«Decreto di maggio»: in dirittura d'arrivo gli interventi
Ma, attenzione, sono già tre settimane che viene annunciata la firma di questo decreto da 55 miliardi
Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri annuncia alcune delle misure che il Governo varerà in settimana a favore delle imprese con il decreto «Rilancio».
Ci sono ancora dei temi aperti, come la questione della regolarizzazione dei migranti che interessa soprattutto nell’immediato il settore dell’agricoltura.
In tal senso sembra essere stata raggiunta l'intesa sulle regolarizzazioni dei migranti nel settore agricolo: accanto all'istanza del datore di lavoro ci sarà anche l'istanza del lavoratore, che otterrà un permesso temporaneo di sei mesi, convertibile in permesso di lavoro alla sottoscrizione del contratto, ma con verifiche più stringenti che provino di aver svolto in passato attività lavorativa nel settore agricolo.
Gualtieri chiede «più impegno alle banche» sulla liquidità.
Si annuncia anche l’abolizione della tassa per i tavolini all'aperto.
Si discute inoltre del reddito di emersione che sarà assegnato a chi non ha ricevuto altre tutele e della tax credit fino a 500 euro per chi trascorrerà le vacanze in Italia.
«Abboneremo il saldo e acconto dell'Irap» di giugno, dichiara il ministro dell'Economia Gualtieri parlando delle misure per le medie imprese che, con il decreto Rilancio avranno anche «incentivi fiscale e misure di sostegno da parte dello Stato alla ricapitalizzazione».
Pertanto tra le norme c'è quella che dovrebbe cancellare per il 2020 il pagamento dell'Irap da parte delle imprese.
«C'è una riflessione in atto sul pagamento della rata Irap di giugno – spiega Antonio Misiani, vice ministro all'Economia, – penso che entrerà nella lista degli interventi del decreto che verrà approvato dal Consiglio dei Ministri.
«Sul legame con il meccanismo europeo di stabilità, non credo ce ne sia uno diretto perché il decreto che verrà approvato spero oggi è finanziato con lo scostamento già chiesto e approvato dal parlamento per 55 miliardi di euro.
«Ci sono difficoltà vere e inaccettabili sull'erogazione della cassa integrazione – afferma sempre Misiani – perché abbiamo un enorme numero di lavoratori e imprese che hanno chiesto di accedervi, circa 8 milioni, e una parte di questi non ha ancora ricevuto nulla.
«Come ha annunciato il presidente del Consiglio, interverremo in questo decreto per semplificare e accelerare le procedure, in particolare per la cassa integrazione in deroga che è gestita insieme alle Regioni.»
«Ci sono ritardi sicuramente da colmare – ribadisce Misiani, – c’è un'arretratezza di alcuni ambiti della Pubblica Amministrazione.»
Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro e Formazione della Regione Lazio, è intervenuto sul pagamento della Cassa integrazione.
«Ci troviamo in una condizione nella quale abbiamo come Regione lavorato quasi tutte le domande di cassa integrazione che ci sono arrivate dalle aziende per i propri lavoratori.
«È chiaro che queste domande devono essere vagliate e pagate dall'Inps. Da questo punto di vista siamo di fronte ad un imbuto. A fronte di 170mila persone nel Lazio che hanno diritto, ne sono state pagate 17mila.
«Sono numeri molto lontani dai bisogni e le esigenze delle varie famiglie. Ci sono persone in cassa integrazione dal 22 febbraio. Abbiamo chiesto al Ministro e all'Inps di procedere ed è in corso un incontro di un gruppo tecnico nel tentativo di arrivare ad una semplificazione della procedura.
«Bisogna dare un'accelerata all'erogazione perché la gente ha bisogno di avere questo sussidio per garantirsi un minimo di vivibilità.
Noi abbiamo dato massima disponibilità all'Inps al fine di agevolare le procedure e ridurre i tempi.
«Nel Lazio abbiamo fatto delle task force che lavorano solo su questo fronte, bisogna mettere a lavoro più persone perché il numero delle richieste è enorme.»
Oltre alla revisione delle procedure della cassa integrazione, tra i provvedimenti previsti dal decreto Rilancio a sostegno alle imprese e all’economia, ci sono anche i contributi a fondo perduto, le agevolazioni per gli affitti, la riduzione di alcuni oneri, le garanzie sui prestiti, investimenti infrastrutturali, sovvenzioni per evitare licenziamenti, la revisione della Cassa integrazione e i termini per il versamento di tributi e contribuiti, gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e l’adeguamento degli ambienti di lavoro.
Sono circa 270mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economiche non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura piena ad ottobre.
È la stima dell'ufficio studi di Confcommercio del rischio di chiusura delle imprese del terziario di mercato.
I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. «Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese).
Per la Banca d'Italia «riavviare l'economia è fondamentale nella seconda parte del 2020 e 2021. Sulla ripresa dobbiamo mettere ogni risorsa ed energia pubblica e privata, – dichiara il direttore generale Daniele Franco. – È essenziale che il credito affluisca alle imprese e che vengano adottate misure di sostegno a fondo perduto e per rafforzare il capitale.»
Il sistema bancario «deve sostenere con forza questo processo, nell'immediato è necessario uno sforzo eccezionale».