Partecipare al cambiamento organizzativo
Venerdì 4 marzo seminario «LaReS» sulla democrazia nelle imprese
La crisi economica, la perdita di rappresentanza dei corpi intermedi, la ritualità e l’inefficacia della concertazione pongono l’esigenza non solo di affrontare le questioni legate alla rappresentatività sindacale e alla riforma della struttura contrattuale, ma anche di riprendere la riflessione sulla partecipazione dei lavoratori e su una diversa democrazia industriale.
Partecipazione e codeterminazione non rappresentano solo modi nuovi di affrontare le trasformazioni economiche, ma anche il modo di interpretare i cambiamenti dei rapporti di forza tra capitale e lavoro.
Di come e se è possibile rilanciare la democrazia nelle imprese si discute nell'ambito di un seminario organizzato da LaReS (scuola per la formazione degli operatori delle relazioni industriali), venerdì 4 marzo, alle 9, in via Giusti 40.
Sul tema si confrontano Donata Gottardi, professore ordinario di Diritto del Lavoro all'Università di Verona, Paolo Nerozzi, ex segretario generale nazionale della Funzione Pubblica Cgil e Mimmo Carrieri, professore di Sociologia economica e del lavoro all'Università «La Sapienza», e Mario Ricciardi, professore di Diritto del lavoro all’Università di Bologna.
Le conclusioni sono affidate a Tiziano Treu, professore emerito di Diritto del Lavoro all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Sarà una riflessione sui caratteri e gli strumenti che può assumere una declinazione italiana della partecipazione, a partire dalle esperienze concrete sui luoghi di lavoro e dalla ricerca di affinità con impianti regolativi stranieri, in particolare Germania e Francia.
L’analisi, che parte da uno studio condotto da un gruppo di studiosi della fondazione Astrid e raccolta nel volume «La partecipazione incisiva» (il Mulino 2015), non nasconde le contraddizioni di questa stagione e le criticità del contesto socio-politico italiano, ma valorizza le potenzialità dei diversi percorsi e delle diverse forme partecipative già esistenti in Italia.
Ne emergono soluzioni anche innovative rispetto a quelle sperimentate nei Paesi a più consolidata esperienza partecipativa, e una trama di regole che potrebbe essere tradotta in intese tra le parti o in dispositivi di natura più generale.