I fabbisogni occupazionali delle imprese trentine nel 2022

Dai dati dell’indagine Excelsior, il report annuale che mette in relazione il mondo del lavoro e quello della formazione

L’indagine annuale del Progetto Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) e l’Unione Europea, fa il punto sulle previsioni di assunzione, i fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese del territorio nel corso dell’anno precedente.

I settori che in Trentino nel 2022 hanno previsto più entrate sono stati i servizi turistici di alloggio e ristorazione (30.140 nuovi potenziali assunti), seguiti dal commercio al dettaglio, all’ingrosso e riparazione di autoveicoli e motocicli (7.790), dalla sanità, dall’assistenza sociale e dai servizi sanitari privati (5.610), dalle costruzioni (5.370) e dai servizi alle imprese (4.820).



Gli addetti alla ristorazione sono state le figure professionali più richieste in provincia (21.290 ingressi), in diminuzione rispetto al 2021 (-2,7%), seguite dal personale non qualificato nei servizi di pulizia (10.110), che invece ha registrato una crescita rilevante (+21,2% sul 2021 e +60.9% sul 2019) e dagli addetti alle vendite (4.920; +13,1% sul 2021). Infine troviamo i conduttori di veicoli a motore (2.820), che seppur in leggera diminuzione rispetto allo scorso anno (-1,4%), si collocano da tempo ai primi posti della classifica dei profili più ricercati.
 
Come a livello nazionale, con la ripresa del mercato del lavoro nella fase post-pandemia è cresciuto anche il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
In provincia di Trento la difficoltà di reperimento ha riguardato il 47,9% delle figure ricercate (+7,4% rispetto al dato nazionale), ovvero un lavoratore su due: un valore che è risultato superiore di circa 10 punti percentuali rispetto a quello registrato nel 2021 e di 22 punti rispetto al 2019.
La motivazione principale secondo le imprese è stata la mancanza di candidati (33,6%), seguita dalla preparazione inadeguata degli stessi (nel 10,8% dei casi) e da altri motivi (3,5%).
 
Le maggiori difficoltà sono state rilevate nella ricerca di operai specializzati: sono state 7.360 le assunzioni previste per queste figure nel 2022, ma nel 63,6% dei casi sono risultate difficili da trovare.
La percentuale ha superato l’80% per gli operai specializzati nella rifinitura delle costruzioni (1.200 ingressi) e nella manutenzione e installazione di attrezzature elettriche ed elettrotecniche (540 ingressi).
Nel 2022 sono state segnalate difficoltà di reperimento anche per i conduttori di veicoli a motore (2.820 ingressi) e di impianti (1.120 ingressi), con percentuali rispettivamente del 57,1% e del 44,5%.
 
Tra i professionisti con elevata specializzazione, su un totale di 4.540 figure richieste, il 55,5% è risultato difficile da reperire; in particolare la percentuale ha superato l’80% per gli insegnanti di scuola primaria, pre-primaria, e professioni assimilate, per gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali e per i medici.
Nelle attività commerciali e nei servizi la difficoltà di incontro fra domanda e offerta ha riguardato il 47,0% delle 29.390 figure ricercate, in particolare addetti alle attività di ristorazione (21.290 ingressi, 49,3%) e professionisti nei servizi sanitari e sociali (1.020 ingressi, 79,2%).
 
Quanto al livello di istruzione la qualifica che ha garantito maggiori sbocchi lavorativi è stata il diploma professionale, richiesto nel 47,0% dei casi (in calo di 6 punti percentuali rispetto al 2021), seguito dal diploma quinquennale (19,3%, in calo di 2,7 punti rispetto al 2021).
Quanto alla qualifica professionale il fabbisogno delle imprese ha riguardato soprattutto i diplomati nel campo della ristorazione, edile e meccanico, mentre per il titolo di studio quinquennale la preferenza è ricaduta sull’indirizzo amministrazione-marketing-finanza, turismo e socio-sanitario.
 
Solo un’offerta lavorativa su sette è stata invece destinata a candidati in possesso di una laurea (13,9%), preferibilmente conseguita nell’ambito della formazione, in quello economico e a indirizzo sanitario e paramedico.
Si è registrato infine un aumento delle richieste di lavoratori con la sola scuola dell’obbligo (19,3% contro il 12,9% del 2021 e il 9,7% del 2019), conseguenza dell’aumento della domanda di personale non qualificato (+18,1% rispetto al 2021), ma anche della mancanza di candidati segnalata dalle imprese che ha spinto le stesse ad abbassare i requisiti richiesti e ad assumersi l’eventuale onere di formare il lavoratore in azienda.
 
I canali prevalentemente utilizzati dalle imprese per la selezione del personale sono stati la conoscenza diretta dei candidati (45,5%), seguiti dai curricula ricevuti (36,1%) e dalle indicazioni da parte di conoscenti, amici e parenti (35,1%).
Meno frequente il ricorso ai centri per l’impiego (17,4%), con un dato che comunque è stato superiore a quello nazionale di 8 punti percentuali e delle società di selezione del personale (10,8%).
Le imprese hanno continuato quindi ad affidarsi a sistemi di reclutamento tradizionale, con una preferenza per i canali informali, mentre sono risultati ancora poco utilizzati, anche se in leggera crescita rispetto agli scorsi anni, gli strumenti di selezione più innovativi quali social network, siti e piattaforme dedicate (12,0%).
 
«I dati annuali dell’indagine Excelsior – commenta il presidente Giovanni Bort – ci dicono che le imprese trentine hanno un crescente fabbisogno di manodopera e sono disposte ad assumere con valori che sono superiori anche a quelli registrati nel periodo pre-pandemia.
«Sono sempre di più però le imprese che non riescono a individuare sul mercato le figure professionali di cui hanno bisogno.
«Emerge infatti con forza il nodo del disallineamento, ancora profondo e in aumento rispetto agli scorsi anni, tra domanda e offerta di lavoro che sta diventando un ostacolo in termini di competitività delle nostre imprese in un periodo in cui peraltro si trovano ad affrontare le conseguenze degli aumenti generalizzati dei prezzi.
«Si tratta di un deficit strutturale del nostro mercato del lavoro, locale e nazionale, che è aumentato a seguito della pandemia e che in questo momento non possiamo permetterci di trascurare.
«Dobbiamo quindi cercare di fare sistema con la scuola, le associazioni di categoria, le istituzioni del territorio e collaborare con le imprese per superare le difficoltà rilevate.»