Camera di Commercio di Trento, 13ª Giornata dell’economia

«Per agganciare la ripresa economica è necessario lavorare su pressione fiscale, burocrazia, innovazione e credito»

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Dal 2003 Unioncamere organizza annualmente, nel mese di maggio, la Giornata dell’Economia, l’appuntamento istituzionale di grande impatto politico e comunicativo durante il quale tutte le Camere di Commercio, contestualmente, fotografano e presentano lo stato di salute dell’economia internazionale, nazionale e locale.
A Trento, la Giornata dell’Economia è stata aperta da Mauro Leveghi, Segretario generale della Camera di Commercio, che ha sottolineato l’importante ruolo rivestito dal sistema camerale al servizio delle imprese e dello sviluppo del tessuto economico.
«Questa vocazione, che sta al centro della missione delle Camere di Commercio, poggia sulla naturale capacità degli Enti camerali di mediare e avvicinare tra loro le istanze delle imprese e le decisioni della politica.»
La relazione al centro dell’incontro, curata dall’Ufficio studi e ricerche, ha rivelato come, in base alle più recenti indagini, dopo tre anni di recessione, molti degli indicatori economici segnalino la tanto attesa inversione di tendenza, anche se le incertezze sul futuro sembrano prevalere rispetto alla fiducia e all’ottimismo.
 
Nel 2014, l’economia mondiale ha registrato una crescita del Prodotto interno lordo pari al 3,4% rispetto all’anno precedente. Questo valore nasconde tuttavia degli andamenti alquanto differenziati tra le diverse aree economiche: la crescita si mantiene infatti molto intensa nelle economie emergenti – per il 2014 i tassi di crescita di Cina e India sono superiori al 7% – mentre si dimostra più modesta e tutt’altro che omogena all’interno del gruppo delle economie avanzate.
Secondo i principali osservatori, che hanno fotografato l’andamento dell’economia italiana, nel 2014 il Prodotto interno lordo è calato dello 0,4% rispetto all’anno precedente.
 
Dopo tre anni di recessione il tessuto produttivo del Paese appare chiaramente provato.
Nel corso del 2014, secondo i registri delle Camere di Commercio, sono andate perdute circa 20mila imprese e il tasso di disoccupazione si è attestato sul 12,9%.
Secondo i dati dell’ISTAT nel primo trimestre 2015 il Prodotto interno lordo è tornato a crescere, con un aumento dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014.
Il miglioramento del clima congiunturale è riconducibile non solo al ciclo internazionale più favorevole, ma anche a stimoli più concreti prodotti dagli interventi di finanza pubblica e dalle politiche monetarie.
Al centro delle preoccupazioni degli italiani rimane ancora il lavoro.
In termini occupazionali ci si aspetta esiti determinanti dal Jobs Act che preannunciano un aumento delle assunzioni alle dipendenze e un incremento dei contratti a tempo indeterminato.
 
Nei primi due trimestri del 2014 l’economia trentina ha continuato a evidenziare timidi segnali di ripresa che facevano seguito a quelli rilevati nella seconda parte dell’anno precedente.
Questa fase di modesto recupero è stata però determinata prevalentemente dai risultati positivi di un numero ristretto di imprese di medio-grande dimensione, per lo più operanti nei settori più aperti al commercio internazionale.
Nella seconda metà dell’anno, invece, le imprese attive sul territorio provinciale hanno manifestato segnali di rallentamento rispetto al periodo precedente e si è determinata una situazione di sostanziale stagnazione.
Il giudizio complessivo sull’anno appena trascorso è quindi essenzialmente neutrale: la ripresa ipotizzata al termine del 2013 non si è manifestata, se non con qualche timido segnale transitorio ma, come testimoniato dai dati delle rilevazioni congiunturali della Camera di Commercio, il costante buon andamento delle esportazioni e qualche cenno di maggiore vivacità della domanda interna hanno permesso al sistema complessivo delle imprese di conseguire un lieve incremento del fatturato (+1,6%) e del valore della produzione (+3,7%), evitando in questo modo un ulteriore arretramento.
La situazione occupazionale rilevata dalle indagini rimane preoccupante, anche se in leggero miglioramento rispetto al biennio precedente.
 
