Piante neofite invasive in Alto Adige
Il Centro di Sperimentazione Laimburg ha organizzato un evento informativo per i professionisti operanti nella gestione del verde pubblico e privato
In Alto Adige aumenta la diffusione di piante neofite invasive. Quando specie esotiche si diffondono e sostituiscono altre specie vegetali autoctone, vengono definite in gergo «neofite invasive». Esse possono avere un impatto negativo sugli ecosistemi locali a causa della loro elevata competitività per luce, acqua e nutrienti del suolo e per la loro forte propensione alla diffusione. Il Centro di Sperimentazione Laimburg ha organizzato oggi, 15 novembre, un evento informativo per sensibilizzare su questa tematica i professionisti operanti nella gestione del verde pubblico e privato.
Da ottobre all'inizio di novembre, ai bordi delle strade si notano delle piante a fiore giallo che assomigliano a piccoli girasoli: si tratta dei tobinambur, una pianta invasiva originaria dell'America. Le specie vegetali non autoctone si trovano ormai in molte zone dell'Alto Adige, sia nelle aree urbane che in quelle agricole. Quando queste piante esotiche si diffondono in modo incontrollato su larga scala, vengono definite in gergo tecnico «neofite invasive».
Oggi, 15 novembre, il team di ricerca del settore Floricoltura e Paesaggistica del Centro di Sperimentazione Laimburg ha organizzato un evento informativo per sensibilizzare al problema dipendenti dei Comuni, di vivai e imprese edili, che gestiscono il verde pubblico e privato in Alto Adige.
In particolare, la globalizzazione con il trasporto di merci e persone, apre la strada alla diffusione di queste piante altamente competitive. Alcune specie invasive sono state anche introdotte deliberatamente come piante ornamentali nei giardini. Tra queste, ad esempio, la robinia (Robinia pseudoacacia) o l'albero del paradiso (Ailanthus altissima), già molto diffusi in Alto Adige. Queste piante competono fortemente con le specie vegetali locali per le risorse vitali come luce, acqua e nutrienti del suolo. La loro diffusione contribuisce alla perdita di biodiversità e può portare a cambiamenti negli ecosistemi locali.
Alcune specie vegetali invasive possono anche essere dannose per l'uomo e per gli animali.
Durante l’evento sono state presentate diverse piante neofite invasive e sono state condivise le strategie per contrastarle: «Per limitare gli effetti negativi di queste specie vegetali dannose, la prevenzione è la misura più efficacie, insieme a quelle di gestione e controllo. Queste includono la rimozione delle piante invasive durante la fase iniziale di diffusione e la rinuncia alle specie invasive note nella pianificazione degli spazi verdi. Anche la sensibilizzazione al problema e lo scambio di esperienze sono di grande importanza. Per questo motivo per noi è importante questo evento per riunire le persone responsabili della gestione del verde e condividere con loro le nostre conoscenze ed esperienze nella ricerca scientifica», spiega Helga Salchegger, responsabile settore Floricoltura e Paesaggistica del Centro di Sperimentazione Laimburg.
Conseguenze della diffusione di specie vegetali invasive in agricoltura
L'impatto delle piante neofite invasive si estende anche a questioni economiche, soprattutto in agricoltura. In particolare, l'albero del paradiso e la robinia si stanno diffondendo ai margini dei terreni agricoli. Qui possono contribuire a ridurre le rese, danneggiare i terreni e causare costi alle aziende agricole per le misure di controllo e gestione.
Alcune neofite invasive comportano anche rischi per la salute di uomini e animali.
Ad esempio, il polline e i fiori dell'ambrosia (Ambrosia artemisifolia) possono causare reazioni allergiche nelle persone sensibili. Altre specie, come il senecione sudafricano (Senecio inaequidens), possono rappresentare un pericolo per gli animali da pascolo e le api.
La diffusione di specie vegetali invasive può, inoltre, modificare l'aspetto estetico dei paesaggi e comprometterne l'attrattiva turistica.