Draghi difende le istituzioni europee: «Erdogan è un dittatore»
Il Ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha condannato il comportamento del presidente turco tenuto con il presidente del Consiglio Europeo Michel e la presidente della Commissione Europea von der Leyen.
Come si ricorderà, per l’incontro a tre erano state predisposte due sole poltrone. E la presidente della Commissione Europea era stata lasciata in piedi, come se la sua presenza fosse di troppo.
Di propria iniziativa Ursula von del Leyen era poi andata a sedersi in un divano a latere.
Delle due l'una: o Erdogan ha snobbato la presidente in quanto donna, oppure ha voluto offendere la Comunità Europea.
Va precisato che il presidente Michel non ci aveva pensato neanche lontanamente a lasciare il posto alla signora, che pure ricopre una carica superiore alla sua.
Ovviamente si sono levate molte critiche sul comportamento che potrebbe appunto essere recepito come uno sgarbo nei confronti della Comunità Europea rappresentata da von del Leyen.
Oggi in conferenza stampa il presidente Draghi ha risposto alla domanda di un collega affinché commentasse l’episodio.
«Non condivido il comportamento di Erdogan, – ha risposto, ovviamente. – Mi è spiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la presidente della Commissione Europea ha dovuto subire.»
«È un dittatore, – ha aggiunto poi. – Ma con questi dittatori si ha bisogno di collaborare.»
Il termine dittatore non è sfuggito per caso, anzi è stato ponderato da Draghi.
Inevitabilmente quella parola non è piaciuta ad Ankara, al punto che il ministro degli Esteri Turco ha convocato l’ambasciatore italiano.
Questa la dichiarazione del Ministro: «Il premier italiano ha rilasciato una dichiarazione populista e inaccettabile nei confronti del nostro presidente della Repubblica, che è stato scelto attraverso elezioni».
Se fosse per questo, anche Mussolini e Hitler erano stati eletti prima di togliere la democrazia.
A noi pare che il termine dittatore sia appropriato, visto il comportamento tenuto da Erdogan dopo il fallito colpo di stato del 2016.
Proprio in questi giorni sono stati condannati all’ergastolo decine di alti ufficiali turchi per aver appoggiato il golpe di allora. Ma in questi cinque anni sono stati condannati a dure pene detentive anche liberi pensatori, politici, magistrati e giornalisti per aver commesso soli reati di opinione.