Grecia: vincono i NO di un referendum che non si doveva fare

I contrari alle condizioni volute dall’Europa sono il 61,34% contro il 38,66% dei favorevoli – Adesso si apre un periodo tutto da esplorare

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Non abbiamo preso parte alla valanga di commenti che hanno preceduto il referendum in Grecia, perché eravamo del parere che indire un referendum fosse un errore e che il risultato fosse scontato.
I sondaggi davano le posizioni alla pari, ma i risultati hanno dato ragione alla nostra ipotesi: non si può chiedere alla gente se vuole fare sacrifici o no.
E’ il motivo per cui in Italia i referendum che riguardalo le imposizioni fiscali sono vietati dalla costituzione.
In Grecia invece hanno fatto il referendum, passandolo un po’ come scelta tra il restare in Europa da poveri o tornare soli da ricchi.
In realtà, come abbiamo scritto in altra occasione, i Greci si sono trovati a scegliere tra la povertà e la miseria. Avevano comunque poco da festeggiare, qualunque fosse il risultato del referendum.
 
Secondo noi la questione andava vista da due angolazioni diverse.
La prima è quella della Grecia. Non puoi chiedere altri sacrifici alla gente, però ci sono anche in quel paese molte cose da rivedere fino in fondo.
Le baby pensioni e chissà quali altri assurdi privilegi vengono concessi in barba alla gente comune andavano azzerate.
Le spese militari sono sacrosante, ma non in quelle dimensioni e non con scelte che con l’Europa hanno poco a che fare, anche se un esercito europeo è di là da venire e si lascia che i paesi facciano di testa propria.
Insomma, secondo noi c’era molto da fare prima di chiedere altri sacrifici alla gente. E quindi anche prima di rifiutare le condizioni poste dall’Europa.
 
La seconda è quella dell’Europa. Se l’Unione Europea non è in grado di aiutare concretamente un paese come la Grecia, non sarà mai in grado di aiutare neanche se stessa.
Un piano di rientro e una ristrutturazione del debito andavano approvati a tutti i costi e prima dei referendum. Dopo, tutto sarebbe stato più difficile, qualunque fosse stato il responso.
Se c’è poco da festeggiare per i Greci che esultano pensando di aver risolto i problemi, così come c’è poco da festeggiare per l’Europa che sta perdendo un pezzo del proprio corpo e un’enorme quantità di denaro.
 
Adesso è difficile fare previsioni su cosa succederà. Gli stessi membri dell’Eurogruppo hanno indetto il primo incontro solo per martedì, in modo da avere almeno una giornata di riferimento.
Tanto per cominciare, si vede cosa fanno le borse e si prova a studiare la nuova situazione che - abbiamo detto spesso anche questo - è imprevedibile perché non ci sono precedenti né modelli di confronto.
L’Argentina ha avuto qualcosa di analogo, quando entrò in crisi strutturale per aver tentato di vincolare la propria moneta al Dollaro. Le cause erano le stesse: una medesima moneta per due economie diverse salta. Le soluzioni diverse perché l'Argentina non faceva parte di una comunità internazionale.
 
Quello che ci auguriamo è che vengano messi in campo professionalità e buonsenso, evitando a tutti i costi l’interferenza di devianze emotive che mai giocano a favore di una giusta soluzione.
C’è da osservare che finora l’Europa non ha mai dimostrato buonsenso, ma non si deve disperare. È il primo momento veramente difficile che l’Europa si trova costretta ad affrontare dalla sua nascita e quindi è il momento della verità.
Qui si fa o si disfa l’Europa.
Nei prossimi giorni vedremo di che pasta sono fatti i governanti di questa Europa, lasciata in eredità da Degasperi, Schumann e Adenauer.
 
GdM