«Movitrento», storia di 35 anni di innovazione e multiculturalità

È una moderna cooperativa di lavoro con sede a Rovereto che dà lavoro a 500 dipendenti di 45 nazionalità diverse.

Oggi Movitrento è una moderna cooperativa di lavoro con sede a Rovereto che dà lavoro a 500 dipendenti di 45 nazionalità diverse.
Un esempio di integrazione organizzativa non da poco, una sorta di laboratorio continuo di condivisione e integrazione tra diverse culture e consuetudini di vita.
Ma è anche una sfida vinta, oggi esibita con orgoglio dagli amministratori e dai soci lavoratori (circa 200) che alla Sala Cooperazione di via Segantini a Trento hanno ricordato i 35 anni di attività, attraverso testimonianze dal vivo e in video.
Per la verità gli anni sono 37, essendo nata nel 1985, ma l'emergenza Covid non ha consentito di celebrarli nel 2020.
 
«Movitrento ha avuto un ruolo importantissimo per la coesione sociale ed economica – ha affermato il presidente della Cooperazione trentina Roberto Simoni – testimone della volontà di fare squadra.
«Nelle difficoltà ci sono opportunità, e Movitrento lo ha dimostrato. Andare oltre il contingente, innovare, formarsi. Un laboratorio per tutto il comparto.»
Di «coerenza nello scambio mutualistico» ha parlato il presidente di Legacoop Lombardia Attilio d'Adda.
Monica Baggia, assessore comunale di Trento, ha affermato che «in un momento di grande emergenza la Cooperazione è un soggetto che consente di mantenere insieme questa comunità che rischia la disgregazione».
 
 La storia 
Raccontata anche in un libro di Alberto Ianes edito dalla Fondazione don Guetti, la storia spiega bene come da un gruppo di lavoratori cassaintegrati (e poi licenziati) di una azienda del gruppo Marangoni si è arrivati ad oggi.
Da quel Natale trascorso dentro i cancelli della fabbrica che li aveva messi alla porta, vittime di una crisi industriale che aveva colpito tutto il Trentino, e specialmente la Vallagarina.
E così, senza alcuna esperienza se non quella di lavorare gli pneumatici, alcuni dipendenti hanno deciso di deporre le bandiere e i megafoni e di cominciare una nuova vita lavorativa.
«Con l'appoggio del sindaco Renzo Michelini (democristiano) e molta buona volontà – racconta oggi uno dei fondatori, Osvaldo Salvetti, classe 1953, allora consigliere comunale di Dp – abbiamo preso il nostro primo lavoro, il recupero della ex discarica dei Lavini di Marco, per farne un parco e un biotopo. Così è nata Ecolcoop.»
 
Marina Castaldo, oggi presidente, allora aveva seguito la vicenda come impiegata della Cgil.
Qualche anno più tardi quegli ex lavoratori sono anche tornati alla Marangoni, ma da «imprenditori di sé stessi», soci lavoratori della cooperativa che aveva vinto un appalto di alcune lavorazioni. Una soddisfazione.
Ormai la Ecolcoop era diventata una realtà consolidata, attiva in molti campi anche attraverso i lavori socialmente utili affidati dal Progettone.
 
«Più avanti, attorno agli anni 2004-5 – racconta la presidente Marina Castaldo – ci siamo immaginati un futuro di espansione ed abbiamo cercato alleanze.
«L'abbiamo trovata nella cooperativa di logistica Clo di Milano, che a sua volta stava esplorando il mercato trentino.
«Una collaborazione importante, con la mediazione del Consorzio Lavoro Ambiente, che ha dato vita in seguito all'attuale Movitrento, polo della logistica e della movimentazione merci, e attiva in vari campi, dalla custodia e portierato, alle pulizie industriali.»
E la storia continua.