Il Trentino per il permesso umanitario a chi è fuggito dalla Libia
L’impegno reale di membri di Parlamento, Giunta e Consiglio Provinciale, Comunità di Valle e Comuni
«Mi impegno a sottoporre la questione al ministro Riccardi»
Con il messaggio di Lia Giovanazzi Beltrami, assessore alla Solidarietà internazionale e Convivenza della Provincia Autonoma di Trento, la mobilitazione in Trentino a sostegno della petizione di Melting Pot per un permesso di soggiorno umanitario ai richiedenti asilo fuggiti dalla Libia ottiene l’ennesima adesione concreta.
«Da tempo in Trentino, come nel resto d’Italia – così l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami nel messaggio letto all’assemblea di giovedì sera a Trento dal coordinatore del Cinformi Pierluigi La Spada – c’è una mobilitazione della società civile in relazione al rischio di un alto numero di dinieghi alle domande di protezione internazionale delle persone accolte nel progetto nazionale emergenza Nord Africa. Nel rispetto del lavoro delle Commissioni, lo Stato potrebbe considerare l’ipotesi (come fatto per i cittadini della Tunisia) di mettere i migranti nella condizione di potersi ricostruire una vita: conseguire un’autonomia economica e sociale in Italia o scegliere di tornare, in sicurezza, nel paese di provenienza (Libia) o in quello di origine. Come metterli in questa condizione di libera scelta? L’unica soluzione possibile per creare tale condizione appare quella di consentire ai migranti di soggiornare regolarmente in Italia per un adeguato periodo di tempo. Mi impegno a sottoporre tale questione al ministro all’Integrazione Andrea Riccardi.»
La seconda assemblea pubblica, organizzata giovedì 12 gennaio dalla rete di associazioni e singoli che segue il percorso di accoglienza dei 210 richiedenti asilo ospitati in una ventina di appartamenti dislocati su tutto il territorio provinciale, ha visto l’adesione convinta e motivata di diversi esponenti politici e delle istituzioni locali, ma non solo.
Ecco cosa ha fatto sapere, pur se trattenuta a Roma da impegni parlamentari, la deputata Laura Froner.
«Confermo la mia disponibilità a collaborare qualora emergano proposte operative concrete a proposito delle quali può essere utile un mio contributo», mentre Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale, già firmatario della petizione, si è impegnato a «rendere la questione politica», prevedendo in aula la discussione di un ordine del giorno in occasione della prossima seduta dell’organo legislativo della Provincia autonoma prevista per il 26 gennaio.
Dello stesso tenore l’impegno preso dal consigliere provinciale Mattia Civico e da altri rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui Paola Dorigotti, assessore al welfare della Comunità di valle della Vallagarina, che ha confermato l’adesione di Stefano Bisoffi, presidente della Comunità della Vallagarina (ente intermedio tra Provincia e Comuni).
Importanti anche gli impegni presi da amministratori del Comune di Trento, dal sindaco Alessandro Andreatta, che ha sottoscritto la petizione, a Violetta Plotegher, assessore comunale alle Politiche sociali e pari opportunità, e da consiglieri di opposizione, quale Francesco Porta, anche segretario regionale di Rifondazione Comunista.
Per il Comune di Rovereto, Aisha Mesrar, consigliere delegato per «Rovereto Città Aperta al Mondo», si è impegnata a ottenere l’adesione del sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, che in aula a fine dicembre aveva dichiarato di voler approfondire la questione, valutando l’opportunità di un percorso partecipato che coinvolga il consiglio comunale.
Protagonisti dell’incontro di giovedì sera, l’avvocato Marco Paggi, membro della segreteria nazionale dell’ASGI (Ass. studi giuridici immigrazione), che ha ribadito la necessità di concedere ai richiedenti asilo fuggiti dalla Libia un permesso di soggiorno ai sensi dell’art. 20 del Testo Unico sull’immigrazione – «Non c’è scelta. Altrimenti si fabbricano clandestini coatti, persone di fatto spinte verso ambienti devianti» – e Pierluigi La Spada, coordinatore del Cinformi, il Centro informativo per l’immigrazione dell’Assessorato alla Solidarietà internazionale e Convivenza della Provincia Autonoma di Trento, che ha fatto il punto della situazione in Trentino, dove l’accoglienza «va oltre la risposta ai bisogni primari».
Anche in provincia di Trento dove, accanto all’assistenza legale, linguistica, psicologica, formativa, si è attivata la rete del volontariato con attività ludico-sportive, conversazioni in italiano e progetti di integrazione, l’emergenza dinieghi è realtà: delle 61 domande di asilo cui finora ha dato risposta la commissione di Verona, 27 hanno ottenuto il diniego, più del 44%.
«E nel 2013 si ipotizza che saranno ancora tutti in alto mare, tra ricorsi, intasamento dei tribunali, mentre a guadagnarci saranno quelli che, in molte parti d’Italia, vedono nell’accoglienza una possibilità di lucro senza considerare la dignità delle persone», ha ricordato Marco Paggi.
La mobilitazione in Trentino ha coinvolto uno spettro molto ampio e variegato di associazioni, dai centri sociali alla Caritas, cui si aggiungono la Rete per i diritti dei senza voce di Bolzano e il Movimento dei Focolari.
Le istituzioni locali hanno risposto, garantendo di farsi sentire presso chi in concreto può fare qualcosa, vale a dire il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno.
La rete trentina si augura che abbiano qualche effetto anche le parole del ministro Riccardi che, a proposito dei richiedenti asilo fuggiti dalla Libia, mercoledì in commissione Affari Costituzionali ha detto.
«È necessario predisporre opportune procedure, ove persistano le esigenze umanitarie, per un rinnovo dei titoli di soggiorno.»
Da Trento lo chiedono il Vescovo, una parlamentare, l’assessore provinciale alla Solidarietà internazionale, il presidente del Consiglio provinciale e un consigliere di maggioranza, un presidente e un assessore di Comunità, il sindaco di Trento e un suo assessore, oltre a consiglieri e assessori comunali, a tutte le persone che hanno sottoscritto la petizione di Melting Pot e alla rete di gruppi e singoli che ha organizzato la mobilitazione.