurezza, economia) ed esprimere pareri orientativi sull’attività di legiferazione. In sintesi, secondo gli Accordi di Shritat, il Parlamento di Tobruk sarebbe confluito nella nuova Camera dei Rappresentanti, quello di Tripoli sarebbe diventato il Consiglio di Stato e il Consiglio di Presidenza avrebbe incluso i vertici di entrambi.
Il Governo di Unità Nazionale, una volta ottenuta la fiducia della Camera dei Rappresentanti, avrà un mandato annuale, prolungabile per altri 12 mesi. Dal momento della firma, i due parlamenti avranno 40 giorni per prendere tutte le misure necessarie alla realizzazione concreta dell’accordo.
Nello stesso lasso di tempo e in pieno coordinamento con le autorità libiche, la Comunità Internazionale valuterà la possibilità di una eventuale missione militare volta a sostenere il lungo processo di pacificazione del Paese.
 
Nonostante l’eccellente segnale politico e diplomatico offerto dalla firma degli accordi, continuano a sussistere pesanti dubbi sulla possibilità della loro reale implementazione. Infatti, una ampia porzione dei due Parlamenti continua a dichiararsi contraria ai contenuti del piano di transizione delle Nazioni Unite e non riesce a trovare alcuna forma di intesa o compromesso per la nomina delle nuove alte cariche istituzionali.
Inoltre, molte delle milizie che controllano il territorio libico sono state escluse dalle negoziazioni e appaiono poco inclini a rinunciare al proprio potere e a perdere la propria influenza nei confronti di un Governo giudicato non rappresentativo.
In ogni caso, la necessità di trovare un’intesa tra i due Parlamenti si è resa stringente a causa della degenerazione della situazione di sicurezza nel Paese, resa ancor più drammatica dalla repentina avanzata dello Stato Islamico (IS) nell’area di Sirte e Derna e dalla crescita nel traffico di droga, armi ed esseri umani diretto sia in Africa che verso l’Europa.