Sono passati più di 2.500 anni e ancora non si è imparato nulla

Maurizio Landini, rieletto segretario CGIL: «La ricchezza la produce chi lavora e a loro va redistribuita!» – Allora è bene raccontargli l’apologo di Menenio Agrippa

Nel suo discorso pronunciato con crescente veemenza alla fine del Congresso della CGIL, Maurizio Landini ha recuperato il suo cavallo di battaglia.
«La madre di tutte le battaglie rimane il fisco che deve diventare la condizione per affermare un lavoro di qualità.
«La ricchezza la produce chi lavora, Questo significa che il modello di società che si costruisce deve redistribuire la ricchezza a chi l’ha prodotta.»

Per ricordargli che per lavoratori si debbono intendere sia quelli dipendenti che quegli autonomi e, ancora di più, gli imprenditori, forse è bene raccontare al segretario l’apologo di Menenio Agrippa, il cui periodo storico si colloca nel 500 avanti Cristo.
La ricordiamo qui di seguito.

Un giorno i Plebei si ribellarono, lasciarono Roma e si recarono a vivere su un’altura, detta Monte Sacro.
I patrizi capirono ben presto che senza i Plebei la vita era impossibile, perché non vi era più chi coltivasse la terra, chi cuocesse il pane e chi potesse fermare il nemico in caso di guerra.
Fu deciso di mandare alla plebe come parlamentare un vecchio patrizio, il senatore Menenio Agrippa uomo giusto e amato da essi, con il compito di persuaderli a ritornare in città.
Menenio Agrippa, giunto in mezzo ai Plebei raccontò loro un apologo, cioè una favola istruttiva.
 
«Una volta le braccia, le gambe, la bocca e i denti decisero di non lavorare più per lo stomaco, che si nutriva e restava in ozio.
«Smisero di lavorare; così lo stomaco restò vuoto.
«Dopo alcuni giorni, le gambe e le braccia si accorsero che non potevano più muoversi, tanto erano diventate fiacche.
«Allora compresero che anche lo stomaco lavorava ed era proprio lui a dar loro forza e vita, restituendo, in forma di sangue, quel cibo che essi gli avevano con fatica procurato.»

GdM