Le esportazioni della provincia di Trento si sono attestate su un valore pari a 3 miliardi 303 milioni di euro, registrando un aumento dell’1%, un incremento inferiore rispetto a quello evidenziato in Alto Adige, che è risultato pari al 3,1%, e a quello rilevato nel Nord Est, pari al 3,5%.
Il principale Paese di riferimento per l’attività d’esportazione trentina è sempre la Germania, verso cui nel 2014 si sono dirette merci per un valore che supera i 579 milioni di euro, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+2,0%). A grande distanza seguono gli Stati Uniti con quasi 396 milioni di euro e la Francia con 286 milioni di euro.
 
Le imprese registrate in provincia di Trento al 31 dicembre 2014 sono 51.106; se si esclude il settore agricolo il valore scende a 39.298.
Il numero delle imprese registrate è in costante diminuzione nel corso degli ultimi anni; dalla fine del 2009 ad oggi il numero di imprese iscritte al Registro imprese della Camera di Commercio di Trento è calato di 1.700 unità (-3,3%).
Nello stesso periodo le imprese in Italia sono diminuite di appena lo 0,7%, più marcata la diminuzione nell’area del Nord Est (-2,4%), mentre in provincia di Bolzano si evidenzia addirittura un aumento (+2,3%) nell’ultimo quinquennio.
Le considerazioni che inducono a non interpretare con eccessiva sfiducia i dati sulla recente dinamica delle imprese registrate in provincia derivano dalle cancellazioni d’ufficio, che in Trentino vengono eseguite con tempestività e scrupolo, e dall’ampia oscillazione a cui è legato il settore agricolo.
 
Il settore manifatturiero è interessato nel corso degli ultimi anni da una costante e sensibile diminuzione sia in termini di quota di valore aggiunto, prodotto sul totale, sia in termini di addetti, in favore di una progressiva terziarizzazione dell’economia.
Nel corso del 2014, il comparto agricolo ha prodotto 1.025.707 quintali d’uva, con un calo complessivo pari al 24,9% rispetto all’annata precedente, e 5.596.080 quintali di mele, con un consistente aumento, pari al 19,7%, rispetto all’anno prima. Per quanto riguarda la zootecnia e in particolare il settore bovino, rispetto al 2013 il numero dei capi è aumentato complessivamente dell’1,8% mentre il numero delle aziende dello 0,5%.
Si tratta di un dato in controtendenza rispetto a quanto rilevato negli ultimi anni che hanno visto un calo consistente degli operatori del settore.
Passando al turismo, i dati relativi all’anno 2014 ‒ caratterizzato da un numero elevato di giorni piovosi e precipitazioni nevose ‒ sembrano indicare una tenuta rispetto agli scorsi anni. Gli arrivi complessivi crescono dell’1,4% rispetto al 2013, mentre le presenze si connotano per un lieve arretramento (-0,7%).
Il settore del commercio costituisce uno dei comparti più rilevanti dell’economia trentina: genera oltre il 10% del valore aggiunto provinciale ed è al secondo posto, dopo l’agricoltura, per numero di imprese registrate in provincia (oltre 9mila).
 
Il mercato del credito, purtroppo, continua a deteriorarsi a causa delle difficili condizioni economiche degli ultimi anni.
Come noto, il contesto provinciale è meno preoccupante rispetto a quello nazionale, anche se nel 2014 la situazione locale non appare discostarsi molto dai livelli di criticità rilevati mediamente in Italia; ne è testimonianza il rapporto sofferenze su impieghi al 31 dicembre, che in provincia è pari all’8,2%, mentre per l’Italia nel suo complesso è del 9,3%.
Un raffronto con i valori di fine 2008, rispettivamente pari all’1,6% e al 2,5%, evidenzia con immediatezza il peggioramento avvenuto negli ultimi anni.
 
