Il presidente russo Vladimkir Putin ha calato le carte: è guerra
Nel corso di una conferenza TV a reti unificate ha annunciato di aver riconosciuto le repubbliche irredentiste del Donbass e di avervi inviato l'esercito
Quando Putin ha rinviato l’incontro appena concordato con Biden con l’intermediazione di Macron, era chiaro che stava per prendere una decisione «irrevocabile».
E difatti, la sera di lunedì 21 febbraio ha convocato le TV e, a reti unificate, ha annunciato al mondo che la Russia riconosceva le repubbliche russofile del Donbass.
A conclusione della conferenza ha precisato di aver inviato l’esercito nei territori riconosciuti come indipendenti con lo scopo di «difendere la pace».
Non si tratta dunque di un attacco all’intera repubblica Ucraina, ma di un’operazione mirata a uno specifico territorio.
Una mossa che, per quanto limitata, l’Occidente ha tentato per settimane di evitare,enza successo.
Stati Uniti e Unione europea hanno subito condannato la decisione della Russia annunciando sanzioni.
Alle ore 3 di stanotte, ora italiana, si è tenuta una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Anche se al momento non è chiaro se le operazioni militari «per mantenere la pace» si limiteranno davvero ai territori irredenti o, magari con qualche scusa sostenuta da provocazioni più o meno pilotate, Putin vorrà invadere l’intera Ucraina.
In questo caso sì la situazione si farebbe critica.
Il presidente dell’Ucraina Zelensky ha dichiarato che con il riconoscimento dei ribelli la Russia ha violato la sovranità dell’Ucraina.
«Ma noi non abbiamo paura di nessuno, – ha assicurato. – Non cederemo un solo pezzo del nostro Paese.
«Ci attendiamo un chiaro sostegno da parte dell’Occidente contro la Russia.»
Il presidente americano Joe Biden ha vietato ai suoi cittadini nuove attività commerciali e finanziarie nel Donbass e ha bloccato immediatamente le importazioni negli Stati Uniti.
A questo punto un incontro tra Putin e Biden sembra del tutto improbabile.
Resta attivo l’impegno dei capi di stato europei, che si adopereranno per limitare i danni. E sempre nella speranza che le forniture di metano rimangano attive.
Ma, come si sa, le operazioni militari non vanno mai come previsto, per cui non c’è altro da sperare che il buonsenso porti a una rapida conclusione della guerra.