Se l'Italia deve affrontare da sola il problema dei profughi...
Dopo la conferma di Cameron e da Holland, va chiesto a Libia e ONU di aprire una base sull’altra sponda del Mediterraneo per gestire il problema all’origine
A quanto pare l’Italia deve cavarsela da sola con i profughi che ogni giorno sbarcano a centinaia sulla nostre coste.
È quanto è emerso oggi nell’incontro che Renzi ha avuto con Hollande venuto a Milano per la «Giornata internazionale della Francia». È stato fatto presente che quando accade a Ventimiglia è nel rispetto dell’Accordo di Dublino2, di cui pochi sapevano dell’esistenza e, a ben vedere i contenuti, poco ne avevano capito i nostri firmatari.
Non solo la Francia sta facendo valere la regola per cui l’ingresso è solo per i profughi che hanno documenti validi, ma si è anche dichiarata contraria al principio delle «quote», decisione presa a livello europeo ma che evidentemente può essere contestata dai singoli stati.
Insomma, la Francia è disponibile ad aiutare l’Italia, purché (come la Gran Bretagna) non si parli di ospitare profughi.
A questo punto c’è da fare un’osservazione piuttosto complessa e articolata.
Anzitutto non va dimenticato il contesto creato da quella che passerà alla storia come la «Seconda Guerra di Libia», scoppiata a cent’anni dalla Prima guerra di Libia. Solo che quest’ultima era stata voluta dall’Italia nel 1911 in tardo clima coloniale, mentre quella del 2011 è stata voluta da stati che, come la Francia e l’Inghilterra, non avevano rapporti di vicinanza conveniente con Gheddafi.
L’Italia non aveva alcun interesse a combattere Gheddafi, primo perché la Libia è il principale fornitore di idrocarburi del nostro paese, secondo perché la prevedibile destabilizzazione che sarebbe seguita alla caduta della dittatura avrebbe avviato la Libia a un periodo di pericolosa incontrollabilità.
E adesso assistiamo al fenomeno di paesi amorali che, come Francia e Inghilterra, avevano voluto la guerra con la Libia per lasciare poi l’Italia a sbrigarsela da sola con i problemi degli immigrati seguiti alla fine della Libia di Gheddafi.
E con due governi, uno di Tripoli e uno di Tobruk, non si sa neppure con chi trattare.
A questo punto l’Italia deve muoversi da sola e trattare con entrambi i governi libici, prendendo atto che finché non ce ne sarà uno solo condiviso dall’intero paese nordafricano, le controparti saranno due.
Per fortuna sia Tripoli che Tobruk hanno il problema delle insidie generate dal sedicente Stato Islamico che sta provando a sovvertire i due governi bazzicando presso le tribù del Sahara che mai hanno gradito qualsiasi autorità nazionale. Quindi hanno bisogno di aiuti dall’Europa, verosimilmente dall’Italia.
Per contro, Tobruk ha dimostrato di non saper usare bene le proprie armi. È ancora nell’aria il clamore della nave turca bombardata dai militari di Tobruk perché temevano che portasse rifornimenti ai propri nemici.
Di conseguenza, se si vuole dare una mano militare alla Libia, dobbiamo farlo mandando anche i nostri soldati.
La soluzione è possibile, purché si verifichino alcune condizioni di fondo.
La prima è che l’Europa sia d’accordo (e ci mancherebbe il contrario…!), la seconda che l’ONU dia l’imprimatur all’iniziativa.
La terza, più importante, è che i governi di Tripoli e di Tobruk siano d’accordo.
Nel caso si verificassero queste condizioni, l’Italia dovrebbe aprire una propria enclave sulla costa libica e costruire un proprio campo trincerato, con porto e aeroporto, dove svolgere tutte le attività necessarie per identificare i profughi che vogliono venire in Europa.
A quel punto l’Italia potrebbe provvedere al trasporto in Europa dei profughi aventi diritto e impedire agli altri di attraversare il Mediterraneo.
Dotata di questa autorità, la nostra Difesa potrebbe anche sorvegliare le coste per impedire che gli scafisti proseguano il loro infame lavoro di schiavisti, affondando se necessario le imbarcazioni dei banditi.
Infine, qualcuno dovrà affrontare il problema lì dove nasce (Somalia, Siria, Nigeria e quant'altro), per evitare che si poi concentri nel collo di bottiglia della Libia. Ma almeno questo, verosimilmente, sarebbe un problema a carico del resto del Mondo.
GdM