In termini di innovazione e ricerca, anche nel 2014 la situazione del Trentino risulta decisamente migliore rispetto alla media nazionale e a quella del Nord Est, con una percentuale di spesa in ricerca e sviluppo rapportata al PIL pari all’1,9%.
Trento supera o eguaglia le regioni che tradizionalmente presentavano i rapporti più elevati come il Lazio (1,6%) e il Piemonte (1,9%); Bolzano con uno 0,6% si posiziona invece tra le regioni a più bassa incidenza.
 

 
 Il commento del presidente Giovanni Bort 
«Partendo da queste constatazioni – ha spiegato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – è necessario riflettere se, in caso di un’effettiva ripresa dei consumi e in generale della domanda di beni e servizi, la nostra economia e tutto il ”sistema Trentino” saranno in grado di poter operare con efficacia e competitività.
«Credo – ha proseguito il presidente Bort – che sia necessario puntare su alcuni temi importanti per aiutare e sostenere le nostre imprese nel tentativo di agganciare quella ripresa che, come molti segnali lasciano presagire, si manifesterà nei prossimi mesi.
«Il primo tema è la pressione fiscale che attualmente rappresenta un impressionante aggravio per imprese e cittadini, che in nessun modo può essere inasprito ma, casomai, va alleggerito.
«Il secondo è la burocrazia che soffoca l’operato delle imprese e che stiamo cercando di snellire favorendo il processo di digitalizzazione, una delle strade principali da percorrere per sostenere la crescita economica, l’aumento e la qualificazione dell’occupazione. Mi preme segnalare come in quest’ambito le Camere di Commercio si siano impegnate a fondo dando vita, insieme a Google, alla più grande campagna di digitalizzazione delle piccole e medie imprese mai realizzata.
«Terzo, l’innovazione. Gli investimenti operati in questo ambito dalla Provincia di Trento la pongono ai vertici nazionali per consistenza e non la fanno sfigurare neanche a livello comunitario. Nonostante ciò, però, raramente le imprese attingono appieno all’attività di ricerca sviluppata sul territorio.
«Qualche segnale più interessante sembra invece arrivare dalla capacità del sistema di dare vita a nuova imprenditorialità, a fenomeni di spin-off e a stimolare una cultura dell’innovazione in senso più generale all’interno delle nostre imprese. Ad oggi, la provincia di Trento è al 7° posto in Italia per numero di start-up innovative registrate (103).
«Quarto e ultimo tema, il credito. Nonostante le manovre messe in atto nel corso del 2014 dalla BCE ‒ ha concluso Giovanni Bort ‒ in Italia non si è avuta una ripresa dell’erogazione di credito, né per le famiglie né per le imprese.
«Ritengo indispensabile che il sistema bancario metta in atto nuovi indirizzi e nuovi strumenti in modo da corrispondere alle esigenze del sistema imprenditoriale e, parallelamente, è necessario fare una riflessione complessiva sui sistemi alternativi di erogazione del credito.»
 
«La riforma delle Camere di Commercio attualmente in atto – ha spiegato Tiziana Pompei, Vicesegretario generale di Unioncamere – deve considerare l’importanza di valorizzare i territori nei quali esse sono radicate.
«In questo senso, i rapporti che vengono illustrati nel corso delle tante Giornate dell’Economia offrono un’opportunità originale e permettono di leggere realtà economiche diversissime, di cogliere suggerimenti e spunti specifici, ma soprattutto precisi, per impostare il futuro.
«La disomogeneità dei territori italiani, che si manifesta con drammatica enfasi soprattutto tra le regioni del Nord e del Sud Italia, ci fa capire come non sia possibile predisporre un unico modello di sviluppo da seguire. Ecco dunque che la percezione delle Camere di Commercio, rispetto alle peculiarità del territorio nel quale sono inserite e rispetto alle necessità delle imprese che vi operano, le mette nella condizione migliore, ma vorrei dire unica, per trovare strumenti, soluzioni e risposte che scalzino gli ostacoli alla moderna imprenditorialità.»